RECENSIONI
Corrado Augias
I segreti di Istanbul
Einaudi, Pag. 280 Euro 20,00
Ha trovato la formula giusta, Augias, per fare breccia nel popolo dei lettori sfornando con opportuna cadenza una serie di libri sui “segreti” delle città. Una formula ben collaudata, che mescola storia paesaggio arte aneddoto curiosità leggenda e suggerimenti turistici. Lo fa con leggerezza, saltando da un argomento all’altro e poi tornando ad approfondire accenni già dati e a soddisfare curiosità abilmente sollecitate nel corso delle pagine precedenti. Una tessitura magistrale orchestrata con benemerita furbizia.
Dopo aver trattato Roma, Parigi, Londra e New York è approdato a Istanbul, e anche con un certo tempismo visto che la Turchia è sotto le luci della ribalta.
Dal punto di vista storico ce n’è da dire, su questo crocevia di imperi, civiltà e religioni che col suo stesso cambiar nome dà testimonianza di un avvicendamento senza pari. Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul.
Per tessere intorno alla città un alone di fascino Augias affida le descrizioni ai letterati che ne hanno parlato nei loro libri. Troviamo così citati Pierre Loti, De Amicis, Vargas Llosa, Pamuk, Tolstoj, Théophile Gautier. Altre fonti, di carattere storico, sono elencate nella ricca bibliografia. L’apparente leggerezza del testo è costruita a gratificazione del lettore, ma si fonda su uno studio accurato, e non ci si poteva aspettare di meno da un uomo di cultura come Corrado Augias. Un uomo che ama la cultura in modo quasi commovente, e voglio dirlo qui dopo aver colto di lui un aspetto meno noto. Perché non si accontenta di elargire opinioni dal comodo piedistallo di giornali e tv. L’ho visto più di una volta arrivare in moto, questo scrittore ultraottantenne, per presentare i suoi libri in piccolissime librerie conversando con un ristretto manipolo di lettori con la stessa grazia e la stessa passione che dedicherebbe a un più ampio uditorio.
Tornando al libro, vi si trova quello che ci si aspetta: storie di imperatori, sultani, schiave e regine.
Era certamente astuta, la prima qualità richiesta dalla politica; era cioè in grado di cogliere le motivazioni reali dei comportamenti dietro i pretesti che li rivestono e spesso li nascondono. C’è chi dice che (…) Teodora (letteralmente: dono di Dio) sia stata la donna più ammirata, temuta e odiata del mondo antico. Amata no, questo non lo dice nessuno – salvo suo marito Giustiniano che l’adorava.
Prendendo spunto da un dettaglio architettonico, uno scorcio, una fusione di odori e suoni, si ricostruiscono episodi inusuali, gloriosi o crudelissimi. Intrighi tramati nell’ovattato mistero dell’harem e conclusi magari dentro una sacca ben chiusa gettata nel Bosforo. Gloriose gesta militari e gustosi pettegolezzi.
Ecco come dall’osservazione diretta del paesaggio nasce la narrazione di uno degli episodi più epici e cruenti, la presa della città da parte di Maometto II.
… sono salito in cima alla fortezza costruita sulla sponda europea. Lo spettacolo è grandioso, soprattutto illuminante. Ciò che oggi si vede è in prevalenza il traffico ininterrotto delle petroliere che vanno a fare il loro carico nei porti del Mar Nero, battelli turistici, piccole imbarcazioni (…) La prospettiva oggi è più pacifica ma si capisce bene perché uno dei primi atti di quel genio che fu Maometto II sia stato di assicurarsi il controllo del Bosforo: togliere il fiato alla città che si deve prendere per facilitarne la conquista, nessuno prima di lui l’aveva capito con tale precisione.
Segue un racconto complesso e drammatico, in cui è inclusa l’incredibile impresa di trasportare alcune navi via terra per forzare il blocco.
Racconti epici, dicevo, ma insieme abbondano curiosità poco note, come la presenza della Società operaia italiana di mutuo soccorso, fondata nel 1863 a sostegno degli emigrati italiani. Ci sono tante storie nella storia, come l’avventura di Florence Nightingale, l’eroica infermiera della guerra di Crimea. O la gloriosa e tragica epopea della famiglia Camondo, che si inserisce in quella più ampia della comunità ebraica.
Piccoli e grandi scorci tracciano il ritratto di una città viva e cosmopolita, spesso animata da grande spirito innovativo e riformista che contrasta (o forse ne è solo il contraltare) con i rigori della tradizione. Quello che è certo è che se ne esce abbagliati.
di Giovanna Repetto
Dopo aver trattato Roma, Parigi, Londra e New York è approdato a Istanbul, e anche con un certo tempismo visto che la Turchia è sotto le luci della ribalta.
Dal punto di vista storico ce n’è da dire, su questo crocevia di imperi, civiltà e religioni che col suo stesso cambiar nome dà testimonianza di un avvicendamento senza pari. Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul.
Per tessere intorno alla città un alone di fascino Augias affida le descrizioni ai letterati che ne hanno parlato nei loro libri. Troviamo così citati Pierre Loti, De Amicis, Vargas Llosa, Pamuk, Tolstoj, Théophile Gautier. Altre fonti, di carattere storico, sono elencate nella ricca bibliografia. L’apparente leggerezza del testo è costruita a gratificazione del lettore, ma si fonda su uno studio accurato, e non ci si poteva aspettare di meno da un uomo di cultura come Corrado Augias. Un uomo che ama la cultura in modo quasi commovente, e voglio dirlo qui dopo aver colto di lui un aspetto meno noto. Perché non si accontenta di elargire opinioni dal comodo piedistallo di giornali e tv. L’ho visto più di una volta arrivare in moto, questo scrittore ultraottantenne, per presentare i suoi libri in piccolissime librerie conversando con un ristretto manipolo di lettori con la stessa grazia e la stessa passione che dedicherebbe a un più ampio uditorio.
Tornando al libro, vi si trova quello che ci si aspetta: storie di imperatori, sultani, schiave e regine.
Era certamente astuta, la prima qualità richiesta dalla politica; era cioè in grado di cogliere le motivazioni reali dei comportamenti dietro i pretesti che li rivestono e spesso li nascondono. C’è chi dice che (…) Teodora (letteralmente: dono di Dio) sia stata la donna più ammirata, temuta e odiata del mondo antico. Amata no, questo non lo dice nessuno – salvo suo marito Giustiniano che l’adorava.
Prendendo spunto da un dettaglio architettonico, uno scorcio, una fusione di odori e suoni, si ricostruiscono episodi inusuali, gloriosi o crudelissimi. Intrighi tramati nell’ovattato mistero dell’harem e conclusi magari dentro una sacca ben chiusa gettata nel Bosforo. Gloriose gesta militari e gustosi pettegolezzi.
Ecco come dall’osservazione diretta del paesaggio nasce la narrazione di uno degli episodi più epici e cruenti, la presa della città da parte di Maometto II.
… sono salito in cima alla fortezza costruita sulla sponda europea. Lo spettacolo è grandioso, soprattutto illuminante. Ciò che oggi si vede è in prevalenza il traffico ininterrotto delle petroliere che vanno a fare il loro carico nei porti del Mar Nero, battelli turistici, piccole imbarcazioni (…) La prospettiva oggi è più pacifica ma si capisce bene perché uno dei primi atti di quel genio che fu Maometto II sia stato di assicurarsi il controllo del Bosforo: togliere il fiato alla città che si deve prendere per facilitarne la conquista, nessuno prima di lui l’aveva capito con tale precisione.
Segue un racconto complesso e drammatico, in cui è inclusa l’incredibile impresa di trasportare alcune navi via terra per forzare il blocco.
Racconti epici, dicevo, ma insieme abbondano curiosità poco note, come la presenza della Società operaia italiana di mutuo soccorso, fondata nel 1863 a sostegno degli emigrati italiani. Ci sono tante storie nella storia, come l’avventura di Florence Nightingale, l’eroica infermiera della guerra di Crimea. O la gloriosa e tragica epopea della famiglia Camondo, che si inserisce in quella più ampia della comunità ebraica.
Piccoli e grandi scorci tracciano il ritratto di una città viva e cosmopolita, spesso animata da grande spirito innovativo e riformista che contrasta (o forse ne è solo il contraltare) con i rigori della tradizione. Quello che è certo è che se ne esce abbagliati.
di Giovanna Repetto
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