INTERVISTE
Franz Krauspenhaar
Per i più giovani direi di iniziare spiegando cos'è l'episodio che viene chiamato delle monetine del Raphael.
Alla fine di aprile del 93 Bettino Craxi, presidente del consiglio, piegato dallo scandalo di Tangentopoli, uscendo dalla sua residenza romana che si trovava all'hotel Raphael, viene investito da insulti, cori irriverenti e monetine lanciate da un gruppo di cittadini, molti di loro giovani; è il momento più emblematico di Tangentopoli, come la firma in calce alla fine della prima repubblica. Da quel momento per il politico milanese e per tanti altri protagonisti della vita politica italiana sarà il tramonto.
Perché la storia degli ultimi quarantenni d'Italia visti con gli occhi di un pittore, Fabio Bucchi? C'è qualcosa di autobiografico.
Non esattamente. Bucchi ha le stesse iniziali di Francis Bacon, il grande pittore inglese, il più grande figurativo dal dopoguerra in poi, sul quale ho pubblicato un paio di anni fa un breve saggio narrativo. Come Bacon, il protagonista io narrante è un'anima inquieta e incline al vizio, alla dissoluzione. In fondo Bucchi è l'incarnazione proprio della nostra Italia, dei suoi ultimi 50 anni raccontati in un monologo interiore che è autobiografia di un uomo ma anche di una nazione.
Nel romanzo sono presentissimi i temi di eros e thanatos, bisogna dire ben dosati e mai fastidiosi come spesso ormai la narrativa contemporanea ce li propone. Il personaggio, a me sembra, forse tramite l'eros cadenza in un certo senso l'evoluzione dei costumi della penisola attraverso gli anni.
Sì, l'eros è in qualche modo la "sezione ritmica", è vero. Cadenza gli episodi intimi e quelli storici, la vita dissoluta di Bucchi s'intreccia coi grandi appuntamenti della storia, quasi tutti tragici.
Il successo per il talentuoso pittore Bucchi arriva solo dopo che è sceso a patti col potere politico e ha preso la famosa tessera di partito (nel caso specifico quella socialista). A me sembra che in questo paese non sia cambiato molto, anche perché quello che io chiamo il PD (il Partito Dellacultura) utilizza ancora gli stessi metodi per imporre i suoi "talenti" alla nazione, sbaglio?
Non sbagli. Sono cambiate alcune cosette di facciata, ma al fondo i modi e le modalità sono le stesse. Anche se la cultura ha ormai minore importanza da un punto di vista strategico, e gli eventi culturali sono quasi sempre utilizzati dalla politica come "scarico", e come alibi per fare e parlare d'altro. Le conventicole, le camarille culturali, poi, sono camere iperbariche, sorta di club esclusivi e autoriferiti che non fanno entrare nessuno che non sia allineato rigorosamente, e, ancor peggio, che non sia "amico degli amici". Dunque un critico di estrema sinistra o d'altra parte d'altra provenienza politica difficilmente si occuperà di uno scrittore che guarda la realtà con occhiali senza, diciamo così, montatura. Addirittura ci sono canoni alla Bloom in sedicesimi che vengono creati non tenendo conto che la realtà è molto più complessa e contraddittoria. Ma loro vogliono creare il loro mondo letterario e artistico fotocopiando le proprie impronte sulla sabbia, sono per la cultura a "partito unico".
Emblematica la parabola di Bucchi, da famiglia votata al fascismo a fedeli togliattiani. Un unicum che la storia contemporanea sta mostrando, sempre più, non così improbabile. Io oggi non sono affatto convinto che ci siamo liberati delle appartenenze politico parrocchiali. Non sarà una caratteristica dell'italiano che senza un duce/baffetto di riferimento non sa vivere la sua vita?
Sì, l'italiano nella sua essenza ha bisogno della forza schiacciante di un tiranno senza scrupoli. E' un anarchico innamorato del potere; lo può essere da servo e ovviamente da detentore del potere stesso. Pasolini aveva raccontato meglio di tutti questo, sia in letteratura che nel cinema, affermando che il potere era anarchico, squisitamente.
Nel libro sono presenti le stragi irrisolte che hanno anch'esse cadenzato la drammatica normalizzazione del paese. Quella che secondo te ha segnato di più il percorso normalizzatore?
La strage di Bologna. Infatti il capitolo sulla strage, alla quale Bucchi assiste per caso, ospite il 2 agosto dell'80 dell'amico bolognese Boratti (che poi è il nome che ho usato per descrivere il grande fumettista Bonvi)è quello a mio avviso più duro, da incubo, anche perché fa scatenare nel pittore una nuova creatività (la serie dei quadri raffiguranti gli autobus 37 – che trasportavano le salme) e poi una tale angoscia che subito dopo si fa accompagnare dall'amico bolognese fino a Firenze per prendere un treno per la Sicilia, per raggiungere un amico del posto e partecipare a un'orgia, durante la quale rivivrà come in una sorta di montaggio cinematografico incalzante le immagini da incubo dei suoi freschi ricordi di distruzione.
Vorrei un parere su una questione a cui tengo molto, la laicità dello stato. Finite le ideologie politiche, oggi, per chi è laico, c'è il rischio di doversi contrapporre in una sorta di guerra di religione non dichiarata (almeno apertamente). Non solo l'influenza nefasta del Vaticano, ogni giorno vediamo un Islam aggressivo che impone a ragazzi e ragazze che vivono sul nostro territorio umiliazioni quando non anche punizioni, a volte si arriva perfino a commettere omicidi. Se i socialisti un merito ce l'hanno avuto, è stato almeno quello di tenere a bada i preti. Oggi tutti fanno a gara al bacipilismo. Se ne può uscire?
Credo che ognuno dovrebbe fare il suo mestiere, ma che se esistono tutti questi baciapile in politica è perché essa stessa, nei suoi rappresentanti, è conscia della sua enorme fragilità, i politici sanno che non si possono fare programmi a lunga scadenza, che le ideologie sono morte, e dunque ci si allea con l'unico grande potere ancora in carica; colpito ma mai affondato. Io personalmente non sono uno che da tutte le colpe al Vaticano, penso sia ingiusto e anche ingenuo. Diciamo che la Chiesa ha delle enormi responsabilità, ma gli errori sono sempre stati fatti anche in tacito accordo con i poteri forti della politica, dunque l'orrore è frutto di un lavoro di squadra, sempre. Laddove la chiesa è stata spazzata via (cioè nei paesi comunisti) non mi pare che ne sia derivato, una volta sparito il totalitarismo, qualcosa di più positivo. Anzi, forse nell'est abbiamo un mix micidiale e unico nel suo genere di mancanza di spiritualità, dovuta a 70 anni di dittatura comunista, insieme al classico cinismo liberista che ci sta uccidendo nemmeno tanto lentamente, all'est come all'ovest.
Prossimi progetti?
Da qualche mese ho chiuso un altro romanzo, in parte autobiografico; parla di uno scrittore che dopo l'infarto comincia ad avere tutta una serie di percezioni extrasensoriali che lo porteranno dove non posso ancora dire. Cupo, drammatico, ma anche pieno di humor, soprattutto nero. Non so ancora quando uscirà, certo non prima dell'anno prossimo.
Alla fine di aprile del 93 Bettino Craxi, presidente del consiglio, piegato dallo scandalo di Tangentopoli, uscendo dalla sua residenza romana che si trovava all'hotel Raphael, viene investito da insulti, cori irriverenti e monetine lanciate da un gruppo di cittadini, molti di loro giovani; è il momento più emblematico di Tangentopoli, come la firma in calce alla fine della prima repubblica. Da quel momento per il politico milanese e per tanti altri protagonisti della vita politica italiana sarà il tramonto.
Perché la storia degli ultimi quarantenni d'Italia visti con gli occhi di un pittore, Fabio Bucchi? C'è qualcosa di autobiografico.
Non esattamente. Bucchi ha le stesse iniziali di Francis Bacon, il grande pittore inglese, il più grande figurativo dal dopoguerra in poi, sul quale ho pubblicato un paio di anni fa un breve saggio narrativo. Come Bacon, il protagonista io narrante è un'anima inquieta e incline al vizio, alla dissoluzione. In fondo Bucchi è l'incarnazione proprio della nostra Italia, dei suoi ultimi 50 anni raccontati in un monologo interiore che è autobiografia di un uomo ma anche di una nazione.
Nel romanzo sono presentissimi i temi di eros e thanatos, bisogna dire ben dosati e mai fastidiosi come spesso ormai la narrativa contemporanea ce li propone. Il personaggio, a me sembra, forse tramite l'eros cadenza in un certo senso l'evoluzione dei costumi della penisola attraverso gli anni.
Sì, l'eros è in qualche modo la "sezione ritmica", è vero. Cadenza gli episodi intimi e quelli storici, la vita dissoluta di Bucchi s'intreccia coi grandi appuntamenti della storia, quasi tutti tragici.
Il successo per il talentuoso pittore Bucchi arriva solo dopo che è sceso a patti col potere politico e ha preso la famosa tessera di partito (nel caso specifico quella socialista). A me sembra che in questo paese non sia cambiato molto, anche perché quello che io chiamo il PD (il Partito Dellacultura) utilizza ancora gli stessi metodi per imporre i suoi "talenti" alla nazione, sbaglio?
Non sbagli. Sono cambiate alcune cosette di facciata, ma al fondo i modi e le modalità sono le stesse. Anche se la cultura ha ormai minore importanza da un punto di vista strategico, e gli eventi culturali sono quasi sempre utilizzati dalla politica come "scarico", e come alibi per fare e parlare d'altro. Le conventicole, le camarille culturali, poi, sono camere iperbariche, sorta di club esclusivi e autoriferiti che non fanno entrare nessuno che non sia allineato rigorosamente, e, ancor peggio, che non sia "amico degli amici". Dunque un critico di estrema sinistra o d'altra parte d'altra provenienza politica difficilmente si occuperà di uno scrittore che guarda la realtà con occhiali senza, diciamo così, montatura. Addirittura ci sono canoni alla Bloom in sedicesimi che vengono creati non tenendo conto che la realtà è molto più complessa e contraddittoria. Ma loro vogliono creare il loro mondo letterario e artistico fotocopiando le proprie impronte sulla sabbia, sono per la cultura a "partito unico".
Emblematica la parabola di Bucchi, da famiglia votata al fascismo a fedeli togliattiani. Un unicum che la storia contemporanea sta mostrando, sempre più, non così improbabile. Io oggi non sono affatto convinto che ci siamo liberati delle appartenenze politico parrocchiali. Non sarà una caratteristica dell'italiano che senza un duce/baffetto di riferimento non sa vivere la sua vita?
Sì, l'italiano nella sua essenza ha bisogno della forza schiacciante di un tiranno senza scrupoli. E' un anarchico innamorato del potere; lo può essere da servo e ovviamente da detentore del potere stesso. Pasolini aveva raccontato meglio di tutti questo, sia in letteratura che nel cinema, affermando che il potere era anarchico, squisitamente.
Nel libro sono presenti le stragi irrisolte che hanno anch'esse cadenzato la drammatica normalizzazione del paese. Quella che secondo te ha segnato di più il percorso normalizzatore?
La strage di Bologna. Infatti il capitolo sulla strage, alla quale Bucchi assiste per caso, ospite il 2 agosto dell'80 dell'amico bolognese Boratti (che poi è il nome che ho usato per descrivere il grande fumettista Bonvi)è quello a mio avviso più duro, da incubo, anche perché fa scatenare nel pittore una nuova creatività (la serie dei quadri raffiguranti gli autobus 37 – che trasportavano le salme) e poi una tale angoscia che subito dopo si fa accompagnare dall'amico bolognese fino a Firenze per prendere un treno per la Sicilia, per raggiungere un amico del posto e partecipare a un'orgia, durante la quale rivivrà come in una sorta di montaggio cinematografico incalzante le immagini da incubo dei suoi freschi ricordi di distruzione.
Vorrei un parere su una questione a cui tengo molto, la laicità dello stato. Finite le ideologie politiche, oggi, per chi è laico, c'è il rischio di doversi contrapporre in una sorta di guerra di religione non dichiarata (almeno apertamente). Non solo l'influenza nefasta del Vaticano, ogni giorno vediamo un Islam aggressivo che impone a ragazzi e ragazze che vivono sul nostro territorio umiliazioni quando non anche punizioni, a volte si arriva perfino a commettere omicidi. Se i socialisti un merito ce l'hanno avuto, è stato almeno quello di tenere a bada i preti. Oggi tutti fanno a gara al bacipilismo. Se ne può uscire?
Credo che ognuno dovrebbe fare il suo mestiere, ma che se esistono tutti questi baciapile in politica è perché essa stessa, nei suoi rappresentanti, è conscia della sua enorme fragilità, i politici sanno che non si possono fare programmi a lunga scadenza, che le ideologie sono morte, e dunque ci si allea con l'unico grande potere ancora in carica; colpito ma mai affondato. Io personalmente non sono uno che da tutte le colpe al Vaticano, penso sia ingiusto e anche ingenuo. Diciamo che la Chiesa ha delle enormi responsabilità, ma gli errori sono sempre stati fatti anche in tacito accordo con i poteri forti della politica, dunque l'orrore è frutto di un lavoro di squadra, sempre. Laddove la chiesa è stata spazzata via (cioè nei paesi comunisti) non mi pare che ne sia derivato, una volta sparito il totalitarismo, qualcosa di più positivo. Anzi, forse nell'est abbiamo un mix micidiale e unico nel suo genere di mancanza di spiritualità, dovuta a 70 anni di dittatura comunista, insieme al classico cinismo liberista che ci sta uccidendo nemmeno tanto lentamente, all'est come all'ovest.
Prossimi progetti?
Da qualche mese ho chiuso un altro romanzo, in parte autobiografico; parla di uno scrittore che dopo l'infarto comincia ad avere tutta una serie di percezioni extrasensoriali che lo porteranno dove non posso ancora dire. Cupo, drammatico, ma anche pieno di humor, soprattutto nero. Non so ancora quando uscirà, certo non prima dell'anno prossimo.
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