RECENSIONI
Hans Magnus Enzensberger
I miei flop preferiti
Einaudi, Pag. 233 Euro 19,50
Vero è che Enzensberger è del '29, quindi ha 83 anni, vero è che la sua enorme attività intellettuale non ha praticamente confini, ma questo suo ultimo libro pubblicato per Einaudi è un classico esempio di senilità o comunque di difficoltà a scindere cosa è utile e cosa non lo è affatto.
Non voglio infognarmi nel solito discorso dell'assoluta inutilità della gran parte dell'editoria contemporanea, soprattutto narrativa, ma davvero di questo I miei flop preferiti non se ne sentiva la mancanza.
Dice il sottotitolo: e altre idee a disposizione delle generazioni future. Perché l'autore vede negli insuccessi una fonte investigativa del vivere, esempi luminosi di ciò che l'esistenza potrebbe non essere. Della serie (e banalizzo): tutto fa brodo.
Francamente non ci vuole un intellettuale di grido perché ci si renda conta della scoperta dell'acqua calda. Basta anche uscire di casa per accorgersi che quel che valeva il giorno prima è difficile che valga nel presente, soprattutto tenendo conto di questo 'presente'.
Pinzillacchere, avrebbe detto Totò, ma di sicuro gli innumerevoli stralci di progetti (di tutti i generi, si va dalle sceneggiature di film, a libretti operistici, a biografie di personaggi famosi, a studi di settore) che vengono riportati nei vari capitoli hanno per il sottoscritto lo stesso valore di quello che potrebbe avere assistere ad una partita di scopa in un'osteria di paese.
Ricordo il famoso dialogo in Caro Diario di Nanni Moretti, quando Gerardo, l'amico del regista, nel pieno della notte nell'isola di Alicudi sproloquia: Enzensberger dice che la televisione è il nulla. Va bene. Però dimostrami che la partita che abbiamo visto qualche giorno fa, Honduras Belgio, con cinque capovolgimenti di fronte equivale al nulla. Mai il nulla è sembrato tanto.
Ecco potrei rispondere anch'io allo stesso modo, ma parlando de I miei flop preferiti: l'esaltazione del nulla - che fu poi davvero tale, nel senso che quando un'opera non appare, pur se scritta, in fondo non è mai esistita – e anche la netta sensazione che l'uomo, l'intellettuale, pur giocando sui suoi fallimenti, in realtà si prenda troppo sul serio.
Mancano in questo libro i giudizi vetriolitici, tipici dell'Enzensberger, la procedura analitica della materia, il senso quasi ontologico dell'imperfezione. Proprio dove l'imperfezione e la non riuscita sono l'oggetto del contendere.
Insomma un buco nell'acqua, ma non vorrei che questo fosse l'inizio di una deriva (tipica della contemporaneità. Un esempio? Tanto per dirne una? L'esposizione in un museo dei libri letti da De Andrè con le sue annotazioni a margine) che ci costringerà poi a vedere pubblicate la lista delle spese dello studioso tedesco magari anche in un periodo di dieta.
Mah...
di Alfredo Ronci
Non voglio infognarmi nel solito discorso dell'assoluta inutilità della gran parte dell'editoria contemporanea, soprattutto narrativa, ma davvero di questo I miei flop preferiti non se ne sentiva la mancanza.
Dice il sottotitolo: e altre idee a disposizione delle generazioni future. Perché l'autore vede negli insuccessi una fonte investigativa del vivere, esempi luminosi di ciò che l'esistenza potrebbe non essere. Della serie (e banalizzo): tutto fa brodo.
Francamente non ci vuole un intellettuale di grido perché ci si renda conta della scoperta dell'acqua calda. Basta anche uscire di casa per accorgersi che quel che valeva il giorno prima è difficile che valga nel presente, soprattutto tenendo conto di questo 'presente'.
Pinzillacchere, avrebbe detto Totò, ma di sicuro gli innumerevoli stralci di progetti (di tutti i generi, si va dalle sceneggiature di film, a libretti operistici, a biografie di personaggi famosi, a studi di settore) che vengono riportati nei vari capitoli hanno per il sottoscritto lo stesso valore di quello che potrebbe avere assistere ad una partita di scopa in un'osteria di paese.
Ricordo il famoso dialogo in Caro Diario di Nanni Moretti, quando Gerardo, l'amico del regista, nel pieno della notte nell'isola di Alicudi sproloquia: Enzensberger dice che la televisione è il nulla. Va bene. Però dimostrami che la partita che abbiamo visto qualche giorno fa, Honduras Belgio, con cinque capovolgimenti di fronte equivale al nulla. Mai il nulla è sembrato tanto.
Ecco potrei rispondere anch'io allo stesso modo, ma parlando de I miei flop preferiti: l'esaltazione del nulla - che fu poi davvero tale, nel senso che quando un'opera non appare, pur se scritta, in fondo non è mai esistita – e anche la netta sensazione che l'uomo, l'intellettuale, pur giocando sui suoi fallimenti, in realtà si prenda troppo sul serio.
Mancano in questo libro i giudizi vetriolitici, tipici dell'Enzensberger, la procedura analitica della materia, il senso quasi ontologico dell'imperfezione. Proprio dove l'imperfezione e la non riuscita sono l'oggetto del contendere.
Insomma un buco nell'acqua, ma non vorrei che questo fosse l'inizio di una deriva (tipica della contemporaneità. Un esempio? Tanto per dirne una? L'esposizione in un museo dei libri letti da De Andrè con le sue annotazioni a margine) che ci costringerà poi a vedere pubblicate la lista delle spese dello studioso tedesco magari anche in un periodo di dieta.
Mah...
di Alfredo Ronci
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Hammerstein o dell'ostinazione
Einaudi, Pag. 287 Euro 20,00Quando mi capita di trovarmi di fronte ad un testo di Enzensberger non posso non fare a meno di pensare al famoso dialogo di Caro Diario di Nanni Moretti, quando Gerardo, l'amico del regista, nel pieno della notte nell'isola di Alicudi dice: Enzensberger dice che la televisione è il nulla. Va bene. Però dimostrami che la partita che abbiamo visto qualche giorno fa, Honduras Belgio, con cinque capovolgimenti di fronte equivale al nulla. Mai il nulla è sembrato tanto.
Meraviglioso!
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