RACCONTI
Roberto Nocco
Eterno eternit
Ho trent'anni... non ne ricordo uno in cui non abbia avuto riguardi nei confronti... ecco... dalla finestra, di casa mia scorrono or impazzite, or savie, autovetture e uomini e donne e uomini e donne e cani e vecchi e giovani e bimbi e cartacce e merda ed è sempre la stessa cosa da... da quando sono nato non ricordo un momento in cui non abbia avuto riguardo nei confronti dei vicini, ho sempre avuto rispetto e sia chiaro, anche quando erano dei grandissimi rompiscatole oh... a ricordare la posizione esatta dei libri sulla mensola... eppure mi sono allenato... il pennarello per Dio... è andato via il segno... e dove? Dico dove? No ma dove dove Dio... oddio... adopero troppo il termine di scadenza per la polizza assicurativa, sulla vita non c'ho mai scherzato mi chiamino scaramantico mi chiamino maniaco, ma dove? Dove! Dove avrò messo quel dannatissimo pennarello?
Ah... fortuna.
Era solo un incubo... comincio ad averne troppi... comincio a preoccuparmi... sembra sempre lo stesso... se l'incubo è parte integrante o controparte o contraltare del sogno è chiaro che l'unità che riassume questa dualità sia diversa ma allo stesso tempo compresa nella realtà.
Tuttavia è una realtà seppur diversa dalla realtà che ogni giorno domina la mia realtà compresa nella realtà.
Devo aver dormito troppo... sfiata in un feedback continuo di nebbia, il bollitore urbano, fondendo carne e catrame in una maschera di vapore gli opreai neri si dispongono sull'asfalto ai piedi del mio ideale cottage, antico borgo abitato da ciò che tiene allenate le mandibole nei serrati chiacchiericci e che non sempre è chiacchiera è dunque l'ospite che tuttavia ci detronizza da qualsiasi proprietà, plurimo il linguaggio scioglie nidiate di formiche materializzate di vinacea superficie le ombre orgiastiche teriomorfizzano le facciate dei palazzi in un rogo che lascia poco spazio alla superstizione sovrapposti ai vetri schizzano i fari dei motorini esplodendo in una chiazza di luce "Hiroshima 45" è il titolo più adatto del mio documentario.
Sarebbe dovuto venire alle quattro in punto.
16 : 01 .
Peggio per lui... non gli apro... com'è insulso negli striminziti panni che lo spioncino gli veste addosso, sbuffa così pieno di sé senza rendersi conto d'esser ora privo del possesso persino degli attimi più insignificanti della sua esistenza. Colpa sua... lo avevo avvertito, avevo avvertito che sul vetro della finestra in soggiorno s'era formata una macchia... stramaledettissimi uccelli devono esser stati loro! Ho finito un'altra volta lo sgrassatore tutta colpa del mio poltrire, non faccio altro che dormire sì ecco... andrò in farmacia a comprare quel farmaco miracoloso di cui... chi m'ha parlato?
" Chi parla maledizione è tardi! Chi può restare ancora sveglio a quest'ora? Ci sono delle regole da rispettare e questo non lo si fa mai qui a parte me! " .
Quello del piano di superiore... è lui... prima o poi gli sparo... giuro... gli farò del male... gli passerà questa follia del bricolage notturno... lo facesse in garage... di giorno... dico io... non ci posso credere Cocaina... " Siamo sicuri che lei non sia uno sbirro? Ha l'aria bizzarra... carta d'identità prego... altrimenti 'n' se ne fa niente! " . E poi sarei io lo sbirro? Avrei dovuto immaginare che non m'avrebbero rinnovato la ricetta, il medico insiste ma non è vero... non può avere ragione: " Io sono malato! " .
Facciamo una striscia bella consistente... mi terrà sveglio per parecchio tempo in un tempo racchiuso in un concetto di tempo che mi permette di effettuare figuarazioni del tempo scorrono circolari diapositive acrome nei sepolcri da cui frammenti di frammenti di memoria disotterrandosi i semi trasfigurati in fiore deflorano l'inurbarsi massiccio dell'incontaminato grigio marciapide, ora virulento, di verdi muschi i mostruosi condotti gastrici venati di viola i lesti rintocchi delle palpebre generatrici di serpenti chilometrici dapprima a gruppi di due o tre poi sei sette otto nov... le trappole per topi, non bastano... no, sono poche queste, dovrò andare giù sì giù giù nei polmoni sento una filarmonica d'enfisemi, giù accidenti, giù, nello stomaco d'oro per la luce accesa e le tapparelle abbassate è come una porta che dà sulle filigrane roventi d'un sogno estivo l'odore delle sardine arrosto penetra nel mio appartamento... non devo... non posso litigare... AHHHHHHHHHH! Darò una striscia di silicone a portone e finestre... .
Ma ora ho bisogno d'un'altra striscia... dov'è dov'è quella macchia che ho visto... no l'ho pulita... la seta... il cotto... .
Noooo! Non era una macchia! Era il segno che avevo fatto col pennarello affinché i libri sulla mensola mantenessero perfetta posizione!
È la fine... non riesco a ricordare... cosa devo... fare... ?
Perché sono sul pavimento ? La coca la coca.
" Si tenga la posta, non credo possa esserci nulla di interessante per questo mese buon uomo addio!"
No... che ho combinato ho trattato male il postino? Farò finta di non esser in casa e poi mi inventerò che era un ladro che per non farsi cogliere in flagrante ha finto al citofono d'esser me.
No... non reggerebbe dove andrebbe a finire la mia dignità se mi scoprissero? AHHHHHHHHH!
Devo stare calmo... mi metterò sul divano.
La... partita... mia moglie, sono rimasto qui nient'altro che una delle tante sagome da tiro a segno per le svariate tendenze post-moderne come subrettes di zaini e acqua Prêt-à-Porter con etichette grigie e rosse sulle divise i benzinai nella scena d'un film alimentano l'oggi con gli stessi liquidi d'imbalsamazione di ieri sempre lo stesso giorno, cadaveri catabolizzati dalla loro stessa volontà d'impotenza nella ricorrente epoca dell'anoressia culturale e dell'anoressia per cultura risorgono a nuova vita catodizzati o disciolti negli stomachevoli plasmi degli schermi, piatti, rotti, per tutta la casa, la coca è finita non so da quanto tempo sono chiuso qua dentro ed i problemi ormai non sono certo più fuori, ma non ho le forze tuttavia di me non è rimasto che un non troppo scontento catorcio metropolitano, sui binari della disumanizzazione, danzano, aspettando di fare trenini, d'interiore sgomento ormonale e protuberanze deformi, uniche testimoni nell'era del cinghiale meccanizzato i transessuali meravigliosi nella presenza- assenza di dualismo nell'unità appercettiva che oggi mi fa pensare a " These boots are made for walking " come un pezzo cantato da Frank Sinatra in incognito fra le intimità di Nancy Spungen... "Sid the drug kill!" ... no... gli ha scoperto, fra le gambe, un cuscino dalle tinte candite d'astro domestico le cui macro-ricchezze note sono state infuse in ogni millimetro d'embrione umanoide, che erri fuori dalla mia finestra ignaro del mio mondo sommerso da incubi di gommapiuma e parquet e che mangi la mia stessa riscaldata civica zuppa giornaliera sappi che nella volontà di sentirti primo arriverai a desiderare con tutto te stesso d'esser ultimo nella volontà di non condanna del prossimo a brancolare nelle impigatizie viscere d' un qualsiasi agglomerato urbano là dove le volte del cielo si perdono impigliandosi fra paraboliche eh eh eh... i... i... i... pali... - " la palla rientra in area...Tiro... Fuoriiii!" – La partita intanto si spegne... .
Ah... fortuna.
Era solo un incubo... comincio ad averne troppi... comincio a preoccuparmi... sembra sempre lo stesso... se l'incubo è parte integrante o controparte o contraltare del sogno è chiaro che l'unità che riassume questa dualità sia diversa ma allo stesso tempo compresa nella realtà.
Tuttavia è una realtà seppur diversa dalla realtà che ogni giorno domina la mia realtà compresa nella realtà.
Devo aver dormito troppo... sfiata in un feedback continuo di nebbia, il bollitore urbano, fondendo carne e catrame in una maschera di vapore gli opreai neri si dispongono sull'asfalto ai piedi del mio ideale cottage, antico borgo abitato da ciò che tiene allenate le mandibole nei serrati chiacchiericci e che non sempre è chiacchiera è dunque l'ospite che tuttavia ci detronizza da qualsiasi proprietà, plurimo il linguaggio scioglie nidiate di formiche materializzate di vinacea superficie le ombre orgiastiche teriomorfizzano le facciate dei palazzi in un rogo che lascia poco spazio alla superstizione sovrapposti ai vetri schizzano i fari dei motorini esplodendo in una chiazza di luce "Hiroshima 45" è il titolo più adatto del mio documentario.
Sarebbe dovuto venire alle quattro in punto.
16 : 01 .
Peggio per lui... non gli apro... com'è insulso negli striminziti panni che lo spioncino gli veste addosso, sbuffa così pieno di sé senza rendersi conto d'esser ora privo del possesso persino degli attimi più insignificanti della sua esistenza. Colpa sua... lo avevo avvertito, avevo avvertito che sul vetro della finestra in soggiorno s'era formata una macchia... stramaledettissimi uccelli devono esser stati loro! Ho finito un'altra volta lo sgrassatore tutta colpa del mio poltrire, non faccio altro che dormire sì ecco... andrò in farmacia a comprare quel farmaco miracoloso di cui... chi m'ha parlato?
" Chi parla maledizione è tardi! Chi può restare ancora sveglio a quest'ora? Ci sono delle regole da rispettare e questo non lo si fa mai qui a parte me! " .
Quello del piano di superiore... è lui... prima o poi gli sparo... giuro... gli farò del male... gli passerà questa follia del bricolage notturno... lo facesse in garage... di giorno... dico io... non ci posso credere Cocaina... " Siamo sicuri che lei non sia uno sbirro? Ha l'aria bizzarra... carta d'identità prego... altrimenti 'n' se ne fa niente! " . E poi sarei io lo sbirro? Avrei dovuto immaginare che non m'avrebbero rinnovato la ricetta, il medico insiste ma non è vero... non può avere ragione: " Io sono malato! " .
Facciamo una striscia bella consistente... mi terrà sveglio per parecchio tempo in un tempo racchiuso in un concetto di tempo che mi permette di effettuare figuarazioni del tempo scorrono circolari diapositive acrome nei sepolcri da cui frammenti di frammenti di memoria disotterrandosi i semi trasfigurati in fiore deflorano l'inurbarsi massiccio dell'incontaminato grigio marciapide, ora virulento, di verdi muschi i mostruosi condotti gastrici venati di viola i lesti rintocchi delle palpebre generatrici di serpenti chilometrici dapprima a gruppi di due o tre poi sei sette otto nov... le trappole per topi, non bastano... no, sono poche queste, dovrò andare giù sì giù giù nei polmoni sento una filarmonica d'enfisemi, giù accidenti, giù, nello stomaco d'oro per la luce accesa e le tapparelle abbassate è come una porta che dà sulle filigrane roventi d'un sogno estivo l'odore delle sardine arrosto penetra nel mio appartamento... non devo... non posso litigare... AHHHHHHHHHH! Darò una striscia di silicone a portone e finestre... .
Ma ora ho bisogno d'un'altra striscia... dov'è dov'è quella macchia che ho visto... no l'ho pulita... la seta... il cotto... .
Noooo! Non era una macchia! Era il segno che avevo fatto col pennarello affinché i libri sulla mensola mantenessero perfetta posizione!
È la fine... non riesco a ricordare... cosa devo... fare... ?
Perché sono sul pavimento ? La coca la coca.
" Si tenga la posta, non credo possa esserci nulla di interessante per questo mese buon uomo addio!"
No... che ho combinato ho trattato male il postino? Farò finta di non esser in casa e poi mi inventerò che era un ladro che per non farsi cogliere in flagrante ha finto al citofono d'esser me.
No... non reggerebbe dove andrebbe a finire la mia dignità se mi scoprissero? AHHHHHHHHH!
Devo stare calmo... mi metterò sul divano.
La... partita... mia moglie, sono rimasto qui nient'altro che una delle tante sagome da tiro a segno per le svariate tendenze post-moderne come subrettes di zaini e acqua Prêt-à-Porter con etichette grigie e rosse sulle divise i benzinai nella scena d'un film alimentano l'oggi con gli stessi liquidi d'imbalsamazione di ieri sempre lo stesso giorno, cadaveri catabolizzati dalla loro stessa volontà d'impotenza nella ricorrente epoca dell'anoressia culturale e dell'anoressia per cultura risorgono a nuova vita catodizzati o disciolti negli stomachevoli plasmi degli schermi, piatti, rotti, per tutta la casa, la coca è finita non so da quanto tempo sono chiuso qua dentro ed i problemi ormai non sono certo più fuori, ma non ho le forze tuttavia di me non è rimasto che un non troppo scontento catorcio metropolitano, sui binari della disumanizzazione, danzano, aspettando di fare trenini, d'interiore sgomento ormonale e protuberanze deformi, uniche testimoni nell'era del cinghiale meccanizzato i transessuali meravigliosi nella presenza- assenza di dualismo nell'unità appercettiva che oggi mi fa pensare a " These boots are made for walking " come un pezzo cantato da Frank Sinatra in incognito fra le intimità di Nancy Spungen... "Sid the drug kill!" ... no... gli ha scoperto, fra le gambe, un cuscino dalle tinte candite d'astro domestico le cui macro-ricchezze note sono state infuse in ogni millimetro d'embrione umanoide, che erri fuori dalla mia finestra ignaro del mio mondo sommerso da incubi di gommapiuma e parquet e che mangi la mia stessa riscaldata civica zuppa giornaliera sappi che nella volontà di sentirti primo arriverai a desiderare con tutto te stesso d'esser ultimo nella volontà di non condanna del prossimo a brancolare nelle impigatizie viscere d' un qualsiasi agglomerato urbano là dove le volte del cielo si perdono impigliandosi fra paraboliche eh eh eh... i... i... i... pali... - " la palla rientra in area...Tiro... Fuoriiii!" – La partita intanto si spegne... .
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