CLASSICI
Alfredo Ronci
C’è o non c’è ‘l’omosessualità’?: ‘L’onda dell’incrociatore’ di Pier Antonio Quarantotti Gambini.
Quarantotti Gambini fu senza dubbio ricordato come esponente, tra i principali, di quella che un tempo fu chiamata, senza peraltro che si possa contestare, la letteratura triestina del novecento. Che accanto a Saba e allo stesso Quarantotti Gambini, vedeva la presenza di Silvio Benco, di Biagio Marin, di Giorgio Voghera (che noi abbiamo già trattato), di Enzo Bettiza ed altri.
Ma cosa distingueva Gambini dagli altri (ammettendo poi che si possa fare una simile differenziazione?) Diceva Mutterle nel suo saggio sulla letteratura triestina: Infatti al centro della sua narrativa si pone il tema ossessivo della sessualità infantile, senza espliciti riferimenti alla psicanalisi, ma con evidente conoscenza di tutto un territorio culturale che è stato introiettato in codice narrativo.
E questo, potremmo dire, sembrerebbe bastare. Ma a noi non ci convince. Già nel mio personale contributo a Quarantotti Gambini e al suo libro L’amore di Lupo dicevo: Non mi si dica che forzo o fraintendo, ma nei romanzi ‘adolescenziali’ di Quarantotti Gambini avverto più o meno accentuata tensione omoerotica. Nel caso specifico, in questo romanzo rieditato nel 1964 dopo che era già stato pubblicato nel 1955 col titolo di Amor militare, non v’è traccia oggettiva (diversamente da più espliciti episodi, si veda per esempio L’onda dell’incrociatore), eppure nella compagnia di soldati che diventa una sorta di abitudine affabulatoria del bambino Paolo, vi è qualcosa di cameratesco e sensuale da non disconoscere affatto.
Intendiamoci, nessuno vuol cambiare le opinioni di molti né fare un processo alle intenzioni alla cultura degli anni precedenti, ma se qualcuno procedesse in tal senso (cioè nell’intravedere nell’opera di Quarantotti Gambini una sorta di omosessualità repressa e alla fine condannata) beh la cosa non mi sorprenderebbe affatto.
In questo, tra l’altro, credo di essere abbastanza isolato. Per esempio il bel saggio di Francesco Gnerre sulla omosessualità nella letteratura del Novecento, non riporta minimamente nessun rifermento all’opera di Quarantotti Gambini. L’unica cosa che forse può essere convincente (ma sinceramente non lo è) è che Gnerre abbia voluto trattare solo quegli autori che abbiano trattato l’omosessualità in maniera convincente. Ma tutti noi sappiamo che certi temi e certe situazioni hanno avuto nel corso del tempo ben altri giudizi.
L’onda dell’incrociatore uscì per Einaudi nel 1947, ma già nel 1948 vedeva la luce per gli Oscar Mondadori. E’ la storia di tre ragazzi, Ario, Berto e Lidia, in una abbagliante luce triestina, che scoprono, passo dopo passo e anche con le illusioni ed incomprensioni dell’esistenza, il senso vero della vita.
Accanto a loro una donna egoista e sensuale, abbandonata dal marito per l’America, e madre di Ario, e un ammiratissimo, ma abbastanza sciocco, ragazzo atletico di nome Eneo, che porterà scompiglio nella ristretta cerchia esistenziale dei protagonisti.
Al di là degli appunti che Saba fece del libro e che in qualche modo guidarono anche l’uscita dello stesso (La cosa è andata così: parlavo con me stesso, e mi domandavo: Chissà quando potrò rileggere, stampato, il nuovo libro di… E stavo per dire il tuo nome, senonché mi sorpresi a dire invece quello che a mio parere, è il titolo giusto dell’opera) vi fu una sorta di simbiosi più che letteraria.
Ovviamente non siamo qui a fare l’equazione, abbastanza fasulla e vigliacca di Saba=Quarantotti Gambini. C’era, nel rapporto tra i due, un’amicizia ed un rispetto che vanno oltre certe presunte dicerie. Però c’era una corrispondenza concreta che faceva la felicità sia di un autore che dell’altro.
Ma L’onda dell’incrociatore rimane anche questo. Come il primo incontro tra Eneo, il ragazzo atletico e il giovanissimo Ario: Era lui, Eneo. Sentì di colpo, quasi prima di riconoscerlo, il cuore in gola. Tacque sinché, diradatisi i battiti del cuore, ebbe ripreso fiato. Poi, ergendo il collo e gonfiando il torace come per raccogliere forza, si voltò verso Eneo, e: “Buon giorno!.
Sono solo degli appunti, delle piccole impressioni di Quarantotti Gambini, ma siamo sicuri che certe voluttà, non ancora ben definite, non siano le stesse degli eroi perduti, tanto per fare un nome, di Pier Paolo Pasolini?
L’edizione da noi considerata è:
Pier Antonio Quarantotti Gambini
L’onda dell’incrociatore
Gli Oscar settimanali
Ma cosa distingueva Gambini dagli altri (ammettendo poi che si possa fare una simile differenziazione?) Diceva Mutterle nel suo saggio sulla letteratura triestina: Infatti al centro della sua narrativa si pone il tema ossessivo della sessualità infantile, senza espliciti riferimenti alla psicanalisi, ma con evidente conoscenza di tutto un territorio culturale che è stato introiettato in codice narrativo.
E questo, potremmo dire, sembrerebbe bastare. Ma a noi non ci convince. Già nel mio personale contributo a Quarantotti Gambini e al suo libro L’amore di Lupo dicevo: Non mi si dica che forzo o fraintendo, ma nei romanzi ‘adolescenziali’ di Quarantotti Gambini avverto più o meno accentuata tensione omoerotica. Nel caso specifico, in questo romanzo rieditato nel 1964 dopo che era già stato pubblicato nel 1955 col titolo di Amor militare, non v’è traccia oggettiva (diversamente da più espliciti episodi, si veda per esempio L’onda dell’incrociatore), eppure nella compagnia di soldati che diventa una sorta di abitudine affabulatoria del bambino Paolo, vi è qualcosa di cameratesco e sensuale da non disconoscere affatto.
Intendiamoci, nessuno vuol cambiare le opinioni di molti né fare un processo alle intenzioni alla cultura degli anni precedenti, ma se qualcuno procedesse in tal senso (cioè nell’intravedere nell’opera di Quarantotti Gambini una sorta di omosessualità repressa e alla fine condannata) beh la cosa non mi sorprenderebbe affatto.
In questo, tra l’altro, credo di essere abbastanza isolato. Per esempio il bel saggio di Francesco Gnerre sulla omosessualità nella letteratura del Novecento, non riporta minimamente nessun rifermento all’opera di Quarantotti Gambini. L’unica cosa che forse può essere convincente (ma sinceramente non lo è) è che Gnerre abbia voluto trattare solo quegli autori che abbiano trattato l’omosessualità in maniera convincente. Ma tutti noi sappiamo che certi temi e certe situazioni hanno avuto nel corso del tempo ben altri giudizi.
L’onda dell’incrociatore uscì per Einaudi nel 1947, ma già nel 1948 vedeva la luce per gli Oscar Mondadori. E’ la storia di tre ragazzi, Ario, Berto e Lidia, in una abbagliante luce triestina, che scoprono, passo dopo passo e anche con le illusioni ed incomprensioni dell’esistenza, il senso vero della vita.
Accanto a loro una donna egoista e sensuale, abbandonata dal marito per l’America, e madre di Ario, e un ammiratissimo, ma abbastanza sciocco, ragazzo atletico di nome Eneo, che porterà scompiglio nella ristretta cerchia esistenziale dei protagonisti.
Al di là degli appunti che Saba fece del libro e che in qualche modo guidarono anche l’uscita dello stesso (La cosa è andata così: parlavo con me stesso, e mi domandavo: Chissà quando potrò rileggere, stampato, il nuovo libro di… E stavo per dire il tuo nome, senonché mi sorpresi a dire invece quello che a mio parere, è il titolo giusto dell’opera) vi fu una sorta di simbiosi più che letteraria.
Ovviamente non siamo qui a fare l’equazione, abbastanza fasulla e vigliacca di Saba=Quarantotti Gambini. C’era, nel rapporto tra i due, un’amicizia ed un rispetto che vanno oltre certe presunte dicerie. Però c’era una corrispondenza concreta che faceva la felicità sia di un autore che dell’altro.
Ma L’onda dell’incrociatore rimane anche questo. Come il primo incontro tra Eneo, il ragazzo atletico e il giovanissimo Ario: Era lui, Eneo. Sentì di colpo, quasi prima di riconoscerlo, il cuore in gola. Tacque sinché, diradatisi i battiti del cuore, ebbe ripreso fiato. Poi, ergendo il collo e gonfiando il torace come per raccogliere forza, si voltò verso Eneo, e: “Buon giorno!.
Sono solo degli appunti, delle piccole impressioni di Quarantotti Gambini, ma siamo sicuri che certe voluttà, non ancora ben definite, non siano le stesse degli eroi perduti, tanto per fare un nome, di Pier Paolo Pasolini?
L’edizione da noi considerata è:
Pier Antonio Quarantotti Gambini
L’onda dell’incrociatore
Gli Oscar settimanali
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