RECENSIONI
Luca Moretti
Il senso del piombo
Castelvecchi, Pag. 127 Euro 12, 50
Scrivere la storia di un gruppo eversivo di estrema destra in forma anonima. Farlo in un momento storico estremamente delicato come questo. Riuscirci. È questa la bella notizia. Il senso del piombo di Luca Moretti è un ottimo racconto (romanzo breve). Coinvolgente, la scrittura elegante ed essenziale. Lo dico da un punto di vista meramente letterario. Premetto che non so nulla degli anni'70, delle lotte armate, delle opposte fazioni. Chi mi conosce sa che non mi interessa un fico secco di politica (parafrasando il Battiato del "Beethowen e Sinatra preferisco l'insalata", potrei dire che a destra e sinistra preferisco una rivista – magari che parli di alieni in mezzo a noi). Con buona pace dei direttori editoriali che dicono che sono ambiguo politicamente (no, togliere il politicamente, io sono ambiguo e basta!).
Si diceva, Il senso del piombo. Una storia di ragazzi di vita di tempi sbagliati. Un gruppuscolo di invasati che provava a fare la rivoluzione da destra, a combattere il sistema e aveva le palle per farlo. Un gruppo che andava contro tutti, che s'era svincolato dalle logiche del loro partito di riferimento, che utilizzava chiunque per ottenere il suo scopo. Luca (il Tenente), Cocomero, Frida, Alì, il Mulatto, il Cecato, il Modernista. Non è Romanzo Criminale, per fortuna (anche se potrebbe sviare). Qui non c'è l'autocompiacimento per il male diffuso a livello di massa tramite una grande casa editrice. Moretti in pochi agili paragrafi ci dipinge la frustrazione giovanile, la rabbia che diventa odio per il Sistema. Un Sistema che ha bisogno di burattini affinché il burattinaio continui a muovere i fili. Pochi agili paragrafi in cui viene fuori il Disegno di uno Stato abilissimo burattinaio (Sistema Mondo, anzi "Ordine Naturale", direbbe il personaggio – caricaturale ma essenziale di Taranta).
Da bambino ricordo che Carlos Reutmann era uno dei miei piloti di Formula 1 preferiti. Giocavo con le macchine e lo facevo vincere. Moretti s'inventa questo nome collettivo per indicare la sigla del gruppo formato dai giovani di destra incazzati. Chi conosce le cose di quegli anni sa a chi poteva riferirsi (Ordine Nuovo, Terza Posizione?); nell'economia del romanzo funziona. Carlos Reutmann comincia una lotta forsennata contro i nemici dello Stato. I Rossi che da una parte (e sullo sfondo) fanno le loro cose (le stesse, un assedio contro lo Stato su più fronti, come se qualcuno avesse dato il là a una guerra civile degli opposti estremismi non fra loro, ma fra loro e il Sistema borghese). I Neri di qua prima improvvisano poi si organizzano per bene.
Credibili sono le ricostruzioni delle situazioni, sparuti ma mai banali i pochi dialoghi. Lapidaria ed elegiaca la presenza di una Città Eterna nella sua maledizione di dover assimilare, fagocitare, rigettare (o riciclare) tutti. Il suo splendore di madre, e soprattutto puttana (una vera Lupa-nare). Lo scenario perfetto per esaltare i corpi muscolosi di questi guerrieri della strada, figli di un popolo che non sa che farsene dei suoi attributi finché qualcuno non dice loro di usarli contro qualcun altro.
La fine è nota, ma se la leggete è meglio. La fine la decreta sempre la storia ufficiale. Poi il tempo ci fa scoprire che non è proprio così. Gli ideali di Carlos Reutmann si impantanano dentro la Volontà, sbattono contro il muro di un'Italia delle stragi che è pronta per ripartire come se nulla fosse. Che, anzi, si ruba pure il bel nomignolo per darlo in pasto ai benpensanti. Sono stati loro, le bombe nelle stazioni, le terribili (pluto-catto-comu-fascio-giudaico-massoniche) stragi di innocenti triturati nella Strategia della Tensione.
Un romanzo coraggioso. Che scontenterà tutti. (Perché non l'ha scritto uno di destra? Cari amici di destra, chiedetevelo!) Così deve essere.
di Adriano Angelini Sut
Si diceva, Il senso del piombo. Una storia di ragazzi di vita di tempi sbagliati. Un gruppuscolo di invasati che provava a fare la rivoluzione da destra, a combattere il sistema e aveva le palle per farlo. Un gruppo che andava contro tutti, che s'era svincolato dalle logiche del loro partito di riferimento, che utilizzava chiunque per ottenere il suo scopo. Luca (il Tenente), Cocomero, Frida, Alì, il Mulatto, il Cecato, il Modernista. Non è Romanzo Criminale, per fortuna (anche se potrebbe sviare). Qui non c'è l'autocompiacimento per il male diffuso a livello di massa tramite una grande casa editrice. Moretti in pochi agili paragrafi ci dipinge la frustrazione giovanile, la rabbia che diventa odio per il Sistema. Un Sistema che ha bisogno di burattini affinché il burattinaio continui a muovere i fili. Pochi agili paragrafi in cui viene fuori il Disegno di uno Stato abilissimo burattinaio (Sistema Mondo, anzi "Ordine Naturale", direbbe il personaggio – caricaturale ma essenziale di Taranta).
Da bambino ricordo che Carlos Reutmann era uno dei miei piloti di Formula 1 preferiti. Giocavo con le macchine e lo facevo vincere. Moretti s'inventa questo nome collettivo per indicare la sigla del gruppo formato dai giovani di destra incazzati. Chi conosce le cose di quegli anni sa a chi poteva riferirsi (Ordine Nuovo, Terza Posizione?); nell'economia del romanzo funziona. Carlos Reutmann comincia una lotta forsennata contro i nemici dello Stato. I Rossi che da una parte (e sullo sfondo) fanno le loro cose (le stesse, un assedio contro lo Stato su più fronti, come se qualcuno avesse dato il là a una guerra civile degli opposti estremismi non fra loro, ma fra loro e il Sistema borghese). I Neri di qua prima improvvisano poi si organizzano per bene.
Credibili sono le ricostruzioni delle situazioni, sparuti ma mai banali i pochi dialoghi. Lapidaria ed elegiaca la presenza di una Città Eterna nella sua maledizione di dover assimilare, fagocitare, rigettare (o riciclare) tutti. Il suo splendore di madre, e soprattutto puttana (una vera Lupa-nare). Lo scenario perfetto per esaltare i corpi muscolosi di questi guerrieri della strada, figli di un popolo che non sa che farsene dei suoi attributi finché qualcuno non dice loro di usarli contro qualcun altro.
La fine è nota, ma se la leggete è meglio. La fine la decreta sempre la storia ufficiale. Poi il tempo ci fa scoprire che non è proprio così. Gli ideali di Carlos Reutmann si impantanano dentro la Volontà, sbattono contro il muro di un'Italia delle stragi che è pronta per ripartire come se nulla fosse. Che, anzi, si ruba pure il bel nomignolo per darlo in pasto ai benpensanti. Sono stati loro, le bombe nelle stazioni, le terribili (pluto-catto-comu-fascio-giudaico-massoniche) stragi di innocenti triturati nella Strategia della Tensione.
Un romanzo coraggioso. Che scontenterà tutti. (Perché non l'ha scritto uno di destra? Cari amici di destra, chiedetevelo!) Così deve essere.
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