RECENSIONI
Warren Fahy
Fragment
Cairo editore , Pag. 462 Euro 18,50
Ovunque c'è un isola, là c'è Robinson Crusoe, c'è un mondo da scoprire e conquistare. Ma ormai sulla crosta terrestre l'uomo ha visto tutto, ha conquistato (sputtanato?) tutto. O forse no? Forse esistono ancora enclavi misteriose? Luoghi dove il tempo si è fermato e la vita ha "fluito" in maniera diversa, si è evoluta prendendo un'altra direzione?
L'ipotesi è affascinante, ed è il punto di partenza di Fragment di Warren Fahy.
Niente Robinson, ovviamente, ma siamo dalle parti di Jurassic Park in salsa reality show. Già perché la storia inizia con una nave, sulla quale si sta svolgendo un reality che ha come protagonisti biologi e scienziati, che capta una richiesta di soccorso proveniente dall'isola di Henders, un lembo di terra sperduto nel bel mezzo dell'oceano Pacifico. Il testo dello show ha così una modifica, che però potrebbe essere interessante dal punto di vista dell'audience. Il problema è che nell'isola di Henders, Dio s'è divertito a lanciare di nuovo i dadi dell'evoluzione. Separata dalla Pangea primordiale da cinquecento milioni di anni, ne è uscita fuori una vita altra da quella che conosciamo, una natura matrigna che rivoluziona la tassonometria tradizionale delle razze viventi. Animali giganteschi, ratti incrociati con crostacei, vespe assassine, discoformiche guerriere, specie indistruttibili che vivono in un luogo dove a farla da padrone da sempre è l'aggressività. Insomma una specie di mondo terribile nel quale tutti mangiano tutti, dove la lotta per la vita è feroce, incessante e totale, e nel quale i velociraptor di Jurassic Park farebbero la figura di tranquilli pensionati.
L'idea di Fahy non è male (la sua è un'opera prima), ma l'autore spara tutte le sue cartucce nelle prime cento pagine del romanzo e così tutto quello che segue è scontato, ridondante e addirittura noioso. C'è l'esercito e poi l'amore, proprio come nella migliore tradizione della sci-fi. Già perché queste specie invincibili potrebbero significare un grosso pericolo per il mondo se riuscissero a migrare in un altro ecosistema. L'isola deve essere messa in quarantena e distrutta. Insomma quattrocentocinquanta pagine di fuochi d'artificio, ma dietro manca la storia che ci appassiona. Niente a che vedere insomma con Jurassic Park del duo Crichton/Spilberg che ci avevano affascinato, seppur nella loro ingenuità, facendoci sognare un novello "Lost World".
di Marco Minicangeli
L'ipotesi è affascinante, ed è il punto di partenza di Fragment di Warren Fahy.
Niente Robinson, ovviamente, ma siamo dalle parti di Jurassic Park in salsa reality show. Già perché la storia inizia con una nave, sulla quale si sta svolgendo un reality che ha come protagonisti biologi e scienziati, che capta una richiesta di soccorso proveniente dall'isola di Henders, un lembo di terra sperduto nel bel mezzo dell'oceano Pacifico. Il testo dello show ha così una modifica, che però potrebbe essere interessante dal punto di vista dell'audience. Il problema è che nell'isola di Henders, Dio s'è divertito a lanciare di nuovo i dadi dell'evoluzione. Separata dalla Pangea primordiale da cinquecento milioni di anni, ne è uscita fuori una vita altra da quella che conosciamo, una natura matrigna che rivoluziona la tassonometria tradizionale delle razze viventi. Animali giganteschi, ratti incrociati con crostacei, vespe assassine, discoformiche guerriere, specie indistruttibili che vivono in un luogo dove a farla da padrone da sempre è l'aggressività. Insomma una specie di mondo terribile nel quale tutti mangiano tutti, dove la lotta per la vita è feroce, incessante e totale, e nel quale i velociraptor di Jurassic Park farebbero la figura di tranquilli pensionati.
L'idea di Fahy non è male (la sua è un'opera prima), ma l'autore spara tutte le sue cartucce nelle prime cento pagine del romanzo e così tutto quello che segue è scontato, ridondante e addirittura noioso. C'è l'esercito e poi l'amore, proprio come nella migliore tradizione della sci-fi. Già perché queste specie invincibili potrebbero significare un grosso pericolo per il mondo se riuscissero a migrare in un altro ecosistema. L'isola deve essere messa in quarantena e distrutta. Insomma quattrocentocinquanta pagine di fuochi d'artificio, ma dietro manca la storia che ci appassiona. Niente a che vedere insomma con Jurassic Park del duo Crichton/Spilberg che ci avevano affascinato, seppur nella loro ingenuità, facendoci sognare un novello "Lost World".
di Marco Minicangeli
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