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Il Paradiso degli Orchi
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INTERVISTE

Susi Brescia

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Vuole presentarsi in breve ai Lettori del "Paradiso"? (Detta così, sembra un Dante- Benigni...)



Sono nata nel 1965, laurea Dams a Bologna, precaria nella pubblica

amministrazione ma anche copywriter e altro ancora.

Vivo in provincia di Brindisi, con mio figlio quasi diciottenne. Sono vicina al mare e sulla spiaggia passo molto tempo, più in inverno che in estate.



Lei per professione s'occupa di pubblicità. Negli spot, parole e immagini devono sopperire agli altri sensi - bisogna dire la gradevolezza di un odore, far vedere il gusto cremoso - e devono creare quella serie di piccole percezioni collegate che sono l'atmosfera (dunque elicitando un forte richiamo emotivo). Il rapporto con la realtà è quindi molto più solido che altrove: in che misura e come tutto ciò ha avuto importanza per la Sua scrittura?



Non credo abbia avuto nessuna importanza particolare, almeno non più

di ogni altra cosa fatta, vista, pensata o desiderata, di ogni altra

esperienza vissuta. Credo che la pubblicità sia solo uno dei pochi

mezzi di sostentamento a disposizione di chi vorrebbe guadagnarsi da

vivere scrivendo.



La storia fra Cantat e la Trintignant che è l'asse del Suo "Tu mi dai il male" è una favola nera di passione tra due esseri che, tuttavia, paiono essere razionali e decisi, in particolare nelle scelte di vita. Vince la passione, e poi la ragione si piglia la rivincita in tribunale?



E' la storia di una tragedia, come spesso sono storie di tragedie le

storie di amori travolgenti, la razionalità non è contemplata, se

invece lei si riferisce in particolare alla parabola umana di Cantat

che da difensore dei dimenticati della terra è diventato il simbolo

della violenza e della sopraffazione, devo ammettere che la scintilla che ha acceso la mia curiosità è stata proprio quella, la voglia di capire come può rovesciarsi così tanto la vita di un uomo.



Ogni volta che si chiede a una donna se mai esista una "scrittura femminile", quella s'incazza e ti dice che lei non fa "genere", ma "letteratura senza aggettivi". Ma allora, perché le donne scrivono? Non sarebbe meglio che lasciassero ai maschi bravi, "letterati puri", scrivere di loro?



Io ho difficoltà a dividere l'umanità in generi, figuriamoci la

letteratura, capisco che le donne s'incazzino, se vuole io glieli

lascio però i maschi bravi, "letterati puri", che scrivono di donne,

se non si annoia...



Nata a Fasano, si chiama Brescia. Un errore della Cicogna? A parte gli scherzi: com'è vivere nella Repubblica del Sud?



Nessuno scherzo, sono figlia di genitori pugliesi che alla fine degli anni '50 sono emigrati in Svizzera in cerca di una vita migliore, io sono nata quando loro sono tornati, convinti che la crescita di quegli anni avrebbe assottigliato le differenze tra nord e sud, ora molti dei miei coetanei più qualificati non vivono qui, esportiamo cervelli e importiamo disperati, nei fatti questa terra maltratta tutti e anche dal punto di vista ambientalistico, delle decantate bellezza della Puglia, è rimasto veramente poco, una volta c'era il clima, adesso fa caldo ovunque...il marketing territoriale dovrà inventarsi qualcos'altro visto che con la California del sud non ha funzionato.

La zona in cui vivo io, che è dove inizia il Salento, ha iniziato la sua trasformazione negli anni ''70, doveva essere sviluppo, per molti versi è stato declino, qui è nata la quarta mafia, ma sembra che non se ne ricordi nessuno.



S'è parlato, soprattutto per cinema e tv, d'un "rinascimento pugliese". Ne nota (o ne porta) i segni?



Ne ho sentito parlare anche io, mi sto guardando, non vedo nessun

segno...So che che c'è un'attenzione speciale per la produzione degli autori pugliesi, registi, scrittori, musicisti, attori, forse è un caso oppure un effetto collaterale della globalizzazione, ci si

esprime coi propri codici senza temere di essere tacciati di

provincialismo.



Domanda "rai tre"; dialetto: opportunità o subdola tentazione?



Non saprei, credo possa essere tutte e tre le cose e come sempre tutto dipende dall'uso che si fa delle cose.



Domanda marzullesca: segni, sogni e bisogni. Quanto contano per scrivere?



Risposta marzullesca: si faccia una domanda e si dia una risposta. La risposta è molto. Esatto?



E per vivere?



Vale la risposta precedente.



Domanda di rito: a che tribù letteraria appartiene?Quale sente più come rivale?



Nessuna. Che fortuna vero? "Essere outsider a Pezze di Greco", come le sembra come titolo per il prossimo libro?



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