RECENSIONI
Brian Freeman
La danza delle falene
Piemme i maestri del thriller, Pag. 429 Euro 6,50
Scrive Giovanni Pacchiano, a proposito di Faletti e del suo ultimo romanzo, sull'inserto domenicale dei libri de Il sole 24 ore: Cominciamo dagli indiscutibili pregi. Delizia, perché c'è in lui un'altissima capacità diinvenzione (...) C'è tuttavia un rovescio della medaglia: anche in Io sono Dio, pur con frequenza minore rispetto ai libri precedenti, Faletti ripropone il punto di minor tenuta del suo narrare, la diseguale qualità della scrittura (...)non ama l'ellissi, la reticenza, il sottointeso: lui ha bisogno di dettagliare sino in fondo, aggiungendo alla trama piuttosto che togliendo. E, se mai, propenso ad enfatizzare piuttosto che smorzare.(...) Ecco l'autore descriverci la scena: "Mentre faceva scorrere la mano sotto la felpa e trovava la sua pelle, si chiedeva perché qui, perché ora, perché lei e perché non prima. Vivien continuò a baciarlo mentre nel piacere degli occhi chiusi lo trascinava in camera da letto. La penombra li accolse e li convinse che quello era il posto giusto per loro e per quella eccitazione che strappava abiti di dosso e trasfromava un corpo in un luogo sacro". E' scrittura antiquata e ridondante, condita con abbondanza di eloquenza.
Diremmo noi: è scrittura cafona, di quelli che pensano che per scrivere bene, signora mia, bisogna essere impostati, come le lettere. (In una recente trasmissione televisiva il Faletti rispondendo ad una domanda ha usato il termine 'affrettazione' per indicare una certa fretta, ma diosololosa che accidente volesse dire...).
Ma perché si parla del comico-letterato quando il libro è di Brian Freeman? Perché nello strillo di copertina si legge un suo appunto: Quando inizio a leggere un romanzo di Brian Freeman non so mai dove mi porterà. So solo che non vedo l'ora di arrivarci.
In pratica un modo come un altro per convincerci che il libro è una fetecchia. Perché se l'apprezzamento viene da uno che non sa nemmeno scrivere... oppure ragionando sillogisticamente: Faletti fa schifo, a Faletti piace Freeman, Freeman fa schifo.
Ma le cose, per fortuna, spesso non stanno così: lo scrittore americano si lascia leggere con uno stile che è uguale a centinaia di migliaia di scrittori noir, ma che non ristagna nel luogo comune della retorica ampollosa, e come dice Pacchiano, antiquata e ridondante.
Il mercato noir americano, e non solo, è una sorta di catena di montaggio: non c'è spazio per le deviazioni e per le pause. Tutto è oliato e deve funzionare secondo una tempistica logica.
La danza delle falene regge, ma fino ad un certo punto. Soffre di una sovrabbondanza di personaggi (ho dovuto farmi un elenchetto ad inizio pagina per non soffrire di amnesia. Ma non sarebbe meglio fare come usa il Giallo Mondadori che mette all'inizio della storia l'elenco degli attori principali?) e alla distanza i due filoni dell'indagine si sovrappongono con esiti non del tutto riusciti.
Insomma prodotto medio, per medi palati, nonostante Faletti che è al di sotto della media, tranne che per i miliardi che ha fatto, immeritatamente (lo so, è invidia!).
di Eleonora Del Poggio
Diremmo noi: è scrittura cafona, di quelli che pensano che per scrivere bene, signora mia, bisogna essere impostati, come le lettere. (In una recente trasmissione televisiva il Faletti rispondendo ad una domanda ha usato il termine 'affrettazione' per indicare una certa fretta, ma diosololosa che accidente volesse dire...).
Ma perché si parla del comico-letterato quando il libro è di Brian Freeman? Perché nello strillo di copertina si legge un suo appunto: Quando inizio a leggere un romanzo di Brian Freeman non so mai dove mi porterà. So solo che non vedo l'ora di arrivarci.
In pratica un modo come un altro per convincerci che il libro è una fetecchia. Perché se l'apprezzamento viene da uno che non sa nemmeno scrivere... oppure ragionando sillogisticamente: Faletti fa schifo, a Faletti piace Freeman, Freeman fa schifo.
Ma le cose, per fortuna, spesso non stanno così: lo scrittore americano si lascia leggere con uno stile che è uguale a centinaia di migliaia di scrittori noir, ma che non ristagna nel luogo comune della retorica ampollosa, e come dice Pacchiano, antiquata e ridondante.
Il mercato noir americano, e non solo, è una sorta di catena di montaggio: non c'è spazio per le deviazioni e per le pause. Tutto è oliato e deve funzionare secondo una tempistica logica.
La danza delle falene regge, ma fino ad un certo punto. Soffre di una sovrabbondanza di personaggi (ho dovuto farmi un elenchetto ad inizio pagina per non soffrire di amnesia. Ma non sarebbe meglio fare come usa il Giallo Mondadori che mette all'inizio della storia l'elenco degli attori principali?) e alla distanza i due filoni dell'indagine si sovrappongono con esiti non del tutto riusciti.
Insomma prodotto medio, per medi palati, nonostante Faletti che è al di sotto della media, tranne che per i miliardi che ha fatto, immeritatamente (lo so, è invidia!).
di Eleonora Del Poggio
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