RECENSIONI
Paolo Aresi
Il caso Korolev
Delos Digital, Pag. 224 Euro 15,00
Ha avuto una bella pensata, Paolo Aresi: incastonare un’ucronia in una storia di viaggi spaziali, come una perla nell’ostrica. E quest’idea funziona molto bene. Tanto che, a distanza di otto anni dalla prima edizione (Korolev, Urania n. 1569) il romanzo ritorna nel 2019 per i tipi della Delos Digital, leggermente modificato nel titolo ma ugualmente illustrato (copertina e qualche chicca interna) da Franco Brambilla. Vale la pena di ricordare che quel numero di Urania uscì in occasione del cinquantesimo anniversario del primo lancio di un uomo nello spazio, nella persona di Yuri Gagarin.
A proposito di nomi famosi segnaliamo una curiosità, una sorta di gioco o forse un omaggio: tutti i nomi dei personaggi di fantasia sono ispirati a quelli di scrittori di fantascienza o di celebri astronauti.
Bisogna sentire come la racconta Aresi, la genesi del romanzo, e subito si capisce che è nato da una grande passione. Non si può fare a meno di pendere dalle sue labbra (come dalla sua penna, del resto) ascoltando il racconto del suo personale incontro con Valentina Tereshkova, quando per l’emozione lui ruppe una tazzina del servizio buono. Valentina, prima donna in orbita, aveva conosciuto molto bene Korolev, che era l’ingegnere progettista, principale artefice della corsa allo spazio da parte dei russi, denominato per segretezza Costruttore Capo. Erano tempi duri, di guerra fredda, e anche l’imprudenza di rivelare un nome era percepita come un pericolo. Lo stesso Korolev aveva dovuto subire qualche anno di lavori forzati come traditore (accusato di gingillarsi in inutili speculazioni) prima che le sue ricerche in campo spaziale fossero apprezzate.
Ma che c’entra - dirà il potenziale lettore – questa storia che è storia vera, con un romanzo di fantascienza che si svolge su Marte? È qui che arriva la bella pensata. Gli esploratori spaziali del 2084 hanno la ventura di imbattersi inaspettatamente, su Marte, nelle tracce del grande Korolev. Non aggiungo altro per non far torto a chi vuole godersi l’effetto sorpresa. Il romanzo è molto ben congegnato e tutt’e due le storie, l’antica e la nuova, tengono col fiato sospeso. Ancora un dubbio può assalire il lettore: se la storia di Korolev è raccontata fedelmente, dov’è l’ucronia di cui dicevo all’inizio? Bene, devo chiarire. La storia è raccontata fedelmente quasi fino alla fine. Poi arriva un dettaglio che è come il lievito della torta. O, se vogliamo tornare all’immagine dell’ostrica, è come il granellino di sabbia che dà avvio alla formazione della perla. Nessuna confusione, però, perché è ben chiaro il punto in cui la storia di Korolev si biforca dando luogo al ramo immaginario. Quindi si può godere la ricostruzione storica senza tema di tradimenti, e poi spiccare il volo.
Che Paolo Aresi sia un buon maestro di volo, è fuori di dubbio. Di lui abbiamo già parlato a proposito di un altro romanzo, Oltre il pianeta del vento, e confermiamo che volare con lui è davvero un piacere, per il gusto del viaggio e del mistero, e per il senso dell’immensità cosmica che sovrasta l’umano.
Fuori, il sole era calato dietro i muraglioni del canyon e il cielo si era acceso di un viola intenso, poi di colpo la luce se ne era andata. La temperatura esterna scendeva rapidamente: ora gli strumenti indicavano sessanta gradi centigradi sotto lo zero. Gregor guardò oltre il finestrino dell’abitacolo. Il cielo era inondato di stelle. Milioni di stelle. E Phobos, la piccola luna.
Infine per chi, appassionandosi a questa storia, facesse fatica a distaccarsene, ecco una buona notizia, anzi due. Del romanzo è già uscito il seguito, intitolato Korolev, la luce di Eris. Ed è in preparazione il terzo volume con il quale, assicura Aresi, verremo portati ancora più lontano nel cosmo. Buon viaggio.
di Giovanna Repetto
A proposito di nomi famosi segnaliamo una curiosità, una sorta di gioco o forse un omaggio: tutti i nomi dei personaggi di fantasia sono ispirati a quelli di scrittori di fantascienza o di celebri astronauti.
Bisogna sentire come la racconta Aresi, la genesi del romanzo, e subito si capisce che è nato da una grande passione. Non si può fare a meno di pendere dalle sue labbra (come dalla sua penna, del resto) ascoltando il racconto del suo personale incontro con Valentina Tereshkova, quando per l’emozione lui ruppe una tazzina del servizio buono. Valentina, prima donna in orbita, aveva conosciuto molto bene Korolev, che era l’ingegnere progettista, principale artefice della corsa allo spazio da parte dei russi, denominato per segretezza Costruttore Capo. Erano tempi duri, di guerra fredda, e anche l’imprudenza di rivelare un nome era percepita come un pericolo. Lo stesso Korolev aveva dovuto subire qualche anno di lavori forzati come traditore (accusato di gingillarsi in inutili speculazioni) prima che le sue ricerche in campo spaziale fossero apprezzate.
Ma che c’entra - dirà il potenziale lettore – questa storia che è storia vera, con un romanzo di fantascienza che si svolge su Marte? È qui che arriva la bella pensata. Gli esploratori spaziali del 2084 hanno la ventura di imbattersi inaspettatamente, su Marte, nelle tracce del grande Korolev. Non aggiungo altro per non far torto a chi vuole godersi l’effetto sorpresa. Il romanzo è molto ben congegnato e tutt’e due le storie, l’antica e la nuova, tengono col fiato sospeso. Ancora un dubbio può assalire il lettore: se la storia di Korolev è raccontata fedelmente, dov’è l’ucronia di cui dicevo all’inizio? Bene, devo chiarire. La storia è raccontata fedelmente quasi fino alla fine. Poi arriva un dettaglio che è come il lievito della torta. O, se vogliamo tornare all’immagine dell’ostrica, è come il granellino di sabbia che dà avvio alla formazione della perla. Nessuna confusione, però, perché è ben chiaro il punto in cui la storia di Korolev si biforca dando luogo al ramo immaginario. Quindi si può godere la ricostruzione storica senza tema di tradimenti, e poi spiccare il volo.
Che Paolo Aresi sia un buon maestro di volo, è fuori di dubbio. Di lui abbiamo già parlato a proposito di un altro romanzo, Oltre il pianeta del vento, e confermiamo che volare con lui è davvero un piacere, per il gusto del viaggio e del mistero, e per il senso dell’immensità cosmica che sovrasta l’umano.
Fuori, il sole era calato dietro i muraglioni del canyon e il cielo si era acceso di un viola intenso, poi di colpo la luce se ne era andata. La temperatura esterna scendeva rapidamente: ora gli strumenti indicavano sessanta gradi centigradi sotto lo zero. Gregor guardò oltre il finestrino dell’abitacolo. Il cielo era inondato di stelle. Milioni di stelle. E Phobos, la piccola luna.
Infine per chi, appassionandosi a questa storia, facesse fatica a distaccarsene, ecco una buona notizia, anzi due. Del romanzo è già uscito il seguito, intitolato Korolev, la luce di Eris. Ed è in preparazione il terzo volume con il quale, assicura Aresi, verremo portati ancora più lontano nel cosmo. Buon viaggio.
di Giovanna Repetto
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Paolo Aresi
Oltre il pianeta del vento
Delos Digital, Pag. 184 Euro 15,00Scritto in parte in forma di racconto, in altre parti assume la forma più intima e personale di un diario, con l’effetto di aumentare il pathos e favorire l’empatia con il protagonista. Queste due anime sono presenti in tutto il romanzo: l’anima epica dell’uomo che sfida il cosmo in una ricerca mai sazia, e l’aspetto emotivo e affettivo per cui l’essere umano rimane tale al di là di ogni traguardo raggiunto. E la brama di nuove mete è in eterna competizione con la nostalgia di ciò che è stato lasciato indietro. Insomma, il tema del viaggio intrecciato al tema di Itaca.
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