DE FALSU CREDITU
Freysia Stàcc
I miei Pìrlipon
B.L.-Atlante , Pag. 373 Euro 18,00
Infaticabile viaggiatrice, spentasi a novantanove anni mentre progettava la risalita del fiume amazzonico Nambik, per raggiungere quegli indios Nambikwara che per prima, nel millenovecentotrentuno, aveva contattato, dame Freysia Stàcc ebbe a frequentare, alla fine degli anni Quaranta, l'etnìa Pìrlipon. Quell'avventura, cominciò quasi per scherzo, negli austeri saloni del Reform Club (era l'unica donna a cui fu mai concesso, regina a parte, di entrare): lord Sisteract of Tawdyngton, sesto conte Reginald, mise in dubbio l'esistenza dei pigmei, sollecitato dal contrario parere di Ralph Malph Cochrand, vicesegretario della Royal Geographical Society, il quale dava lettura ai soci della relazione inviatagli da Freycorp Droowendrerdren - che quell'esistenza pareva testimoniare. Sir Ralph, pur di dissipare ogni dubbio sulla veridizione dei messi della società che vicesegretava, si dichiarò pronto a partire alla volta del Territorio !Kung - lì s'erano verificati i contatti - e a riportare prove sufficienti a sfatare ogni suspicione, non appena il suo medico lo avrebbe dichiarato idoneo alla partita, giacché ora soffriva d'un maledetto riacutizzarsi della sua asma. Lord Sisteract ironizzò sui "miasmi" che affliggevano il baronetto, e s'offrì di lasciare Londra immantinente, pur che la menzogna fosse rivelata - il che, a giudizio dei membri del circolo, risultò "molto inglese". Richiesto da sir Rowan di fornire una data precisa per la partenza, Sua Signoria specificò che l'avrebbe fatto, non appena avesse risolto, assieme col suo fido giardiniere Mulligatawny, un problema che affliggeva le sue orchidee - le cattleye, in particolare. Anche questo fu giudicato "molto inglese" dai presenti: anzi, molti di loro lo giudicarono atto "più inglese" del precedente.
Fu allora che che Rowntree McIntosh, terzo marchese Gloomish of Gloomingdale, decano del club, propose a Freysia di andare lei a verificare, argomentando, non senza ragione, ch'ella aveva due requisiti che i contendenti non possedevano: esperienza, e saggezza. Così, a partire dall'appena ristabilito aeroporto di Croydon, fu proprio lei: sola, com'era d'abitudine, e portando con sé un ristrettissimo bagaglio, nel quale, assieme alla clorochina, a un bollitore e a una tenda-zanzariera, non mancavano mai una bibbia di Re Giorgio, e uno Shakespeare da viaggio.
Atterrata a Lisbona, Freysia s'imbarcò sul vapore Benfica, e, dopo sei giorni di navigazione, sbarcò a Fhal-b'allah, secondo porto del Come'n'run britannico. E qui, nell'hotel Japetus (che ora porta il suo nome), sorseggiando un tè al seme santo (capace antielmintico), la viaggiatrice prese a redigere i tre quaderni a copertina nera, più un'agenda Philo Fakes burgundy, che sono il testo compòsito al quale quest'edizione fa riferimento - e che si pubblica postumo, e contro gli eredi, e vedremo perché.
Aggregatasi ad una carovana che doveva raggiungere il territorio degli Adìri e dei M!nkàza - turbolenti popolazioni guerriere dell'interno -, verso il bacino dello S!Bam, era già in lei ben vivo il problema di come porsi nei confronti della popolazione rimasta finora leggendaria, a parte il lavoro di Droowendrerdren. Per fortuna, fra i carovanieri vi era un robusto giovinetto, Dick Nqoola, che, educato dai missionari, sapeva sempre che posizione prendere, nei confronti delle popolazioni del luogo e dei loro membri più validi. Ne svelò diverse alla viaggiatrice, intanto che raggiungevano la loro meta: fu utile, in particolare, per i dettagli sulla lingua, che furono preziosissimi, quando la Stàcc - dopo che la carovana venne dispersa da un attacco dei predoni La !kaee, ferocissimi nei confronti dei prigionieri ben dotati di bottino - si trovò sola a vagare nel bush. Finché, stremata, cadde in un crepaccio che, per sua fortuna, era poco profondo, e prossimo a una delle fonti che rifornivano d'acqua una piccola tribù Pìrlipon.
Anche Freysia, come il professor Pröpylæüs Schwäch-Schwänzbfëldtdt, si trovò dinanzi - appena recuperate le forze - il singolare modo di vita dei piccoli uomini che l'avevano salvata. E anche lei si pose a studiarlo con attenzione e competenza, e a riportarlo in pregiati disegni, anatomicamente corretti. Ma quanta comprensione, quanta commossa adesione a quegli usi e costumi, in luogo della fredda e malevola ansia classificatoria dello studioso: adottata da una famigliola - nonno, nonna, papà,mamma, tre femmucce e tre maschietti come prole, più zii, cugini etc. -, non v'era attimo della sua vita nel villaggetto, che non fosse messa a giorno d'una nuova, complessa, interessante e rilassante modalità di comunicazione Pìrlipon. In particolare, giovinetti e giovinette facevano a gara per soddisfare il di lei desiderio di apprendere ogni uso di lingua di quella cultura, intanto che i più anziani la conoscevano e si facevano conoscere più in profondità, membro a membro, contribuendo a quell'intimo contatto che dovrebbe essere il primo materiale a comune nel'incontro di civilizzazioni.
Dopo più di un anno passato nella comunità, per un motivo che la Stàcc non chiarisce, una mattina si trovò di nuovo sola. Nella notte, i Pìrlipon l'avvano abbandonata - lasciandole comunque derrate e bevande sufficienti alla sopravvivenza, indicazioni precise su mappe di corteccia, sì da farle raggiungere il più vicino avamposto britannico nel minor tempo possibile (una di quelle "carte geografiche" è riportata nel corredo iconografico del volume), e una statuetta beneagurante intagliata nel durissimo legno iroko (Clorophora Brodobalanica var. Holmes). Dopodiché la Stàcc ritorna al mondo dei bianchi, e però non pubblicizza la sua avventura. Anzi, i quaderni e l'agenda finiscono in un cassetto, finché una sua pronipote di parte femminile, Rush Bush De La Brousse, non li ha resi pubblici. Suscitando la reazione irritata della parentela, concorde con la maggior parte della critica sull'arbitrio di divulgare ciò che un Autore non reputa adatto alla volgarizzazione. E sollecitando anche azioni legali da parte di quotate consorterie di moralisti e genitori (tra cui la rinomata British Parent's Guild), per il contenuto ideologico ai limiti dell'apologia di reato, siccome le posizioni illustrate nel testo, prese dai Pìrlipon nei confronti dell'educazione e della vita, non collimano - anzi, confliggono - con quelle occidentali. Tuttavia, finora il libro ha potuto circolare, siccome in primo giudizio la De La Brousse e il coimputato editore sono stati dichiarati innocenti perché il fatto non sussiste.
Noi, com'è ovvio, non ci sentiamo abilitati a dirimere la questione: crediamo tuttavia che ogni umana forma di vita sia un esperimento del grande laboratorio dell'umanità. E come ogni speculazione, riuscita o fallimentare che la si giudichi, abbia il diritto di venir compresa, in modo da fungere da insegnamento, da materia di riflessione - magari in quelle società troppo convinte di essere "la"civiltà, e che il loro modo di vivere sia "il"modo, da imporre infine sinanco con la guerra. Così da inverare quello slogan pacifista tedesco che predica gib die trötteln keine chance.
Fu allora che che Rowntree McIntosh, terzo marchese Gloomish of Gloomingdale, decano del club, propose a Freysia di andare lei a verificare, argomentando, non senza ragione, ch'ella aveva due requisiti che i contendenti non possedevano: esperienza, e saggezza. Così, a partire dall'appena ristabilito aeroporto di Croydon, fu proprio lei: sola, com'era d'abitudine, e portando con sé un ristrettissimo bagaglio, nel quale, assieme alla clorochina, a un bollitore e a una tenda-zanzariera, non mancavano mai una bibbia di Re Giorgio, e uno Shakespeare da viaggio.
Atterrata a Lisbona, Freysia s'imbarcò sul vapore Benfica, e, dopo sei giorni di navigazione, sbarcò a Fhal-b'allah, secondo porto del Come'n'run britannico. E qui, nell'hotel Japetus (che ora porta il suo nome), sorseggiando un tè al seme santo (capace antielmintico), la viaggiatrice prese a redigere i tre quaderni a copertina nera, più un'agenda Philo Fakes burgundy, che sono il testo compòsito al quale quest'edizione fa riferimento - e che si pubblica postumo, e contro gli eredi, e vedremo perché.
Aggregatasi ad una carovana che doveva raggiungere il territorio degli Adìri e dei M!nkàza - turbolenti popolazioni guerriere dell'interno -, verso il bacino dello S!Bam, era già in lei ben vivo il problema di come porsi nei confronti della popolazione rimasta finora leggendaria, a parte il lavoro di Droowendrerdren. Per fortuna, fra i carovanieri vi era un robusto giovinetto, Dick Nqoola, che, educato dai missionari, sapeva sempre che posizione prendere, nei confronti delle popolazioni del luogo e dei loro membri più validi. Ne svelò diverse alla viaggiatrice, intanto che raggiungevano la loro meta: fu utile, in particolare, per i dettagli sulla lingua, che furono preziosissimi, quando la Stàcc - dopo che la carovana venne dispersa da un attacco dei predoni La !kaee, ferocissimi nei confronti dei prigionieri ben dotati di bottino - si trovò sola a vagare nel bush. Finché, stremata, cadde in un crepaccio che, per sua fortuna, era poco profondo, e prossimo a una delle fonti che rifornivano d'acqua una piccola tribù Pìrlipon.
Anche Freysia, come il professor Pröpylæüs Schwäch-Schwänzbfëldtdt, si trovò dinanzi - appena recuperate le forze - il singolare modo di vita dei piccoli uomini che l'avevano salvata. E anche lei si pose a studiarlo con attenzione e competenza, e a riportarlo in pregiati disegni, anatomicamente corretti. Ma quanta comprensione, quanta commossa adesione a quegli usi e costumi, in luogo della fredda e malevola ansia classificatoria dello studioso: adottata da una famigliola - nonno, nonna, papà,mamma, tre femmucce e tre maschietti come prole, più zii, cugini etc. -, non v'era attimo della sua vita nel villaggetto, che non fosse messa a giorno d'una nuova, complessa, interessante e rilassante modalità di comunicazione Pìrlipon. In particolare, giovinetti e giovinette facevano a gara per soddisfare il di lei desiderio di apprendere ogni uso di lingua di quella cultura, intanto che i più anziani la conoscevano e si facevano conoscere più in profondità, membro a membro, contribuendo a quell'intimo contatto che dovrebbe essere il primo materiale a comune nel'incontro di civilizzazioni.
Dopo più di un anno passato nella comunità, per un motivo che la Stàcc non chiarisce, una mattina si trovò di nuovo sola. Nella notte, i Pìrlipon l'avvano abbandonata - lasciandole comunque derrate e bevande sufficienti alla sopravvivenza, indicazioni precise su mappe di corteccia, sì da farle raggiungere il più vicino avamposto britannico nel minor tempo possibile (una di quelle "carte geografiche" è riportata nel corredo iconografico del volume), e una statuetta beneagurante intagliata nel durissimo legno iroko (Clorophora Brodobalanica var. Holmes). Dopodiché la Stàcc ritorna al mondo dei bianchi, e però non pubblicizza la sua avventura. Anzi, i quaderni e l'agenda finiscono in un cassetto, finché una sua pronipote di parte femminile, Rush Bush De La Brousse, non li ha resi pubblici. Suscitando la reazione irritata della parentela, concorde con la maggior parte della critica sull'arbitrio di divulgare ciò che un Autore non reputa adatto alla volgarizzazione. E sollecitando anche azioni legali da parte di quotate consorterie di moralisti e genitori (tra cui la rinomata British Parent's Guild), per il contenuto ideologico ai limiti dell'apologia di reato, siccome le posizioni illustrate nel testo, prese dai Pìrlipon nei confronti dell'educazione e della vita, non collimano - anzi, confliggono - con quelle occidentali. Tuttavia, finora il libro ha potuto circolare, siccome in primo giudizio la De La Brousse e il coimputato editore sono stati dichiarati innocenti perché il fatto non sussiste.
Noi, com'è ovvio, non ci sentiamo abilitati a dirimere la questione: crediamo tuttavia che ogni umana forma di vita sia un esperimento del grande laboratorio dell'umanità. E come ogni speculazione, riuscita o fallimentare che la si giudichi, abbia il diritto di venir compresa, in modo da fungere da insegnamento, da materia di riflessione - magari in quelle società troppo convinte di essere "la"civiltà, e che il loro modo di vivere sia "il"modo, da imporre infine sinanco con la guerra. Così da inverare quello slogan pacifista tedesco che predica gib die trötteln keine chance.
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