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RACCONTI

Valerio Evangelisti

Alla ricerca del padre perduto

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Tra i personaggi degli ultimi duemila anni, quello che ritengo più significativo è Dio. Il Dio dei cristiani, naturalmente. Gli altri o non li conosce nessuno, o agiscono su scala circoscritta. Solo il Dio dei cristiani è veramente universale.

Nessun personaggio degli ultimi due millenni è stato,come lui, costantemente presente; e nessuno è nato quasi esattamente duemila anni fa. Prevedo l'obiezione. Si dirà che esisteva già da prima. Rispondo che è vero, però prima operava in ambiti circoscritti e si occupava di problemi minori. Sosteneva una tribù di pecorai contro l'altra, inceneriva villaggi disobbedienti, conversava con beduini nel deserto. Appunto il deserto era il suo terreno d'azione; inevitabilmente i suoi interlocutori erano pochissimi, e non molto istruiti. Un pessimo trampolino per la scalata al successo. Su quest'ultimo, a quei tempi, nessuno avrebbe scommesso un soldo.

Poi, però, Dio ha un figlio, ed è quest'ultimo che comincia a farlo conoscere davvero. Come faccia Dio ad avere questo figlio resta una faccenda abbastanza misteriosa. Meno misteriosa, comunque, della questione dell'unità e trinità divina. Questa nessuno l'ha mai capita davvero. O, per lo meno, dei tre corni del dilemma, la gente afferra i primi due: il Padre e il Figlio. Ma il terzo, lo Spirito Santo, rimane un'incognita: che roba mai è lo Spirito santo? (stavo per scrivere "cosa diavolo è...", ma mi sono trattenuto in tempo). Non lo sa nessuno, e chi dice risaperlo, due volte su tre sta fingendo. Ma lasciamo perdere, è di altro che intendevo occuparmi.

Torniamo al successo di Dio, che ben presto appare incontenibile. Suo figlio Gesù gli dà una mano, ma non è un contributo decisivo. Gesù, infatti, non si allontana dal solito deserto, dove opera prodigi vari, quasi tutti di fattura abbastanza grossolana. Moltiplica pani e pesci, trasforma l'acqua in vino ecc. Le popolazioni locali sono piuttosto deluse. Si aspettavano che il figlio di Dio trasformasse il mondo, rovesciasse il regime romano, portasse l'acqua nelle zone sterili. Una specie di Superman, insomma, ma con ideali vasti e nobili. Ideali ne ricevono, ma coi miracoli si resta al piccolo cabotaggio. Le genti indigene seguono con curiosità, ma solo pochi si lasciano contagiare dall'entusiasmo. I più tornano alla vecchia idea del Dio che annienta la tribù nemica e trasforma i peccatori in sale. Neanche questi sono grandi miracoli, ma almeno hanno una loro utilità pratica.

Perché il successo di Dio diventa travolgente, serve una grande metropoli, non un'accozzaglia di tribù. E infatti Dio si trasferisce a Roma. Sulle prime è molto felice: la città è grande, potente e il piccolo gruppo dei suoi fan si trasforma rapidamente in un vero esercito. Ha un solo cruccio: a Roma deve convivere con una quantità di colleghi dei, tutti dotati del loro piccolo stuolo di ammiratori.

Quando ancora stava nel deserto, Dio aveva avuto pessimi rapporti con la concorrenza. Baal in particolare, gli aveva causato non pochi fastidi. A quel tempo se l'era cavata incenerendo i seguaci del rivale. A Roma, però, ci sarebbe stata troppa gente da incenerire. Non parliamo dell'impero. Meglio piuttosto fare proseliti, contando sulla propaganda degli intellettuali sedotti da Gesù.

Nasce così, per la prima volta nella storia, l'editoria di massa. A dire il vero, Dio aveva contato su quattro o cinque libri sacri, non di più. Invece ne vengono scritti a centinaia, che attribuiscono a suo figlio i miracoli più strani. Per fortuna, i fan romani hanno intanto formato una loro organizzazione. Sarà questa che, in un secondo tempo, si incaricherà di scegliere, tra tanti libri, i quattro che si somigliano di più, rifiutando tutti gli altri. Muore (transitoriamente) l'editoria di massa, ma nasce l'editoria di qualità.

Sanno tutti che i primi secoli di vita dei cristiani non sono facili. Come Dio si era sbarazzato di Baal annientandone i seguaci, ora le altre divinità tentano di fare lo stesso, ammazzando più cristiani che possono. E' un grave errore. Dio lo aveva capito benissimo: i metodi usati in un deserto spopolato non funzionano in un contesto urbano. Le divinità rivali perdono tutti i loro sostenitori, disgustati da tanta brutalità, e sono trasformate in demoni dalla propaganda cristiana. Qualche adepto isolato continuerà a esistere, in veste di mago, ma avrà vita dura e morte facile.

Da quel momento, il cammino è tutto in salita. Dio diventa popolarissimo e suo figlio ancor di più (solo lo Spirito santo resta in ombra). I problemi successivi riguardano semmai i cristiani, che si dividono più volte e si combattono tra loro. Ma Dio si accontenta del fatto che tutte le fazioni in fondo lo invocano. Tanto gli basta. Col progredire dell'età, del resto, evita sempre più di prendere posizione. Si incazza un poco solo quando scopre l'esistenza di un Dio dei maomettani. Però riaccorge quasi subito che si tratta in fondo di se stesso, quale concepito dagli abitanti di un altro deserto. Non sa bene chi sia tale Maometto, ma almeno questi non tenta discacciarsi per un suo figliolo. Dopo qualche secolo di collera, Dio, rabbonito, lascia cuocere i maomettani nel loro brodo. Così fa anche nei riguardi degli indù, dei buddisti e di altra gente. Un tempo li avrebbe annientati a colpi di fulmine. Per fortuna, il trascorrere degli anni rende tutti migliori.

Oggi Dio è calmo, sereno e tende un poco a farsi i fatti suoi. Per qualche tempo lo ha inquietato sentire annunciare ripetutamente la propria morte. Dato però che all'annuncio non sono seguiti fatti concreti, ha lasciato che la moda finisse da sola. Lui, per fortuna, gode ottima salute.

Ogni tanto sente un po' di nostalgia per il vecchio deserto. Non gli dispiace, dunque, sentire parlare di processi di desertificazione del pianeta. Ancora qualche migliaio di anni e forse ritroverà l'ambiente della sua gioventù. Quel pensiero gli strappa sempre un sorriso. Costretti dal vincolo della Trinità, il Figlio e lo Spirito santo sorridono con lui.









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