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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Antonio Chisari

Mentre scrive.

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Mi ero svegliato con quell'idea, però non avevo l'abbigliamento giusto.

Allora ero tornato a casa mia, mi ero fatto una doccia, mi ero messo una tuta. Mi ero pentito della doccia subito dopo essere uscito dal box. Non aveva senso, visto che da lì a poco avrei sudato. Due docce nello stesso giorno non era di mia abitudine. Ormai, però, quello che era fatto era fatto.

Scesi le scale con frenesia. Avevo voglia di correre.



Arrivato giù mi accorsi che con la tuta mi sentivo impacciato. Erano meglio dei pantaloncini corti. Quelli del calcetto sarebbero andati bene.

Salii di corsa le scale, ma solo fino al secondo piano. Poi presi l'ascensore perché abitavo al settimo, e fare le scale mi fa stancare troppo, quel tipo di stanchezza spiacevole, quella che ti rovina l'intera giornata. Assolutamente da evitare, le scale, sempre.



Due giorni prima avevo giocato a calcetto con Max, Fabrizio, Dario e Marco. Noi cinque contro la squadra dei piazzaioli. Si chiamavano così perché due di loro erano pizzaioli (tra cui il cugino di Marco, Stefano, grazie al quale avevamo sempre la pizza gratis il sabato). Gli altri tre erano un ingegnere e due consulenti informatici. Noi invece eravamo la squadra dei poeti. Il nome era stata un'idea di Fabrizio. Dato che eravamo tutti, in qualche modo, amanti della poesia, il nome era perfetto. Eravamo tutti laureati in lettere, e adesso eravamo tutti disoccupati. Poeti disoccupati.

Comunque, tutta questa premessa per dire che solo dopo aver varcato la soglia di casa mi ricordai che avevo appena lavato i pantaloncini da calcetto (e da corsa), per cui erano ancora bagnati. Non avrei potuto metterli. Ne cercai disperatamente un altro paio, e finalmente li trovai. Erano più vecchi e consumati, ma andavano bene.

Ero pronto a correre.



Arrivato giù mi accorsi che iniziava a piovere. Allora mi chiesi se non era il caso di starmene a casa. No, mi risposi. Oggi si corre, anche sotto il temporale.

Così corsi. Per sei minuti. Poi tornai a casa.

Mi feci la seconda doccia, e ripensai alla sera prima.



Ero stato a casa di Laura, avevamo parlato molto mentre cenavamo con la pizza e le patatine fritte. Io bevevo birra, lei caffè. Poi avevamo taciuto per tutta la notte. Io mi ero addormentato sul suo letto intorno alle quattro. Era troppo soffice quel cuscino, e lei era così bella mentre scriveva il suo romanzo, di fronte a me, seduta alla sua scrivania, con un piede sotto la coscia e l'altro a penzoloni. Veniva per forza voglia di chiudere gli occhi ad un certo punto, per contemplare quell'immagine nell'universo dei pensieri. Aveva i piedi nudi, e il pigiama rosa.



Non sognai nulla. Quando mi svegliai avevo una mano di Laura sul petto. La scansai con dolcezza, non senza averla prima guardata a lungo nella penombra, per ammirare la delicatezza di quelle piccole dita e respirare quel profumo di pelle così vago e ribelle. Avrei voluto rimanere così per sempre, con il sottofondo del suo respiro farsi unica musica del mondo. Non potevo. Io ero solo il suo migliore amico, quello che le dava l'ispirazione per scrivere, quello che la capiva. Lei riusciva a scrivere solo se nella sua stanza c'ero io. Non dovevamo parlare. Avevamo un patto, dovevo solo esserci. Le prime volte che me lo chiese mi sembrò strano, poi mi abituai.

L'amavo.

Se per lei ero solo questo allora sarei stato solo questo. Non ho mai saputo cosa scriva. Al momento giusto me lo dirà, ha detto lei una volta.



Dovevo correre via. O anche soltanto correre, fare finta di scappare. E poi tornare da lei, per essere l'amico che la guarda mentre scrive un romanzo il cui argomento è per me un segreto. Un segreto di cui non m'importa granché, in fondo.



E dire che lei per me non ha altri segreti.

Sapevo benissimo che i suoi piedi nudi erano un regalo per me, così come sapevo benissimo che quella mano sul mio petto non era frutto del caso.



Sapevo benissimo che lei era sveglia quando me ne andavo, non ci cascavo più.





Antonio Chisari



Nato a Catania il 3 luglio 1987. Recentemente si è classificato secondo al concorso letterario "L'impero dei sensi" bandito dal blog letterario Asterischi.it. Sta lavorando alla stesura del suo primo romanzo.













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