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Il Paradiso degli Orchi
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INTERVISTE

Danilo Arona

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Nel tuo nuovo romanzo c'è una figura inventata, tale Sam Hain, che sembra essere il Caronte che trascina le anime dei poveri rocker all'inferno. Come ti è venuta un'idea simile?



Preciso, anche perché il discorso va contestualizzato nel suo corretto arco temporale, che il mio "nuovo" romanzo è stato scritto negli anni Ottanta e prolungato con un piccolo aggiornamento all'inizio del millennio. L'idea mi fu suggerita in parte dalla cronaca con il suo bel carico di misteri attorno a molte morti di rocker, vedi quelle di Jimi Hendrix e Brian Jones ancora oggetto oggi di indagini e inchieste, e in parte dalla mia storia personale, rievocata nella prima parte del libro ("Gli anni del Serpente"): ovvero, gli anni in cui andavo in giro a suonare spesso, come succedeva ai Blues Brothers, ci si doveva scontrare con mentalità ottuse e individui sgradevoli che te ne facevano di tutti i colori solo perché non gradivano, appunto, la musica rock. In parecchi casi in me scattava una pulsione omicida, ovviamente solo fantasticata, indirizzata a quei cultori del liscio che ci bucavano gomme o defecavano dentro il nostro pulmino. La pulsione, credo, si è poi concretizzata in Sam. E credo che la sua "estetica" altro non sia che una versione incattivita ed esasperata di Hendrix. Il nome e il cognome invece arrivano da un film scritto da John Carpenter, Halloween 2 – Il signore della morte, diretto da Rick Rosenthal, in cui Michael Myers scrive sul muro la parola "Samhain" (nome della festa druidica che si celebra la notte del 31 ottobre), attribuendosi così la peculiarità di "demone" di Halloween. Non ho fatto altro che sdoppiare la parola e battezzare il personaggio.



L'idea è geniale a mio avviso perché non c'è in realtà questa contrapposizione di bene e male. All'apparenza, ci sono quelli che si scagliano contro il Rock (I Grandi Fustigatori) e la Cobra Record, una fantomatica etichetta che pubblica musicisti anonimi e che in realtà vuole diffondere il rock e la cultura del serpente. In realtà nel romanzo si scoprirà pian piano qualcos'altro. Le cose si complicano.



Sì. E' una mia storica fisima. Colpa ancora una volta del mirabile prologo de L'esorcista di Friedkin e di quella frase che suonava come "Il Male contro il Male"... Nei pochi, grandi horror degli ultimi quarant'anni, libri o film che siano, la contrapposizione è tutt'altro che netta. Con molta presunzione ho voluto anch'io ricordare che il Bene, su questa terra e in quest'epoca a dir poco ambigua, è forse una pia illusione. Poi, per carità, tale "confusione" fa pure parte delle coordinate del genere. Comunque sì... La Cobra e i Grandi Fustigatori, alla fine, stanno sullo stesso libro paga. Chi è il Grande Vecchio? Eh, bisogna leggere...



Parlaci dei grandi delitti rock. Tutti figli della dissolutezza da hippy che utilizzavano sostanze psichedeliche e alcol o c'è davvero qualcos'altro?



Mah... Qualche delitto c'è stato, purtroppo casuale o dettato da quelli che si definirebbero come "raptus", vedi l'assurda fine di Marvin Gaye, fatto secco dal padre durante un alterco tutto sommato banale, o quella purtroppo nota di John Lennon. Dissolutezza anche, certo, e senso della "dannata" provvisorietà della rock star, che brucia di luce accecante per estinguersi anzitempo... Chiamiamoli suicidi inconsci. E poi la sfortuna, perché molti grandi se ne sono andati per colossali botte di sfiga. Che so, Stevie Ray Vaughan o il povero Roy Buchanan. Il discorso alla fine è che poi tutto viene triturato dal mito. Ogni morte assume un'aura tragica, misteriosa e "magica". Del resto il rock incrocia spesso il terreno delle urban legend, vedi il tormentone di Paul McCartney che sarebbe morto ai tempi di Abbey Road. Ma, sai, come per i Maya, c'è un marketing che deve tirare avanti, posti di lavoro, complotti "vendibili"... No, non c'è altro. E' la fiction che giustamente ci marcia.



Rudi, il povero chitarrista italiano del gruppo dei Privileges che ha per sventura di essere il miglior amico di Sam Hain si troverà purtroppo al centro di quella che appare una diabolica strategia di morte. Ci sono elementi autobiografici in lui, visto che tu sei stato anche un musicista?



Ah, sicuro. Uno dei miei storici compagni di strada musicale si chiama Rudi Bargioni. Ambedue suonavamo nei Privilege (senza la "s") proprio in quegli anni rievocati nel libro. Rudi Marconi è una sintesi evidente tra lui e me, con elementi biografici reciproci. Alcuni capitoli della prima parte di "Rock" non sono affatto inventati, tutt'al più "aggiustati" a fini narrativi (vedi il lungo periodo di Lugano e la drammatica trasferta invernale a Riccione). Vedi, ho sognato per anni di scrivere un libro comico, perché altro non potrebbe essere, sulle disavventure dei Privilege durante la loro esistenza. "Gli anni del Serpente" potrebbe quasi funzionare da ipotetico trailer. Tra balli a palchetto e night club, tra feste della Rugiada e Miss Mombaldone, abbiamo visto cose che voi umani... Spesso le racconto in giro e gli amici non ci credono. Meno male che esistono ancora i testimoni, gli ex Privilege. Peraltro io continuo a raccontare in altri libri, Palo Mayombe o Finis Terrae per dirne due, di gruppi sgangherati alle prese con l'Altro Mondo. E confermo: si tratta di puro biopic.





C'è un musicista rock che non compare nella schiera dei morti del tuo romanzo: è Ian Curtis dei Joy Division. Posso chiederti come mai?



Che dirti? Sam Hain non poteva mica occuparsi di tutti. Qualcuno lo ha lasciato alle grinfie adunche di Heavy Bone, lo zombie metallaro ammazza-rocker dell'amico Enzo Rizzi. Un fumetto splendido che viaggia sulla mia stessa idea in maniera puramente casuale a conferma che certe idee sono già implicite e suggerite dalla cronaca. Per completare la risposta, in quel periodo non seguivo i Joy Division. Facevo proprio altro, ovvero il dee-jay nelle "disco", passando musica rock da ballare (un po' come il personaggio di "Rock" che si chiama Supermax) e tampinavo la mia futura moglie. Ero distratto. Figurati che neppure scrivevo.



Quello che io penso è che grazie al rock l'umanità ha fatto un salto evolutivo in avanti di proporzioni stratosferiche. La musica come strumento di crescita e ampliamento della coscienza. Tuttavia penso anche che i tentativi di impedire questo salto siano stati e sono ancora tantissimi. Non sono convinto che il rock sia morto, però le grandi major oggi hanno fatto di tutto per ridimensionarne il ruolo. C'è un complotto o mancano i musicisti ispirati di una volta? E' stato suonato tutto o ci sarebbe ancora tanto da esplorare?



Se è una domanda, dovrei scrivere un libro per risponderti. Comunque il rock non può morire. Non è solo un genere musicale suddiviso in tanti filoni. Il rock è anche un modo di vivere e di pensare. Qualche anno fa ho avuto l'onore di suonare un pezzo live con Clive Bunker, batterista dei Jethro Tull. Sai, quelle storie notturne dopo le quali uno dice: "Beh, è valsa la pena di vivere...". Al di là dell'enfasi, Bunker è un rocker puro di settant'anni e passa, con un'energia e una grinta tali da far impallidire certi young adult schizzati che conosco io e che hanno bisogno di spararsi sostanze per stare sul palco. Tutt'al più Clive necessita di qualche birra supplementare... Il discorso, basilare nel mondo del rock, è di mettersi e di rimettersi in gioco. Sempre. Se i musicisti sono disponibili a farlo a ogni innesto di marcia, c'è ancora un mondo tutto nuovo da esplorare. E poi... Perché non dovrebbe nascere un nuovo Hendrix? Un nuovo esploratore delle tecnologie siderali applicate allo strumento? Sento in giro musica meravigliosa. Proprio oggi, nel 2011. Ci sono tutti i presupposti. Comunque il "complotto" a questi livelli non esiste. Ci vedo piuttosto uno scontro di sistemi. Ma ormai funziona così ovunque: dalla musica alla finanza, dall'editoria al cinema.



Quali sono gli autori di thriller e noir che leggi e perché?



Leggo di tutto e non solo thriller, noir o horror. Altrimenti darei di matto. In ogni caso, circoscrivendo ai generi, leggo in primo luogo gli amici dello stivale. Perché, non mi stancherò mai di dirlo, c'è una scuola – una generazione – italica che ha una marcia in più di tanti americani pagati in modo spropositato dall'editoria nostrana. Però concedimi di non fare nomi. Sarebbe un elenco sballato perché poi alla fine mi dimentico qualcuno. Giusto uno solo, per me – e non solo per me – un faro e uno straordinario amico, Sergio Altieri. Perché? Perché sì. La mia vita non è stata più la stessa dopo avere letto Città oscura all'inizio degli anni Ottanta. Citando Sergio (Alan D.), per chi ha orecchie per intendere, cito anche una lunghissima lista di scrittori che in lui riconoscono il caposcuola del techno-gothic-noir italiano. Io in verità non sono affatto "techno". Ho un mio percorso e ti dirò con sincerità che la qualifica di "scrittore horror" la sento vaga quanto stretta. Però, quando scrivo, mi sento connesso con Sergio e il suo concept di Apocalisse. Soprattutto negli ultimi tempi.



Elencaci, solo elencarci per carità, i tuoi album di musica rock preferiti dalla nascita del genere ad oggi. Facciamo una decina va...! Grazie per la tua disponibilità.



Santi numi, che responsabilità. D'accordo. Comunque tieni conto in questo elenco del significato "estensivo" del termine "rock"... Aftermath – Rolling Stones, Disraeli Gears – Cream, The Doors – Doors, Streetnoise – Brian Auger, Electric Ladyland – Jimi Hendrix Experience, White Album – The Beatles, Wish You Were Here - Pink Floyd, Crossroads – Eric Clapton, The Chicago Transit Authority - Chicago, Story of Them – Them. Certo, ne mancano un sacco, lo so bene... A questi permettimi di aggiungere, non senza ironia, il mitico 45 giri del Privilege "California Joe / Fool Dream", edito nel '71 proprio da una piccola casa discografica che si chiamava Cobra Record... Eh, non tutto è inventato in "Rock"!







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