CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Il settantenne che cerca la serenità: This Path Tonight di Graham Nash.
Tempo fa parlammo di David Crosby e del suo bellissimo, ultimo, album. E’ tempo ormai che non parliamo di Young, ma solo perché si sta ormai spulciando l’impossibile del suo passato. Stills è interessato a creare super gruppi e probabilmente lo tratteremo in seguito.
E Nash?
Nash tra i quattro, pur scrivendo pezzi storici e avvincenti, è quello che è più rimasto sulle sue (anche se il disco dal vivo di C.S.N.&Y. uscito qualche anno fa era essenzialmente una sua iniziativa). E ora il lavoro che esce in questi giorni un po’ ci sorprende.
Cosa dire?
Che lui ha davvero settant’anni, ma un nostro gioco infantile e anche sorprendente, ce lo restituisce come è sempre stato e che nessuno mai potrà farlo dimenticare.
Si ascolta con estremo piacere l’album, ma soprattutto la title track This Path tonight, Myself at last con una sorprendente armonica, e poi Another broken heart, Target e Golden Days.
Sono appunti, considerazioni, ma quello che ci piace sottolineare è che nel gioco intimo delle percezioni l’album di Nash suona intatto anche se forse non lo è.
E’ un uomo, con una testa bianca, che attraversa un bosco. Un eterno camminare, anche se forse di questo camminare non ce ne sarebbe bisogno.
Non è vecchiaia.
E solo vedere le cose da un’altra direzione.
E Nash?
Nash tra i quattro, pur scrivendo pezzi storici e avvincenti, è quello che è più rimasto sulle sue (anche se il disco dal vivo di C.S.N.&Y. uscito qualche anno fa era essenzialmente una sua iniziativa). E ora il lavoro che esce in questi giorni un po’ ci sorprende.
Cosa dire?
Che lui ha davvero settant’anni, ma un nostro gioco infantile e anche sorprendente, ce lo restituisce come è sempre stato e che nessuno mai potrà farlo dimenticare.
Si ascolta con estremo piacere l’album, ma soprattutto la title track This Path tonight, Myself at last con una sorprendente armonica, e poi Another broken heart, Target e Golden Days.
Sono appunti, considerazioni, ma quello che ci piace sottolineare è che nel gioco intimo delle percezioni l’album di Nash suona intatto anche se forse non lo è.
E’ un uomo, con una testa bianca, che attraversa un bosco. Un eterno camminare, anche se forse di questo camminare non ce ne sarebbe bisogno.
Non è vecchiaia.
E solo vedere le cose da un’altra direzione.
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