RECENSIONI
Giuliano Pavone
Per diventare Eduardo
Laurana editore, Pag. 263 Euro 18.00
Mi chiedo perché un libro del genere si chiami Per diventare Eduardo. La prima cosa che viene in mente è perché è un saggio, approfondito e sincero, sulla figura di uno degli intellettuali italiani più famosi e tenuti in considerazione del nostro novecento letterario. Bene. Ma il problema è che un titolo di un libro lo si “forma” soprattutto in considerazione di quello che è scritto al suo interno, e allora, mi spiace dirlo, ma il contenuto del romanzo mal s’addice allo “strillo” di copertina.
Vediamo un po’. Franco, figlio di un operaio dell’Italsider di Taranto, vince una borsa di studi nella sua scuola e appena sedicenne decide di andare a incontrare e a intervistare Eduardo De Filippo che nel frattempo abita a Roma (tra l’altro Eduardo, in passato, ha avuto modo e maniera di incontrare il padre di Franco).
Bene. L’incontro naturalmente è pregno di emozioni anche e soprattutto perché la star del teatro e del cinema accetta ben volentieri i modi e i tempi del ragazzo. E il ragazzo ne rimane profondamente colpito.
Il problema però è che Franco, durante la sua adolescenza e soprattutto durante la sua maturità, avrà ben altri problemi che non solo quello di riuscire ad intervistare un uomo famoso (e soprattutto di iniziare una vita da giornalista).
No. Franco deve prima trovare un lavoro (sarà invitato ad entrare all’Italsider ma rifiuterà, e poi invece riuscirà ad entrare a Milano nell’entourage di Paolo Grassi, naturalmente per fare l’attore) e soprattutto dovrà capire il suo lato sessuale visto che prima s’innamora di un uomo e poi andrà a letto con una donna. E Eduardo?
Come dice la seconda di copertina… un viaggio lungo oltre quarant’anni fra Taranto, Roma, Napoli e Milano, che celebra la magia del teatro e proietta fino ai nostri giorni la luminosa lezione di Eduardo.
Ma davvero è così? In questo romanzo, per carità scritto bene ma senza nessuna luce particolare, c’è semplicemente la voglia di un uomo di confrontarsi col mondo (e questa voglia ce l’hanno tutti) e c’è una sottile “commozione” che, proprio perché di tutti, si ferma un po' prima del trasporto assoluto. E questa assenza la si avverte, nonostante tutto, nonostante Eduardo.
di Alfredo Ronci
Vediamo un po’. Franco, figlio di un operaio dell’Italsider di Taranto, vince una borsa di studi nella sua scuola e appena sedicenne decide di andare a incontrare e a intervistare Eduardo De Filippo che nel frattempo abita a Roma (tra l’altro Eduardo, in passato, ha avuto modo e maniera di incontrare il padre di Franco).
Bene. L’incontro naturalmente è pregno di emozioni anche e soprattutto perché la star del teatro e del cinema accetta ben volentieri i modi e i tempi del ragazzo. E il ragazzo ne rimane profondamente colpito.
Il problema però è che Franco, durante la sua adolescenza e soprattutto durante la sua maturità, avrà ben altri problemi che non solo quello di riuscire ad intervistare un uomo famoso (e soprattutto di iniziare una vita da giornalista).
No. Franco deve prima trovare un lavoro (sarà invitato ad entrare all’Italsider ma rifiuterà, e poi invece riuscirà ad entrare a Milano nell’entourage di Paolo Grassi, naturalmente per fare l’attore) e soprattutto dovrà capire il suo lato sessuale visto che prima s’innamora di un uomo e poi andrà a letto con una donna. E Eduardo?
Come dice la seconda di copertina… un viaggio lungo oltre quarant’anni fra Taranto, Roma, Napoli e Milano, che celebra la magia del teatro e proietta fino ai nostri giorni la luminosa lezione di Eduardo.
Ma davvero è così? In questo romanzo, per carità scritto bene ma senza nessuna luce particolare, c’è semplicemente la voglia di un uomo di confrontarsi col mondo (e questa voglia ce l’hanno tutti) e c’è una sottile “commozione” che, proprio perché di tutti, si ferma un po' prima del trasporto assoluto. E questa assenza la si avverte, nonostante tutto, nonostante Eduardo.
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