RECENSIONI
Alice James
Il diario 1889-1892
Nutrimenti, Pag.237 Euro 16,00
Credo proprio che se riuscirò a prendere l'abitudine di annotare un po' di quel che accade – o piuttosto di quel che non accade...(pag.35).
Il senso del libro sta proprio nella frase iniziale di questo diario, che prima ancora di essere testimonianza straordinaria di una esistenza "sciupata" è, come disse qualcuno al suo apparire per la prima volta nel lontano 1964, un capolavoro assoluto della letteratura del novecento.
Gli ultimi tre anni di vita di Alice James (sorella di Henry James), donna modernissima e avanti coi tempi, sono non solo un resoconto culturale e politico degli avvenimenti del tempo (sfilano davanti al suo letto personalità di assoluta caratura e si snocciolano eventi di rilevanza storica), ma il bilancio di una presenza-assenza al continuo cospetto con la morte.
La malattia ultima che costrinse la scrittrice a tale confronto fu solo la punta dell'iceberg di una condizione, tutta femminile, che costrinse la donna ad un status anni luce lontano dalle effettive potenzialità del suo sentire.
Femminista, laica, anti-imperialista: cosa non fu la James, anzi, cosa non rivelò attraverso questo diario, apparentemente solo strumento di sé (se mi posso permettere, è l'unica "civetteria" di una donna che aveva la piena consapevolezza che il suo scrivere avrebbe avuto la dovuta legittimazione), in realtà, vera e propria summa di un mondo alle soglie di sconvolgimenti epocali.
Come sono felice di non avere mai lottato per diventare una di quelle persone "che non sono come gli altri", ma di avere scoperto fin dal primo momento che il mio talento consisteva nell'essere proprio come tutti- pag.95.
L'assoluta convinzione di essere, per quanto donna, alla pari con gli altri può apparire, ad una attenta lettura del diario, una contraddizione in termini rispetto ad una rappresentazione fisica di sé che sfiora la caricatura. Alice non perde occasione per sottolineare di continuo il suo aspetto sgradevole, scegliendo un'aggettivazione pesante e negativa: "mucchio di stracci", "carcassa malata".
E' solo una fuga nella malattia. Una fuga che le permette di non affrontare il mondo che le è stato precluso, ma le permette, paradossalmente, di elevarsi con lucidità intellettuale alla stregua dei maschi.
Lei così reclusa ha una finestra sul mondo. I rapporti, nonostante tutto, con le persone che contano, le consentono di esprimersi a modo e con una trasparenza che, dati i tempi, assumono valenza universale ed anticipatoria: Credo che sarò sempre una sporca capitalista, una vergogna alla quale, tutto sommato, posso sottostare con un certo garbo, perché non sarei in grado di dare molto corpo al proletariato- pag.127. Anche qui l'immodestia, o la civetteria, non la semplificano di una audacia inusitata: forse non aveva letto Marx, "giustamente" la coscienza di classe era un concetto a lei lontano, ma il senso della solidarietà e della fratellanza tra le classi erano non solo alla sua portata, ma cementificavano il suo essere al di là delle convenzioni sociali. Ma dice anche di più: Eppure, ad ogni sciopero, migliaia di persone affamate, lacere e ignoranti, resistono o cadono tutte insieme e senza farsene un vanto. Pag.127.
Dicevamo all'inizio, una testimonianza straordinaria. Ma il diario ebbe una vita travagliata. Katharine P.Loring, la donna che negli ultimi mesi della malattia della James le fu accanto e che "amanuense" delle pagine finali del manoscritto raccolse le sue ultime volontà, alla morte della scrittrice decise di stampare 5 copie. Una la tenne per sé, le altre quattro ai quattro fratelli della defunta. Henry James, pur esterrefatto dalla qualità letteraria dell'opera della sorella, convinto che mettesse in piazza fatti troppo personali e "domestici" bruciò la propria.
Non bastò: da quell'ultimo decennio del diciannovesimo secolo a noi è giunta una dichiarazione d'amore alla vita, ed insieme, alcune tra le pagine più commoventi e coinvolgenti della letteratura mondiale. Quando le luci si spengono (sì permettetemi un pizzico di teatralità) rimaniamo divisi tra la sensazione di aver partecipato ad un evento e quella di sentirsi sottrarre una parte di noi. In modo assolutamente doloroso e straziante.
Per me il libro più importante del 2006. E forse tra i più importanti del novecento.
di Alfredo Ronci
Il senso del libro sta proprio nella frase iniziale di questo diario, che prima ancora di essere testimonianza straordinaria di una esistenza "sciupata" è, come disse qualcuno al suo apparire per la prima volta nel lontano 1964, un capolavoro assoluto della letteratura del novecento.
Gli ultimi tre anni di vita di Alice James (sorella di Henry James), donna modernissima e avanti coi tempi, sono non solo un resoconto culturale e politico degli avvenimenti del tempo (sfilano davanti al suo letto personalità di assoluta caratura e si snocciolano eventi di rilevanza storica), ma il bilancio di una presenza-assenza al continuo cospetto con la morte.
La malattia ultima che costrinse la scrittrice a tale confronto fu solo la punta dell'iceberg di una condizione, tutta femminile, che costrinse la donna ad un status anni luce lontano dalle effettive potenzialità del suo sentire.
Femminista, laica, anti-imperialista: cosa non fu la James, anzi, cosa non rivelò attraverso questo diario, apparentemente solo strumento di sé (se mi posso permettere, è l'unica "civetteria" di una donna che aveva la piena consapevolezza che il suo scrivere avrebbe avuto la dovuta legittimazione), in realtà, vera e propria summa di un mondo alle soglie di sconvolgimenti epocali.
Come sono felice di non avere mai lottato per diventare una di quelle persone "che non sono come gli altri", ma di avere scoperto fin dal primo momento che il mio talento consisteva nell'essere proprio come tutti- pag.95.
L'assoluta convinzione di essere, per quanto donna, alla pari con gli altri può apparire, ad una attenta lettura del diario, una contraddizione in termini rispetto ad una rappresentazione fisica di sé che sfiora la caricatura. Alice non perde occasione per sottolineare di continuo il suo aspetto sgradevole, scegliendo un'aggettivazione pesante e negativa: "mucchio di stracci", "carcassa malata".
E' solo una fuga nella malattia. Una fuga che le permette di non affrontare il mondo che le è stato precluso, ma le permette, paradossalmente, di elevarsi con lucidità intellettuale alla stregua dei maschi.
Lei così reclusa ha una finestra sul mondo. I rapporti, nonostante tutto, con le persone che contano, le consentono di esprimersi a modo e con una trasparenza che, dati i tempi, assumono valenza universale ed anticipatoria: Credo che sarò sempre una sporca capitalista, una vergogna alla quale, tutto sommato, posso sottostare con un certo garbo, perché non sarei in grado di dare molto corpo al proletariato- pag.127. Anche qui l'immodestia, o la civetteria, non la semplificano di una audacia inusitata: forse non aveva letto Marx, "giustamente" la coscienza di classe era un concetto a lei lontano, ma il senso della solidarietà e della fratellanza tra le classi erano non solo alla sua portata, ma cementificavano il suo essere al di là delle convenzioni sociali. Ma dice anche di più: Eppure, ad ogni sciopero, migliaia di persone affamate, lacere e ignoranti, resistono o cadono tutte insieme e senza farsene un vanto. Pag.127.
Dicevamo all'inizio, una testimonianza straordinaria. Ma il diario ebbe una vita travagliata. Katharine P.Loring, la donna che negli ultimi mesi della malattia della James le fu accanto e che "amanuense" delle pagine finali del manoscritto raccolse le sue ultime volontà, alla morte della scrittrice decise di stampare 5 copie. Una la tenne per sé, le altre quattro ai quattro fratelli della defunta. Henry James, pur esterrefatto dalla qualità letteraria dell'opera della sorella, convinto che mettesse in piazza fatti troppo personali e "domestici" bruciò la propria.
Non bastò: da quell'ultimo decennio del diciannovesimo secolo a noi è giunta una dichiarazione d'amore alla vita, ed insieme, alcune tra le pagine più commoventi e coinvolgenti della letteratura mondiale. Quando le luci si spengono (sì permettetemi un pizzico di teatralità) rimaniamo divisi tra la sensazione di aver partecipato ad un evento e quella di sentirsi sottrarre una parte di noi. In modo assolutamente doloroso e straziante.
Per me il libro più importante del 2006. E forse tra i più importanti del novecento.
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