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Il Paradiso degli Orchi
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INTERVISTE

Gian Luca Cantù

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Il tuo romanzo risente di alcune influenze; credo che 'Star Wars' abbia lasciato un segno indelebile nell'immaginazione di molte generazioni. Però c'è dell'altro. Sai dirmi come nasce questa tua idea di una storia ambientata in un lontano futuro in cui Roma è ancora presente e anzi è il perno intorno a cui ruotano certi valori diremo 'universali'?



Allora: a parte il fatto che mi ritengo un fan leggero di Star Wars (leggero in quanto non propriamente ferrato su tutta la bibliografia creata a posteriori sulle varie ere della saga, ma fermo ai sei film proiettati) e quindi convinto di aver ricevuto un'influenza non consapevole nella scrittura, la nascita di questo romanzo e la sua stesura nascondono una storia al contempo magica e bizzarra. Verso la metà dell' agosto del 2008 me ne vado al mare con mia moglie. E' un'estate strana. Io esco da due anni di depressione ed in più, a giugno, mia moglie ha perso il bambino che aspettava e che volevamo da molto tempo. Arriviamo di mattina presto alla casa dei miei suoceri, ad Anzio. La voglia di buttarsi al sole e scordare tutto è forte, così ci cambiamo e corriamo in spiaggia. Manco il tempo di sdraiarmi sul lettino, chiudere gli occhi, e questa storia, che diventerà un romanzo, comincia a scorrermi davanti. Ho passato quindici giorni a fare su e giù per il bagnasciuga. Relax: zero. Più andavo avanti e più mi era chiaro cosa dovevo raccontare. Quando il primo settembre siamo tornati a Roma, mi sono dovuto sedere davanti al pc e tirare fuori tutto, sennò sentivo che sarei impazzito. Sono stato al computer 58 giorni, il tempo che mi è servito per la prima stesura.

Mi sento come un mezzo attraverso il quale questa storia si è rivelata. Ma forse è solamente il fatto che avevo bisogno di evadere da questa situazione troppo "reale".



La cosa bella del tuo romanzo, oltre alla storia, è una scrittura che nella recensione ho definito leggera ed elegante. E' un tipo di narrazione che si addice molto a una fantascienza anni '50 e '60; è stata una scelta, o è solo il tuo modo di scrivere?



Innanzi tutto, grazie per il complimento. Amo il tuo modo di scrivere e quindi mi ritengo onorato dal tuo apprezzamento.

Purtroppo, o per fortuna, non mi ritengo, e non sono, uno scrittore professionista in grado di scegliere quale modalità di narrazione utilizzare. Quindi è proprio il mio modo di scrivere. Speriamo non diventi un limite. (ride)



Parlami del prologo. Lì, c'è un'idea di fondo che ritrovo in molti saggisti eretici contemporanei (la razza umana come frutto di un esperimento genetico da parte di una popolazione malvagia e tecnologicamente avanzata). Di fatto, può liberarsi dei suoi geni maligni solo dopo una catastrofe che la faccia rinascere con un DNA diverso. Poi, alla fine del libro, lasci intendere che non è proprio così; all'interno delle stesse razze, bene e male si confondono; siamo quindi destinati a convivere in eterno con gli opposti?



Da sempre, credo, i ricercatori esoterici sono rimasti affascinati dalla mitologica fenice. Io sono uno di questi. Sono, inoltre, convinto che noi, come dice il vecchio Atanor, "viviamo su questo mondo, ma non apparteniamo a questo mondo". Ritengo anche che non esista una dualità, etica o religiosa che sia, ma solo due diversi metodi di lettura ed interpretazione. Bene e Male sono due modi d'interpretare la stessa Cosa. Il libero arbitrio è proprio la libertà di scegliere se seguire una via che porti al male puro, o quella che porterà al bene. Possiamo anche scegliere di vivere nel mezzo, senza prendere mai una scelta di vita netta e limpida. D'altronde in quasi tutte le filosofie orientali, che poggiano molto più sull'uomo di quanto non facciano le religioni mediorientali, il bene ed il male non sono mai totalmente liberi uno dall'altro. Esiste una legge, un dio, un'entità, una regola, siamo noi a scegliere, poi, cosa farne. Il prossimo capitolo della saga affronterà proprio questo aspetto.



Perché Roma e questa proiezione di un mito nel futuro?



Perché Roma è il centro di tutto. I Romani sono stati il vero popolo "iniziato". Il mondo si basa, ancor oggi, su leggi, calendari e regole civili impostate da Roma. A Roma sono state studiate tutte le religioni misteriche (ne sono una prova tutti i templi ritrovati), sono state approfondite tutte le culture incontrate e tutte le arti e culture straniere sono state elaborate ed ampliate. Io credo che Roma nasce con un obiettivo ben preciso, che è quello di "riunire ciò che è sparso". Se analizziamo la sua storia vediamo che il disegno che si compie dalla sua fondazione alla sua caduta, è lì sotto gli occhi di tutti. Roma nasce per dare un sistema politico ed un'unica religione alle masse. Ciò viene portato avanti fino a quando il potere temporale dell'Impero Romano esaurisce il suo scopo materiale e si replica in quello che, a tutt'oggi, è l'attuale Impero: la Chiesa Cattolica Romana. Cambiare piano, dal materiale allo spirituale, non fa altro che accrescerne l'influenza ed il controllo sulle masse. Se devo, quindi, immaginare un futuro, non posso che immaginarlo nella centralità romana. E poi, diciamocelo, sono sempre gli americani ad avere la meglio in tutti i romanzi di fantascienza, era ora che un po' di gloria ce la beccassimo pure noi.



Gladiatori e goliardia. L'eroe del passato che prosegue le sue gesta con altri strumenti, penso alla manipolazione degli elementi (l'eletto di 'Matrix' e il tuo Prescelto si assomigliano). L'umanità sarà mai in grado di manipolare gli elementi come vorrebbero alcune scuole misteriche?



Chissà che non lo facciamo già? O forse lo facevamo, quando il nostro legame con la natura e l'universo era molto più stretto. Prima che il progresso e la venerazione della scienza ci staccassero da nostra Madre. La Terra. Forse un giorno ci riapproprieremo di queste capacità. Chi può dirlo?



Un'ultima considerazione. Il romanzo rischiava di ripercorrere temi e riproporre soggetti i per inflazionati (penso ai Templari). Tu lo fai in modo originale, cioè tu prendi un Templare e lo trasformi in un eroe che definirei kitsch e post moderno e ammanti la sua vita di atmosfere seducenti e direi gotico spaziali... Perché i Templari (e poi gli Illuminati)?



Bellissima la tua definizione, me la rivendo di sicuro. Grazie.

Il mito dei Templari mi ha sempre affascinato. Non quello che ci porta fino a Jacques de Molay, messo al rogo da Filippo il Bello, ma quello dei veri Templari. I nove "misteriosi" cavalieri francesi, guidati da Hugues de Payens, che arrivarono a Gerusalemme e si chiusero a scavare nel Monte del Tempio per molti anni. Tutti e nove erano parenti o imparentati attraverso matrimoni incrociati. Nessuno sa cosa cercassero e cosa trovarono, se qualcosa trovarono. Finita la loro missione, tornarono in Francia, e nessuno seppe veramente che fine fecero, tranne de Payens che fu il primo Gran Maestro dell'ordine. L'ordine che nacque dopo e che ricevette le regole da Bernardo di Chiaravalle, era, ormai, un'altra cosa.

Gli Illuminati, invece, rappresentano, per me, coloro che finalmente sono giunti alla piena consapevolezza. Non hanno niente a che vedere, né con l'Illuminismo, né con gli Illuminati di Baviera.

Mi entusiasmava ricreare un ordine gotico nel futuro, che fosse depositario di antichi segreti e rituali esoterici, ma non volevo che assomigliasse a niente di già visto. Spero che io ci sia riuscito.



Sai che questa tua 'Nuova Era' potrebbe tranquillamente diventare una saga fumettistica nelle mani di qualcuno bravo? La proseguirai, visto il finale, o farai altro?



Sarebbe bellissimo, trovare qualcuno che sappia trasferirla su di un fumetto, oppure renderla visiva con un film. Chissà, forse un giorno.





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