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Il Paradiso degli Orchi
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INTERVISTE

Silvia Pingitore

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Come è nostra abitudine ti chiediamo di presentarti ai nostri lettori e raccontarci cosa hai fatto prima di approdare al romanzo.



Ho sempre amato scrivere, leggere, disegnare. Ho frequentato il liceo artistico di Via Ripetta 218, è stato divertente, ma durante il quinto anno ho iniziato a non sopportare più di starmene rinchiusa in un'aula per tutta la mattina, così ho iniziato a scrivere riflessioni, appunti e idee su vari pezzi di carta. Volevo scrivere qualcosa su quello che avevo vissuto; qualcosa che partisse però, proprio dal "vissuto", non dalla mera autobiografia. Non dunque un diario, né un qualcosa di puramente auto-referenziale, bensì un romanzo che prendesse spunto dalla realtà senza descriverla troppo pedissequamente. Una volta concluso il liceo ho quindi iniziato a elaborare la trama, scrivendo inizialmente un racconto, che ebbe l'onore di vincere il Premio Alberto Moravia per un breve racconto su Roma. È stato anche questo importante riconoscimento ad incoraggiarmi a continuare il romanzo.



Perché proprio un romanzo sulla scuola? Non ti sembra un argomento già sfruttato?



Anche l'amore, la guerra e la morte sono argomenti già sfruttati, eppure si continua a scriverne.

È lo sguardo dell'autore a fare la differenza, anche se nel mio caso c'era anche la volontà di sfatare una serie di insopportabili pregiudizi sugli studenti dei licei artistici, troppo spesso ingiustamente accusati di essere "strani" o nullafacenti.



Il Verdone di "Compagni di scuola" era amaro e pessimista. Tu, per tutta la durata del libro, mantieni una freschezza ed una "verve" decisamente goliardica. Forse perché sei ancora lontana dagli "anta"?



Credo sia più che altro un modo di essere, mi porto dietro da sempre questa maniera satirica di osservare le cose. Ma esistono scrittori under 25 estremamente pessimisti, così come anziani scrittori che sanno ancora essere divertenti. È il caso, ad esempio, di parecchi narratori per bambini, che spesso hanno superato gli anta da un pezzo, senza perdere freschezza e verve.



Cito dal libro: "Dato che stava facendo molto chiasso, le colleghe la portarono fuori a prendere un po' d'aria. Ma quella svenne e fu trascinata via da un peschereccio che passava di lì. Ne avrebbero fatto scatolette."

Confessa: hai amato le iperbole fantozziane.




Più che altro ho amato le iperbole dei Broncoviz, il primo gruppo satirico composto da Maurizio Crozza, Ugo Dighero, Carla Signoris, Marcello Cesena e Mauro Pirovano. Il loro programma Hollywood Party andava in onda nel 1995 su RaiTre, io avevo undici anni e non ne perdevo una puntata. È stata quella la mia primaria fonte di ispirazione. Un umorismo così geniale non si è più replicato nella storia della tv.



Ma com'è che i liceali di Via Ripetta erano così ignoranti in geografia?



Lo sono un po' tutti gli italiani. La geografia è una delle materie più ignorate, a mio avviso perché si presta poco alla natura del nostro sistema scolastico, che genera più che altro dei chiacchieroni che amino disquisire di storia, letteratura e filosofia. Non è facile invece blaterare di fiumi e monti, non sapendone nulla.



Quando ho cominciato a leggere il tuo romanzo mi è subito venuta in mente la Pulsatilla de "La Ballata delle prugne secche". Poi ho cambiato idea. Che ne pensi di questo parziale confronto? Sempre che tu abbia letto Pulsatilla...



Apprezzo gli scrittori che sanno essere divertenti e leggeri; Pulsatilla ci riesce senz'altro molto bene.



Risposta diplomatica non c'è che dire. Andiamo avanti. Sembrerà strana la domanda, ma mi premeva farla: al di là dell'assetto umoristico del romanzo, qua e là scorgo dei cenni sulla condizione femminile. Che ne pensi dei recenti attacchi alla legge sull'aborto?



Nel film Il Caimano di Nanni Moretti, c'è un signore polacco che dichiara: "quando pensiamo che voi italiani abbiate toccato il fondo, voi prendete una vanga e iniziate a scavare". Non sono polacca, ma troppo spesso la penso così. La cosa più assurda di questo paese è il fatto che nessun diritto civile, una volta acquisito, venga considerato intoccabile. Per nascondere i veri problemi si blatera e si discute inutilmente di qualsiasi cosa.



Anna Maria Ortese diceva che aveva sempre curiosità per gli scrittori del passato e che avrebbe voluto davvero sapere com'era il loro viso. Ti è passata mai per la mente una cosa del genere? E c'è qualche autore classico che hai amato veramente?



Certo, anche io ho grande curiosità riguardo al viso degli scrittori, ma ho la fortuna di sapere com'era fatto il volto del mio amato Oscar Wilde. Credo sia un genio. I suoi scritti sono ancora molto attuali, nonostante siano stati composti prima del ventesimo secolo.





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