INTERVISTE
Jaume Cabré
Chandler diceva che non è consigliabile conoscere uno scrittore se ci è piaciuto il suo libro. La penso diversamente e la invito a parlarci un po' di lei.
Mi dedico alla scrittura da molti anni. Ho sempre scritto e scrivo in catalano, la mia lingua. Sono nato a Barcellona e vivo in un paesino tranquillo, dedito completamente (o quasi) alla letteratura e alla musica. Insegno letteratura all'università, scrivo articoli per la stampa e ogni tanto, per arrotondare, realizzo qualche copione cinematografico o per la fiction televisiva. Sono molto critico riguardo alla situazione politica spagnola che dall'Italia vedete in modo assolutamente idealizzato.
Nel suo libro ho notato una vena decisamente anticlericale, nonostante una presenza dell'elemento religioso costante, ma non invasivo. Sbaglio?
Non si sbaglia, no, per quanto riguarda la presenza dell'elemento religioso nella mia opera. Sono agnostico ma non posso scrollarmi di dosso l'educazione religiosa che ho ricevuto da piccolo. Costituisce parte della mia vita dal punto di vista culturale, nonostante io non creda in nulla. Anticlericale? Solo nella giusta misura: nella chiesa ci sono brave persone anche se a volte ce ne vuole per incontrarle. E così anche tra i credenti. Ma il Vaticano mi lascia sconvolto, come pure l'ipocrisia politica della conferenza episcopale e tutti quegli anelli, bastoni pastorali, travestimenti e occhi al cielo. Non ho fiducia nella autorità religiose. Mi lascia sconvolto che la religione, qualunque essa sia, sia stata o sia motivo di violenza e morte.
Può la bella ed enigmatica Elisenda Vilabrù, protagonista del libro, rappresentare la Spagna potente e reazionaria, vendicativa e franchista e nello stesso tempo quella sconfitta ma mai doma del post-franchismo e del neo-conservatorismo?
Certamente (se ho capito bene la domanda). In effetti, dopo la morte di Franco, c'è stata una transizione incompleta sotto l'egida dell'esercito, che è stata fatta controvoglia, perché questo rimaneva sempre un esercito franchista, così il regime ha continuato e continua a rimanere al potere, spesso rappresentato dai suoi eredi politici. Come di solito capita in ogni dittatura dopo la quale non si fa piazza pulita, i vecchi dittatori, non direttamente ma tramite le loro aree di influenza, rimangono o recuperano presto porzioni significative di potere. La vecchia storia del cambio di casacca. La vecchia storia del "ma se io sono sempre stato un democratico!"
E Tina, l'altra protagonista,coi suoi quattro chili di troppo, una versione più aggiornata della Spagna moderna di oggi?
Non lo so. Non penso alla Spagna quando scrivo. La Spagna è qualcosa di lontano per me. Credo che gli europei di oggi, del mondo globalizzato, non siano persone impegnate come Tina. In Spagna, in Catalogna, in Europa, le persone guardano molta tv spazzatura e la loro massima aspirazione intellettuale è andare in palestra per avere un corpo da favola. Il risultato è deprimente. Ci sono persone interessanti però devi cercarle col lanternino. Tina fa parte di una minoranza. Non penso a lei come una spagnola, ma come un essere umano. Comunque sia, nei fatti, la penso come catalana. Non so se lei può capirlo, ma c'è differenza.
Il padre dello sfortunato Ventureta, quando profana la tomba del sindaco che gli ha ucciso il figlio afferma che 'il posto dei fascisti doveva essere sottoterra'. In un recente libro lo scrittore cileno Pedro Lemebel ha detto che lui non stringerebbe mai la mano ad un fascio. Potrebbe essere questa la risposta giusta ai rigurgiti fascisti-razzisti-nazisti degli ultimi tempi?
Sono d'accordo con la risposta di Lemebel. Non ho vissuto la guerra e non ho diritto all'odio; ma capisco perfettamente la reazione del padre di Ventureta; perciò l'ho scritto, anche se non condivido la sua accettazione della violenza. Da qui il mio grande interesse per la conservazione della memoria storica.
Elisenda, a detta del figlio, dona soldi all'Opus perché è convinta che avrà sempre potere. Come 'la lobby dei re europei o come le industrie petrolifere'. In Spagna l'invadenza del potere ecclesiale col governo Zapatero è calata?
La chiesa non ha il potere che aveva durante il franchismo. Ma mantiene una forte influenza sulla società. La conferenza episcopale se la prende con il governo socialista perché legifera su cose che non piacciono ai vescovi. Da questo punto di vista, stiamo messi meglio di trent'anni fa.
Andrea Balansò, aiutante del sindaco Targa, uno dei protagonisti del romanzo, davanti all'accusa di essere implicato in cinque omicidi dice: ' Io ho obbedito agli ordini. Tutto ciò che è stato fatto era necessario'. La stessa risposta di Eichmann al processo di Gerusalemme e la stessa risposta di Priebke, boia nazista, che ordinò a Roma la strage delle fosse Ardeatine. Davvero non è possibile una risposta diversa di frontre all'accusa di gesta così inumane?
Esatto!! La stessa risposta. Ho messo in bocca a Balanzó le parole di Eichmann anche se la portata del "peccato" di Balanzó è ridicola in confronto a quello di Eichmann. Non sapevo che Priebke avesse detto la stessa cosa. È la risposta di tutti i carnefici e gli assassini una volta presi. Lo ha detto anche Rudolf Hoss. Lo hanno detto anche i nazisti processati a Norimberga... La polizia franchista, la Pide portoghese, la Stasi della Germania orientale... L'assassino che si giustifica dicendo che ha ucciso per obbedire agli ordini è il mero ritratto dell'iniquità morale. I militari argentini e cileni dicevano che quello che facevano "era necessario" per tenere a bada il comunismo. Anche gli ayatollah o i mullah che incitano a uccidere sostengono che sia necessario farlo. La realtà è che uccidere in nome di un ideale, o in nome di Dio, vuol dire in nome del profitto personale del carnefice. Nel frattempo, di fronte a tanta barbarie e malvagità, non si può fare a meno di chiedersi dove diamine si sia nascosto Dio.
Può parlarci del suo prossimo progetto?
Il problema è che non so che sto facendo! È da un po' che lavoro senza tregua a qualcosa che non si allontana dalla conversazione che abbiamo avuto ora. Ho personaggi, aspirazioni, sogni, brandelli di storia... ma è ancora tutto troppo poco maturo. Ci metto molto a considerare finito un libro. Ma ci lavoro ogni giorno.
Che rapporti ha con la letteratura italiana?
Mah, il rapporto di un lettore interessato ai nomi più consolidati; nessuna sorpresa, non posso seguire giorno per giorno gli scrittori emergenti. Mi dispiace [in italiano nel testo NdT], ma non posso fare a meno di scrivere una lista di nomi di persone che ammiro: Dante mi emoziona. Il canzoniere di Petrarca credo sia una pietra miliare della lirica... e Ungaretti e Saba... Altri nomi? Lampedusa, Moravia, Calvino, Pavese. Mi piace molto Bassani anche se mi rendo conto che oggi, in Italia, l'interesse per la sua opera è scemato. Ho scoperto da poco un autore delicatissimo: Francesco Biamonti. E Primo Levi, per quello che abbiamo detto prima sui carnefici. E Sciascia, Magris, Svevo... E Camilleri. Per l'amor di Dio! Ci sono tanti scrittori bravi e importanti nella letteratura italiana!!!
Mi piacerebbe che il lettore colto italiano potesse conoscere la letteratura catalana, anche solo i suoi capisaldi. Scoprirebbe autori e opere sorprendenti. Ramon Llull, Ausiàs March, Jacint Verdaguer, Joan Maragall, Àngel Guiderà, Mercé Rodoreda... insomma, non era questa la sua domanda. Ma non ho potuto resistere alla tentazione di diffondere alcuni nomi della mia letteratura. Nel mio universo letterario ci sono autori catalani, che sono radice e origine dalla mia tradizione; ma anche, e in gran numero, autori spagnoli, portoghesi, italiani, tedeschi, anglosassoni, francesi, arabi, russi, ebrei, norvegesi... La letteratura universale è una benedizione di Dio. Se davvero esiste.
* Per la traduzione e il contatto con Jaume Cabré ringraziamo le edizioni laNuovafrontiera e soprattutto Lorenzo Ribaldi a cui va la nostra stima.
Mi dedico alla scrittura da molti anni. Ho sempre scritto e scrivo in catalano, la mia lingua. Sono nato a Barcellona e vivo in un paesino tranquillo, dedito completamente (o quasi) alla letteratura e alla musica. Insegno letteratura all'università, scrivo articoli per la stampa e ogni tanto, per arrotondare, realizzo qualche copione cinematografico o per la fiction televisiva. Sono molto critico riguardo alla situazione politica spagnola che dall'Italia vedete in modo assolutamente idealizzato.
Nel suo libro ho notato una vena decisamente anticlericale, nonostante una presenza dell'elemento religioso costante, ma non invasivo. Sbaglio?
Non si sbaglia, no, per quanto riguarda la presenza dell'elemento religioso nella mia opera. Sono agnostico ma non posso scrollarmi di dosso l'educazione religiosa che ho ricevuto da piccolo. Costituisce parte della mia vita dal punto di vista culturale, nonostante io non creda in nulla. Anticlericale? Solo nella giusta misura: nella chiesa ci sono brave persone anche se a volte ce ne vuole per incontrarle. E così anche tra i credenti. Ma il Vaticano mi lascia sconvolto, come pure l'ipocrisia politica della conferenza episcopale e tutti quegli anelli, bastoni pastorali, travestimenti e occhi al cielo. Non ho fiducia nella autorità religiose. Mi lascia sconvolto che la religione, qualunque essa sia, sia stata o sia motivo di violenza e morte.
Può la bella ed enigmatica Elisenda Vilabrù, protagonista del libro, rappresentare la Spagna potente e reazionaria, vendicativa e franchista e nello stesso tempo quella sconfitta ma mai doma del post-franchismo e del neo-conservatorismo?
Certamente (se ho capito bene la domanda). In effetti, dopo la morte di Franco, c'è stata una transizione incompleta sotto l'egida dell'esercito, che è stata fatta controvoglia, perché questo rimaneva sempre un esercito franchista, così il regime ha continuato e continua a rimanere al potere, spesso rappresentato dai suoi eredi politici. Come di solito capita in ogni dittatura dopo la quale non si fa piazza pulita, i vecchi dittatori, non direttamente ma tramite le loro aree di influenza, rimangono o recuperano presto porzioni significative di potere. La vecchia storia del cambio di casacca. La vecchia storia del "ma se io sono sempre stato un democratico!"
E Tina, l'altra protagonista,coi suoi quattro chili di troppo, una versione più aggiornata della Spagna moderna di oggi?
Non lo so. Non penso alla Spagna quando scrivo. La Spagna è qualcosa di lontano per me. Credo che gli europei di oggi, del mondo globalizzato, non siano persone impegnate come Tina. In Spagna, in Catalogna, in Europa, le persone guardano molta tv spazzatura e la loro massima aspirazione intellettuale è andare in palestra per avere un corpo da favola. Il risultato è deprimente. Ci sono persone interessanti però devi cercarle col lanternino. Tina fa parte di una minoranza. Non penso a lei come una spagnola, ma come un essere umano. Comunque sia, nei fatti, la penso come catalana. Non so se lei può capirlo, ma c'è differenza.
Il padre dello sfortunato Ventureta, quando profana la tomba del sindaco che gli ha ucciso il figlio afferma che 'il posto dei fascisti doveva essere sottoterra'. In un recente libro lo scrittore cileno Pedro Lemebel ha detto che lui non stringerebbe mai la mano ad un fascio. Potrebbe essere questa la risposta giusta ai rigurgiti fascisti-razzisti-nazisti degli ultimi tempi?
Sono d'accordo con la risposta di Lemebel. Non ho vissuto la guerra e non ho diritto all'odio; ma capisco perfettamente la reazione del padre di Ventureta; perciò l'ho scritto, anche se non condivido la sua accettazione della violenza. Da qui il mio grande interesse per la conservazione della memoria storica.
Elisenda, a detta del figlio, dona soldi all'Opus perché è convinta che avrà sempre potere. Come 'la lobby dei re europei o come le industrie petrolifere'. In Spagna l'invadenza del potere ecclesiale col governo Zapatero è calata?
La chiesa non ha il potere che aveva durante il franchismo. Ma mantiene una forte influenza sulla società. La conferenza episcopale se la prende con il governo socialista perché legifera su cose che non piacciono ai vescovi. Da questo punto di vista, stiamo messi meglio di trent'anni fa.
Andrea Balansò, aiutante del sindaco Targa, uno dei protagonisti del romanzo, davanti all'accusa di essere implicato in cinque omicidi dice: ' Io ho obbedito agli ordini. Tutto ciò che è stato fatto era necessario'. La stessa risposta di Eichmann al processo di Gerusalemme e la stessa risposta di Priebke, boia nazista, che ordinò a Roma la strage delle fosse Ardeatine. Davvero non è possibile una risposta diversa di frontre all'accusa di gesta così inumane?
Esatto!! La stessa risposta. Ho messo in bocca a Balanzó le parole di Eichmann anche se la portata del "peccato" di Balanzó è ridicola in confronto a quello di Eichmann. Non sapevo che Priebke avesse detto la stessa cosa. È la risposta di tutti i carnefici e gli assassini una volta presi. Lo ha detto anche Rudolf Hoss. Lo hanno detto anche i nazisti processati a Norimberga... La polizia franchista, la Pide portoghese, la Stasi della Germania orientale... L'assassino che si giustifica dicendo che ha ucciso per obbedire agli ordini è il mero ritratto dell'iniquità morale. I militari argentini e cileni dicevano che quello che facevano "era necessario" per tenere a bada il comunismo. Anche gli ayatollah o i mullah che incitano a uccidere sostengono che sia necessario farlo. La realtà è che uccidere in nome di un ideale, o in nome di Dio, vuol dire in nome del profitto personale del carnefice. Nel frattempo, di fronte a tanta barbarie e malvagità, non si può fare a meno di chiedersi dove diamine si sia nascosto Dio.
Può parlarci del suo prossimo progetto?
Il problema è che non so che sto facendo! È da un po' che lavoro senza tregua a qualcosa che non si allontana dalla conversazione che abbiamo avuto ora. Ho personaggi, aspirazioni, sogni, brandelli di storia... ma è ancora tutto troppo poco maturo. Ci metto molto a considerare finito un libro. Ma ci lavoro ogni giorno.
Che rapporti ha con la letteratura italiana?
Mah, il rapporto di un lettore interessato ai nomi più consolidati; nessuna sorpresa, non posso seguire giorno per giorno gli scrittori emergenti. Mi dispiace [in italiano nel testo NdT], ma non posso fare a meno di scrivere una lista di nomi di persone che ammiro: Dante mi emoziona. Il canzoniere di Petrarca credo sia una pietra miliare della lirica... e Ungaretti e Saba... Altri nomi? Lampedusa, Moravia, Calvino, Pavese. Mi piace molto Bassani anche se mi rendo conto che oggi, in Italia, l'interesse per la sua opera è scemato. Ho scoperto da poco un autore delicatissimo: Francesco Biamonti. E Primo Levi, per quello che abbiamo detto prima sui carnefici. E Sciascia, Magris, Svevo... E Camilleri. Per l'amor di Dio! Ci sono tanti scrittori bravi e importanti nella letteratura italiana!!!
Mi piacerebbe che il lettore colto italiano potesse conoscere la letteratura catalana, anche solo i suoi capisaldi. Scoprirebbe autori e opere sorprendenti. Ramon Llull, Ausiàs March, Jacint Verdaguer, Joan Maragall, Àngel Guiderà, Mercé Rodoreda... insomma, non era questa la sua domanda. Ma non ho potuto resistere alla tentazione di diffondere alcuni nomi della mia letteratura. Nel mio universo letterario ci sono autori catalani, che sono radice e origine dalla mia tradizione; ma anche, e in gran numero, autori spagnoli, portoghesi, italiani, tedeschi, anglosassoni, francesi, arabi, russi, ebrei, norvegesi... La letteratura universale è una benedizione di Dio. Se davvero esiste.
* Per la traduzione e il contatto con Jaume Cabré ringraziamo le edizioni laNuovafrontiera e soprattutto Lorenzo Ribaldi a cui va la nostra stima.
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