RECENSIONI
Agota Kristof
Dove sei Mathias?
Casagrande, Pag.51 Euro 8,00
Di corsa, di corsa. Leggere questo libretto di corsa. Son quasi tutti dialoghi. Leggerli di corsa. Uno dopo l'altro, come versi di poema. No, non sono poetici. Sono come le inquadrature de La città dei pirati, di Raoul Ruiz - chi volesse vedere chi è, recita la parte del "teologo" in Palombella rossa. Leggere di corsa. Così non rimane nulla in memoria. Nella memoria "a portata di mano", beninteso. Quella "utilitaria". La memoria che conserva solo quel che è utile. La memoria "adulta".
Stavo all'università, in laboratorio. Mi cadde una lastrina di silicagel dalle mani. Prima di raccoglierla, dissi, come diceva sempre mia madre se le sfuggiva qualcosa dalle dita: "Meglio lì che per terra". Dietro di me, sentìi il risolino soffocato di due colleghe di corso. Una diceva all'altra: "Ma perché ci parla?" Non capivano. Non potevano capire. Capivano solo che al mondo esiste l'utile. Solo quello. La vita gli era cominciata il giorno in cui qualche adulto aveva domandato loro: "Che farai da grande?" Risposta: "Sarò chief assessment manager della multinazionale dove mio padre è PR chair". Di corsa. Leggere la Kristof di corsa. E' pericolosa. Porta con sé un grande pericolo. Un grande pericolo se si è adulti.
Agota Kristof (apprendo a p. 48) è autrice famosissima nella sua lingua acquisita e nemica: il francese. Ungherese di nascita, fugge dall'invasione sovietica e finisce in Svizzera - purtroppo non c'era una Svizzera per i fuggiaschi dall'invasione americana del Guatemala, 1953. Ma questa è memoria adulta. Non le diamo retta.
Famosissima, dicevo: poveretta, non s'è salvata. Anche lei è diventata adulta. Ma io fino ad oggi non la conoscevo - malgrado gli sforzi di Einaudi. Posso immaginare dunque che queste sue cose brevi (e anni '70) le abbia scritte una bambina. Ci sono poeti di sette anni. La Morante ne La storia, ad esempio. E quel poeta che diceva d'un giorno in cui due militari in un boschetto di puttane gli avevano dato la loro età - poveretti, avevano scambiato un bambino per un loro coetaneo. Di corsa. Di corsa, come quando si corre un pericolo.
Allora non farò come al solito. Non metterò in ordine gli appunti che ho scritto leggendo, come faccio sempre. Li lascerò come sono. Per poterli leggere di corsa. In fuga. Per non rischiare. Per evitare il grande pericolo. Quello riassunto nella frase: "l'infanzia è l'invenzione degli adulti affetti da amnesia".
In tondo le citazioni. Tra virgolette a caporale, le note mie.
(p.48) ossessione della scrittura;
(p. 49) l'infanzia e la sua spaventosa intelligenza in un mondo allo sbando.;
(p.9);
(p.12) "Mathias è impossibile non amarlo".
"Io non lo amo affatto. Lo odio".
(p.16) il bambino morto di cui aveva tanto desiderato l'amore;
(p.19) "Anch'io avevo un figlio".
"E' morto?"
"No. E' cresciuto"
"E' normale"
(...)
"Io, lo sai bene, sono soltanto un sogno"
;
(p.28) ha fatto finta di avere freddo;
(p.30) perché è importante essere amati?;
non sono così piccola;
(p.31) tu non puoi capire sei solo una bambina. <è l'adulto che si difende dall'infanzia. Che la vorrebbe veder chiusa in una gabbia qualsiasi, per impedirle di uscire e render conto del fatto che i bambini si trasformano pian piano in burattini di legno>
"ti amo".
"non si dicono queste cose".
"è la verità".
(p.32) sei tu che non sai che cos'è l'amore.;
(p.38) sei tornato per una bambina che ti amava disperatamente?;
(p.40) non potevo sapere.
di Vera Barilla
Stavo all'università, in laboratorio. Mi cadde una lastrina di silicagel dalle mani. Prima di raccoglierla, dissi, come diceva sempre mia madre se le sfuggiva qualcosa dalle dita: "Meglio lì che per terra". Dietro di me, sentìi il risolino soffocato di due colleghe di corso. Una diceva all'altra: "Ma perché ci parla?" Non capivano. Non potevano capire. Capivano solo che al mondo esiste l'utile. Solo quello. La vita gli era cominciata il giorno in cui qualche adulto aveva domandato loro: "Che farai da grande?" Risposta: "Sarò chief assessment manager della multinazionale dove mio padre è PR chair". Di corsa. Leggere la Kristof di corsa. E' pericolosa. Porta con sé un grande pericolo. Un grande pericolo se si è adulti.
Agota Kristof (apprendo a p. 48) è autrice famosissima nella sua lingua acquisita e nemica: il francese. Ungherese di nascita, fugge dall'invasione sovietica e finisce in Svizzera - purtroppo non c'era una Svizzera per i fuggiaschi dall'invasione americana del Guatemala, 1953. Ma questa è memoria adulta. Non le diamo retta.
Famosissima, dicevo: poveretta, non s'è salvata. Anche lei è diventata adulta. Ma io fino ad oggi non la conoscevo - malgrado gli sforzi di Einaudi. Posso immaginare dunque che queste sue cose brevi (e anni '70) le abbia scritte una bambina. Ci sono poeti di sette anni. La Morante ne La storia, ad esempio. E quel poeta che diceva d'un giorno in cui due militari in un boschetto di puttane gli avevano dato la loro età - poveretti, avevano scambiato un bambino per un loro coetaneo. Di corsa. Di corsa, come quando si corre un pericolo.
Allora non farò come al solito. Non metterò in ordine gli appunti che ho scritto leggendo, come faccio sempre. Li lascerò come sono. Per poterli leggere di corsa. In fuga. Per non rischiare. Per evitare il grande pericolo. Quello riassunto nella frase: "l'infanzia è l'invenzione degli adulti affetti da amnesia".
In tondo le citazioni. Tra virgolette a caporale, le note mie.
(p.48) ossessione della scrittura;
(p. 49) l'infanzia e la sua spaventosa intelligenza in un mondo allo sbando.
(p.9)
(p.12) "Mathias è impossibile non amarlo".
"Io non lo amo affatto. Lo odio".
(p.16) il bambino morto di cui aveva tanto desiderato l'amore;
(p.19) "Anch'io avevo un figlio".
"E' morto?"
"No. E' cresciuto"
"E' normale"
(...)
"Io, lo sai bene, sono soltanto un sogno"
(p.28) ha fatto finta di avere freddo;
(p.30) perché è importante essere amati?
non sono così piccola;
(p.31) tu non puoi capire sei solo una bambina. <è l'adulto che si difende dall'infanzia. Che la vorrebbe veder chiusa in una gabbia qualsiasi, per impedirle di uscire e render conto del fatto che i bambini si trasformano pian piano in burattini di legno>
"ti amo".
"non si dicono queste cose".
"è la verità".
(p.32) sei tu che non sai che cos'è l'amore.
(p.38) sei tornato per una bambina che ti amava disperatamente?
(p.40) non potevo sapere
di Vera Barilla
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