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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Luciana Gusmaròli

D'intorno alle stravagance d'alimento d'una nobile phanciulla

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La comdesina Artabana Bernalita Ramirez Monterey Xicoxì del Potosì nacque a San Francisco de Borja il giorno di santa Viridiana dell'anno milleseicentonove dell'Incarnazione di N.S.G.C.. Come essendo la primogenita di Lucanor Bernardo Suerdo del Zorro Ramirez Monterey y Burritos Buñuellos, conde dello Xicoxì e del Potosì, e Catalina Mantequilla Optima de Zacarolos, princesa de los Tamales y Mole Poblano, e perciò d'una delle prime famiglie del Nuovo Mondo, ebbe per padrino e madrina le Loro Altezze Vicereali don Ramon Puerto de la Cantiña Riquasoli de Oporto Invequiado Seixante Años, terzo marquis de Dueñafucata y Niñocercado, e donna Capestrana Depedra y Decoxo Barijja Sincoño baronisa de Carini, sua grandissima sposa.

La bimba crebbe serena nel magnifico palazzo avito, ornato di trofei, avendo per compagnia elettissima dame e cavalieri, alfieri e donne di provincia, cortigiani e dame di camera, palafreni e contessine, catafratti e sicumere, portaleònes e castillanes, tucatuca y pasodobles, insomma la società la più squisita del Paese. Ella venne educata nel trivio e nel quadrivio da padre Alonso Vasconçellos, S.I., il miglior precettore che desiderare si potesse per una bimba di tali natali.

E crebbe dunque la contessina, fra le mura del palagio, come si tiene un fiore delicato al riparo dagli insulti del tempo. Passavano le sue giornate nei giuochi e nelle lezioni, nei conversari e nelle preghiere: raramente la si faceva uscire dalla cintata sua magione, e, quando proprio si doveva, non era che in occasione di grandi occasioni: misas grandas de autos da fe', corride, lotte tra mastini e tori, pubbliche esecuzioni con squartamenti e ostensione dei resti appesi a ganci di macellai.

E ancora passò il tempo, e la contessina crebbe ancora, finché non ebbe, quindicenne, età da marito. Fu scelto per lei il più bel partito del Nuovo Mondo: don Ramiro Cataldo Violeto de Sucasangrìa, nipote della viceregina e prince de Sanbenito Para la Fiesta De Los Negritos. Tutto venne approntato per il giorno fatidico, da celebrarsi con fasto pari all'alto lignaggio dei nubendi, nella cattedrale di san Francisco, officiante Sua Eminenza Gonçalvo Pirobutirro d'Eltino y Briança Alqolica, comde-duque de santìsima Aquila e archiobispo di Santa Romana Chiesa del titolo di san Tarcisio y San Juan de Bosco, più sei vescovi, dodici arcipreti, ventiquattro presuli, quarantotto fra diaconi, suddiaconi, seminaristi, chierichetti, et item un coro di voci bianche che avrebbero cantato la messa aeterna christi munera e poi madrigali, canzoni, carole.

Dalla madrepatria erano stati fatti venire gli addobbi, identici a quelli usati per gli sponsali delle Loro Maestà di Castiglia e di Leon: broccati di Damasco, damaschi di Broccato, tele di Firenze, trionfi romani, cesaree di Filippo, spezie d'India, inchiostri di China, cassate di Sicilia, uova Fabergè, cristalli di Boemia, protettorati di Moravia, seleuci nicatori, arzanà de' Vinigiani, celeste negarville.

Per solennizzare l'avvenimento di fronte allla buona cittadinanza si volle produrre un intrattenimento d'acque e di fuochi, con fontane che gettavano vino e quant'abbondanza c'è, e ventiquattro barillas di scoppi artificiali, tra cui botti semplici e composti, frizzi, lazzi, cos'e pazzi, pizzi, pazzi, malavvezzi, tricchetracche, triccheballacche, fuochi di sant'Elmo e di sant'Antonio, cashcavellas e poutipoutes. Inoltre, s'eran fatte ricolmare le mense di mucchi barocchi di empanadas, enchiladas, encruladas, complicadas, villaspadas, copricapas, rutelladas, benincasas; chipendales, astragales, morreales, clericales, orbitales, caracoles, gargoiles, stadianales; peones, cialtrones, castracanes, telephones, bracalones, pappagones, trimalciones, corleones, perluscones; gargarismos, futurismus, programmerasmus, aziendalismus, perbenismus, neofascismus, clericismus, americanismus; chicharròn, polentòn, terròn, narconòn, fregantòn, marquettòn, condilòn, megatòn; buñuellos, pannicellos, cigarillos, pennicillos, franchibollos, tortorellos, magatellos, cipparellos.

E, chissà: forse fu propriamente tale schidionata di olle e lébeti, questa transumanza di pietanze che dir non si porìa, déssa pastura ciclopedica, che die' la stura alla finora celata stravaganza della giovine comdesa Artabana. La quale, alla vista del banchetto, piuttosto che unirsi a' simposiarchi, con gran mossa di frettolosa lentezza tutti li stupi', gettandosi verso il disserrato portone del palazzo, oltre il quale era prontata - com'è dolce uso di carità - una mensarella pe' derelitti. E su cotesti miseri la nobilissima giovinetta avventatamente s'avventò, digrignando la sua manticorina sestuplice fila di denti, non giammai vista prima d'ora, e facendone gran strage, lacerando pelli, scarnificando lombi, sbudellando budella, sguainando muscoli, triturando ossami, dissecando medulle.

I poverelli salvi dopo che la gran pazienza dell'altissimo prelato, de' genitori e dello sposo suo ebbero ridotta la novella Imene a più sano, dissimulato consiglio e portamento, non ebbero fiacchezza dell'accadimento, e annuendo con i loro testoni e mascheroni e capaccioni s'udirono dire con satisfazione "ah! una padrona di questa forza è una gran sorte!"





Luciana Gusmaròli



Brescia 1975. Nata da una famiglia di padre svizzero e madre calabrese. Ha compiuto studi di restauro presso l'Università di Camerino. Ha esordito con alcuni racconti scritti in francese nella nota antologia di Gallimard Les mots et les moutouns. La sua prima novella breve in italiano è comparsa nell'antologia Io ci sono. E tu? Sta preparando un romanzo nello stile di Baricco .





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