ATTUALITA'
Stefano Torossi
Omaggio al genio (della promozione)
Siamo in castigo ormai da abbastanza tempo per farci venire la voglia di esplorare le profondità dell’umana psiche; e allora è arrivato il momento di rendere omaggio al genio, una rara caratteristica umana di cui tempo fa avevamo segnalato le evidenti manifestazioni nella persona di un pianista da noi recensito in un concerto alla cavea del Parco della Musica.
Ci citiamo: “Per prima cosa, e per onestà intellettuale, dobbiamo riconoscere che il personaggio è simpatico. Entra dalle quinte con una corsetta adolescenziale (anche se ci dicono sia vicino ai cinquanta), maglietta, jeans, scarpe da ginnastica e immensa parrucca di ricci. Si ferma accanto al pianoforte, afferra con manine esitanti il microfono e mormora qualche parola sul brano che eseguirà, spesso farcita di amorose ovvietà new age, di sicuro effetto per il pubblico che applaude amorosamente.
Che avete capito? Non stiamo mica parlando della sua musica. Però, siccome il successo non nasce dal niente, dobbiamo sbarazzarci di snobismi e supponenze e riconoscere che Giovanni Allevi (di lui si tratta, si era intuito?) è un genio. Un genio della promozione.
Non c’è un tema, un pensiero, un colore di voce, un arpeggio sulla tastiera che non sia (pensato da lui o dalla sua squadra) perfettamente calibrato per colpire al cuore lo spettatore sprovveduto e convincerlo che anche lui, ascoltandolo, diventa un albatros in volo, alto fra le nubi”.
Bene, la stessa impressione ci ha provocato un fenomeno minore, più recente, frutto del Coronavirus. È il giovane Jacopo. Che ha due fortune: la prima di avere a disposizione una meravigliosa terrazza su Piazza Navona (eccolo: maglietta blu e chitarra, fotografato attraverso l’apertura della fontana del Bernini); la seconda di essere come Allevi, nel senso della (sua o di qualcuno vicino a lui) genialità nella promozione.
Anche nel suo caso è meglio non parlare di musica (è molto giovane e, speriamo, imparerà), ma la sua scelta di affacciarsi al tramonto su quella straordinaria piazza deserta e suonare per tutti i romani brani molto popolari (gli abbiamo sentito fare un “Deborah’s theme” e un “O mio babbino caro” e poi un ovvio “Fratelli d’Italia”) è geniale. Ripetiamo, come lo fa non importa. Importa che lo faccia lì e in questi giorni.
Tanto che la nostra sindaca lo ha invitato a Pasqua a suonare al Campidoglio, con affaccio sul Foro. Lo si può vedere nel filmato in rete “Jacopo incanta Roma”, un prodotto di raro dilettantismo e inefficacia (ah la mancanza di professionalità della nostra città!).
È in arrivo una data che non possiamo farci sfuggire. Visto che non ci saremo di persona, ecco un nostro ricordo del 2014.
21 aprile, Natale di Roma. E’ l’equinozio di primavera. Attraverso l’occhio al centro della incredibile cupola del Panteon, ogni anno, a mezzogiorno preciso di questo fatidico giorno, il sole scende a colpire il portone d’ingresso, illuminando come un riflettore da un milione di watt l’imperatore che entra nel suo tempio, e con questo gesto diventa Dio.
Oggi la descrizione dell’evento va leggermente ridimensionata: c’è l’ora legale, quindi mezzogiorno diventa l’una. Il pronao del Panteon formicola di turisti chiassosi; logico. Ci mettiamo pazienti in fila per entrare a vedere il famoso raggio. Dopo un po’ ci riusciamo. C’è un fastidioso brusio da stadio. Non siamo senatori SPQR, ma turisti come gli altri, quindi dobbiamo accontentarci.
Proprio nel momento in cui l’evento vorrebbe un rispettoso silenzio, dagli altoparlanti rimbomba una voce imperiosa: “La chiesa chiude. Si prega di uscire”. A stento riusciamo a rimanere fino a quando il sole centra l’ingresso con magica astrale precisione. Ed è molto più emozionante di quanto ci aspettavamo.
Però, non siamo mica qui per divertirci! Il minuto successivo, tutti fuori come pecore e il portone sbarrato in un baleno. Non male per una città a vocazione turistica. E sembra che questa sia una simpatica abitudine del locale, che si ripete a ogni occasione.
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