CLASSICI
Alfredo Ronci
Un fotografo della morale disgregata: “Cocaina” di Pitigrilli.
Parliamo di Pitigrilli uomo o Pitigrilli scrittore? Cioè, facciamo prima a sbrigarlo per vie interne o per vie esterne? Naturalmente scherziamo, certo è che l’uomo in questione ne ha ben donde anche se non si può tralasciarlo come invece fu fatto dopo la seconda guerra mondiale.
Fu veramente una spia della polizia fascista l’Ovra? Sicuramente sì, anche se negli ultimi tempi i suoi parenti cercarono in tutto i modi di risollevarlo dal fango in cui era stato gettato negli anni ’50. Basti pensare a giudizi tutt’altro che favorevoli di un personaggio come Vittorio Foa (ma non solo lui) che fu imprigionato dai fascisti su indicazione proprio di Pitigrilli.
Ma anche negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale la sua attività di scrittore fu densa di avvenimenti, soprattutto agli inizi degli anni ’20 quando una manciata di suoi libri suscitarono il disonore di alcuni lettori e fu di conseguenza portato sotto processo e dove candidamente si definì un fotografo della morale disgregata.
Non andiamo oltre, non parliamo della sua attività anti-ebraica, lui che era ebreo, e nemmeno delle sue conoscenze in terra francese quando riuscì a guadagnare la fiducia di Carlo Rosselli e a proporsi come collegamento tra il leader di Giustizia e Libertà e i suoi seguaci torinesi.
Noi che siamo rivista letteraria giriamo pagine (turandoci il naso, come avrebbe detto per altre questioni Montanelli) e affrontiamo invece la statura narrativa di questo insoliti personaggio.
Umberto Eco, che confessò di aver letto tutte le opere letterarie del nostro, lo definì scrittore gradevole, sapido e rapido, fulminante e in più, considerando anche la propensione molto personale di Eco di voler lasciare un segno, uno scrittore casto. Chiaramente la castità di Pitigrilli è vista in chiave moderna, cioè dei tempi nostri, mentre se collochiamo l’autore nel periodo in cui visse effettivamente, la sua purezza non ci sembra così evidente. Ma non possiamo nemmeno tralasciare giudizi impietosi e disumani come quelli che lo vogliono come anticipatore di autori come Liala o Carolina Invernizio.
No, Pitigrilli era un ottimo scrittore che però era sempre attratto dal presente e dal costante rapporto con i personaggi del suo tempo (anche qui tralasciamo gli eventi, ma fu in cattivissimi rapporti con D’Annunzio e alla fine degli anni trenta con Benito Mussolini).
Cocaina fu, insieme ad altri quattro suoi romanzi, ripudiato da Pitigrilli, ma solo dopo che l’autore si accostò in modo fervente al cattolicesimo. In realtà sbagliava di grosso perché, attraverso la figura di un giornalista d’assalto, Tito Arnauti, innamorato prima di una nobile donna e poi di una ballerina, l’autore offriva un panorama di indicibile vacuità. E dove l’unica forma di potere nelle mani dei più disperati era, senza che in Pitigrilli ci fosse una sorta di adesione, l’arma di successo della cocaina.
L’atteggiamento di Pitigrilli è comunque di distanza, di separazione, come di chi, con il mondo, non voglia avere più a che fare. E da questo atteggiamento asettico e distanziato nascono i suoi aforismi e il suo disarmare il lettore. Non me ne voglia nessuno, ma tra una pagina e l’altra si colgono delle considerazioni che il più delle volte sono ironiche, ma che spesso sono anche profonde e quasi moderne. Oggi quella donna usava guanti di canguro e parole difficili come idiosincrasia, euritmia e tetragono, e diceva cattiverìa con l’accento sulla i e sèpara con l’accento sull’e, come insegnano i pedanti e i vocabolari. Oppure… Il giorno che il concedersi di una fanciulla non sarà più considerato vergognoso, quel giorno l’aborto e l’infanticidio non esisteranno più, perché il figlio cesserà d’essere il frutto della colpa: quel giorno non ci sarà più bisogno di nasconderlo…. Io vorrei che in ogni caso di procurato aborto o di infanticidio non si punisse la ragazza che ha abortito o ucciso, ma si tagliasse la testa a suo padre, a sua madre, ai suoi fratelli maggiori, ai suoi vicini di casa e a tutti coloro che con i pettegolezzi, gli apprezzamenti, i pregiudizi, l’educazione le hanno fatto credere che il rimanere incinta senza darne il preavviso al sindaco sia un delitto.
Certo, l’autore è anche un fine dicitore come quando dice… All’hotel gli consegnarono una lettera dell’amico fraticello che tutte le sere pregava per lui, e trovò Cocaina intenta a provare una parure di carezzevole lingerie in crespo di China mauve agrémentée di fini pieghettature d’organdi.
Ma era, come si dice, per fare colpo, ma credetemi, nulla a che vedere con la piana consistenza di una Liala.
L’edizione da noi considerata è:
Pitigrilli
Cocaina
Oscar Mondadori
Fu veramente una spia della polizia fascista l’Ovra? Sicuramente sì, anche se negli ultimi tempi i suoi parenti cercarono in tutto i modi di risollevarlo dal fango in cui era stato gettato negli anni ’50. Basti pensare a giudizi tutt’altro che favorevoli di un personaggio come Vittorio Foa (ma non solo lui) che fu imprigionato dai fascisti su indicazione proprio di Pitigrilli.
Ma anche negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale la sua attività di scrittore fu densa di avvenimenti, soprattutto agli inizi degli anni ’20 quando una manciata di suoi libri suscitarono il disonore di alcuni lettori e fu di conseguenza portato sotto processo e dove candidamente si definì un fotografo della morale disgregata.
Non andiamo oltre, non parliamo della sua attività anti-ebraica, lui che era ebreo, e nemmeno delle sue conoscenze in terra francese quando riuscì a guadagnare la fiducia di Carlo Rosselli e a proporsi come collegamento tra il leader di Giustizia e Libertà e i suoi seguaci torinesi.
Noi che siamo rivista letteraria giriamo pagine (turandoci il naso, come avrebbe detto per altre questioni Montanelli) e affrontiamo invece la statura narrativa di questo insoliti personaggio.
Umberto Eco, che confessò di aver letto tutte le opere letterarie del nostro, lo definì scrittore gradevole, sapido e rapido, fulminante e in più, considerando anche la propensione molto personale di Eco di voler lasciare un segno, uno scrittore casto. Chiaramente la castità di Pitigrilli è vista in chiave moderna, cioè dei tempi nostri, mentre se collochiamo l’autore nel periodo in cui visse effettivamente, la sua purezza non ci sembra così evidente. Ma non possiamo nemmeno tralasciare giudizi impietosi e disumani come quelli che lo vogliono come anticipatore di autori come Liala o Carolina Invernizio.
No, Pitigrilli era un ottimo scrittore che però era sempre attratto dal presente e dal costante rapporto con i personaggi del suo tempo (anche qui tralasciamo gli eventi, ma fu in cattivissimi rapporti con D’Annunzio e alla fine degli anni trenta con Benito Mussolini).
Cocaina fu, insieme ad altri quattro suoi romanzi, ripudiato da Pitigrilli, ma solo dopo che l’autore si accostò in modo fervente al cattolicesimo. In realtà sbagliava di grosso perché, attraverso la figura di un giornalista d’assalto, Tito Arnauti, innamorato prima di una nobile donna e poi di una ballerina, l’autore offriva un panorama di indicibile vacuità. E dove l’unica forma di potere nelle mani dei più disperati era, senza che in Pitigrilli ci fosse una sorta di adesione, l’arma di successo della cocaina.
L’atteggiamento di Pitigrilli è comunque di distanza, di separazione, come di chi, con il mondo, non voglia avere più a che fare. E da questo atteggiamento asettico e distanziato nascono i suoi aforismi e il suo disarmare il lettore. Non me ne voglia nessuno, ma tra una pagina e l’altra si colgono delle considerazioni che il più delle volte sono ironiche, ma che spesso sono anche profonde e quasi moderne. Oggi quella donna usava guanti di canguro e parole difficili come idiosincrasia, euritmia e tetragono, e diceva cattiverìa con l’accento sulla i e sèpara con l’accento sull’e, come insegnano i pedanti e i vocabolari. Oppure… Il giorno che il concedersi di una fanciulla non sarà più considerato vergognoso, quel giorno l’aborto e l’infanticidio non esisteranno più, perché il figlio cesserà d’essere il frutto della colpa: quel giorno non ci sarà più bisogno di nasconderlo…. Io vorrei che in ogni caso di procurato aborto o di infanticidio non si punisse la ragazza che ha abortito o ucciso, ma si tagliasse la testa a suo padre, a sua madre, ai suoi fratelli maggiori, ai suoi vicini di casa e a tutti coloro che con i pettegolezzi, gli apprezzamenti, i pregiudizi, l’educazione le hanno fatto credere che il rimanere incinta senza darne il preavviso al sindaco sia un delitto.
Certo, l’autore è anche un fine dicitore come quando dice… All’hotel gli consegnarono una lettera dell’amico fraticello che tutte le sere pregava per lui, e trovò Cocaina intenta a provare una parure di carezzevole lingerie in crespo di China mauve agrémentée di fini pieghettature d’organdi.
Ma era, come si dice, per fare colpo, ma credetemi, nulla a che vedere con la piana consistenza di una Liala.
L’edizione da noi considerata è:
Pitigrilli
Cocaina
Oscar Mondadori
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