RECENSIONI
Massimo Centini
Indagine su Giuda
Castelvecchi, Pag. 320 Euro 18,00
Indagine su Giuda, senza pretesa di storicizzare il Vangelo. Ancora? Ancora. A chi giova? A chi serve? A chi è destinata? Cominciamo subito parlando dei limiti dell'opera: poi ci immergiamo nel mistero. Centini propone, in calce, un elenco delle opere letterarie dedicate a Giuda, dimenticando tre tra le principali, tutte pubblicate a partire dal 1978: La gloria di Giuseppe Berto (fondamentale), La notte del lupo di Sebastiano Vassalli (marginale) e Il vangelo secondo Gesù di Josè Saramago (niente affatto marginale) e una tra le minori: Il vangelo di Giuda di Mawer.
Curiosamente, tutti e quattro i libri avrebbero potuto confermare la sensazione dell'autore, figlia d'una acuta osservazione di Kierkegaard: Per penetrare a fondo il Cristianesimo di un'epoca, basta vedere com'essa concepisce Giuda. Com'è il Giuda del nostro tempo? Il Giuda del 2008 è più vicino all'interpretazione gnostica, rilanciata da Borges nel famoso racconto "La setta dei trenta" contenuta nel Libro di sabbia:
Centini, inspiegabilmente, accenna a Borges ma dimentica il capolavoro di Berto: amnesia che mi riempie di rammarico, considerando la qualità e il divertimento, intellettuale s'intende, che figlia questa sua ricerca. Nella prefazione, s'accenna alla fortuna (editoriale) del c.d. Vangelo di Giuda, copto, reperito (qui tutte le notizie) per buona sorte in Egitto negli anni Settanta. Peccato che per noi letterati e lettori italiani avesse parlato Berto trent'anni prima, divinando in toto - questo è Zeitgeist - il contenuto. Perché, allora, ho voluto scrivere di questo saggio? Perché, al di là delle solite contraddizioni (non si storicizza il Vangelo, ma si consultano fonti canoniche e storiche e apocrifi: che senso ha? Meglio fare letteratura), mascherate dalla mitica formula "scrittura divina nell'essenza ma rivestita di carne" per evitare contrasti con le autorità ecclesiastiche, il libro potrà richiamare alla causa (dell'intelligenza, e dell'opportunità dell'interpretazione) menti ancora e altrimenti concentrate sugli standard CEI. Complotto o capro espiatorio? Cosa si nasconde nella morte di Giuda?
Centini ci documenta tutto il possibile (ma non è storia, eh?),analizza tutto il possibile: ragioni del tradimento, senso del tradimento, significato mistico del tradimento; quantità del denaro ricevuto (in sicli o sesterzi), destinazione di quel denaro (restituzione o acquisto terreno), epilogo della sua esistenza (suicidio o omicidio?), appartenenza politica (zelota e quindi integralista "resistente" antiromano?); anno di nascita del Cristo, comparando le notizie di Matteo a quelle relative al censimento di Quirino in Siria (e siccome non coincidono, ne inventa un altro precedente: massì).
Ora. Non ho nessuna intenzione di mettermi a confutare i testi sacri: sappiamo tutti che basterebbe applicare rigorosamente criteri filologici per evidenziare non solo clamorose o ridicole contraddizioni figlie di letture "letterali" e per stravolgere dalle basi la ragione di esistenza in vita della Romana Chiesa, e dei suoi assurdi privilegi e dei grotteschi suoi dogmi tutt'altro che annunciati nei Vangeli. Non mi interessa e non sum dignus, chiaramente. Né riesco ad accettare l'idea che si dubiti della bontà delle tradizioni dei frammentari e sempre almeno parzialmente ricostruiti testi greci e latini, ma non della bibbia; sono questioni che osservo con il rispetto di chi sa che qualcuno si rapporta a quelle parole considerandole "parola di Dio". Voglio credere che tutto quel che abbiamo letto sia un mistero e che non esista una soluzione, né una lettura principe.
Mi interessa molto, tuttavia, e proprio per una questione di Zeitgeist, il rinnovato interesse sulla figura di Giuda. Cosa ci stiamo dimostrando? Che andiamo a cercare la verità e la menzogna, proprio laddove un maestro non ha risposto a domanda "Quid est veritas", in una figura che non accettiamo sia l'incarnazione del male assoluto. Interessante.
Si direbbe che abbiamo compreso, infine, che bene e male assoluto non esistono. E che questo "tradimento" poteva essere parte di una volontà (divina), di una strategia (del Cristo, o d'un partito politico: zeloti), di un complesso di inferiorità (io, Giuda, cassiere del figlio di Dio e non figlio di Dio), di un gioco politico (Roma aveva interesse ad accontentare un popolo ribelle: e ad eliminarne un leader) e via dicendo. Non è detto, nel 2008, che Giuda fosse amico del demonio e grande traditore della razza umana: adesso ci diciamo che probabilmente qualcosa di buono esisteva anche in lui, e che forse Cristo ne era consapevole al punto che ha deciso di averlo con sé perché si compisse un disegno, e non perché lui era malvagio. Forse non lo era affatto. Dubitava come tutti gli apostoli, e come tutti loro era fragile (Simone detto Pietro, il primo, non era forse quello della triplice apostasia in una manciata d'ore?); a differenza loro, non era pescatore galileo ma cittadino: probabilmente era più preparato. Non suona, considerando la vulgata, incredibilmente blasfemo? Ma certo.
Però tutto questo ci suggerisce che davvero abbiamo imparato a dubitare e a criticare: a ragionare, e a non dare niente per scontato. Stiamo cercando il segreto dell'essenza dell'anima umana, e dei suoi contrasti e delle sue contraddizioni; se crediamo, d'altra parte, nel Messia che in punto di morte chiama Dio e piange per essere stato abbandonato, sappiamo benissimo da che parte stare. Da quella di chi sa che non c'è niente di Vero e di Assoluto, se non il Mistero. E che la fede soltanto potrà liberarci dalla menzogna del linguaggio, e che lo spirito solo potrà rispondere alle anime, un giorno, delle tante domande che ogni giorno ci poniamo sul senso della vita, delle ingiustizie, delle menzogne, delle violenze, degli omicidi, dei furti, dei ladri seduti in Parlamento e dei briganti delle vaticane banche, e della necessità di mantenere il loro potere quasi fosse. prerogativa divina.
Centini sta cercando la verità, come ognuno di noi: e come ognuno di noi sogna, probabilmente, che il Cristo sia sceso e sia stato uomo tra gli uomini, predicando un Vangelo trascritto alla lettera dai suoi seguaci. Interpretare il mito di Giuda come fosse un giallo trasforma questo libello in un romanzo: un romanzo fantastorico, o se la cosa v'offende "fantateologico". Ho letto, ho meditato, ho preso appunti; mi sono chiesto cosa diavolo c'entrasse lo studio di Alvarez Il Dio selvaggio in bibliografia, considerando oltretutto che è irreperibile - mi risulta, ma certo sbaglio - dal 1975 e non dal 1995 come indicato: a quel punto, caro Centini, le suggerirei di inserire piuttosto Durkheim. Tanto per intenderci.
Risultato? Una gran voglia di tornare a emozionarci leggendo Giuseppe Berto, Sebastiano Vassalli, Borges e Saramago. Se uno dei quattro vi manca (cfr. paragrafo iniziale), partite pure da Centini: vi preparerà a dovere.
di Gianfranco Franchi
Curiosamente, tutti e quattro i libri avrebbero potuto confermare la sensazione dell'autore, figlia d'una acuta osservazione di Kierkegaard: Per penetrare a fondo il Cristianesimo di un'epoca, basta vedere com'essa concepisce Giuda. Com'è il Giuda del nostro tempo? Il Giuda del 2008 è più vicino all'interpretazione gnostica, rilanciata da Borges nel famoso racconto "La setta dei trenta" contenuta nel Libro di sabbia:
Centini, inspiegabilmente, accenna a Borges ma dimentica il capolavoro di Berto: amnesia che mi riempie di rammarico, considerando la qualità e il divertimento, intellettuale s'intende, che figlia questa sua ricerca. Nella prefazione, s'accenna alla fortuna (editoriale) del c.d. Vangelo di Giuda, copto, reperito (qui tutte le notizie) per buona sorte in Egitto negli anni Settanta. Peccato che per noi letterati e lettori italiani avesse parlato Berto trent'anni prima, divinando in toto - questo è Zeitgeist - il contenuto. Perché, allora, ho voluto scrivere di questo saggio? Perché, al di là delle solite contraddizioni (non si storicizza il Vangelo, ma si consultano fonti canoniche e storiche e apocrifi: che senso ha? Meglio fare letteratura), mascherate dalla mitica formula "scrittura divina nell'essenza ma rivestita di carne" per evitare contrasti con le autorità ecclesiastiche, il libro potrà richiamare alla causa (dell'intelligenza, e dell'opportunità dell'interpretazione) menti ancora e altrimenti concentrate sugli standard CEI. Complotto o capro espiatorio? Cosa si nasconde nella morte di Giuda?
Centini ci documenta tutto il possibile (ma non è storia, eh?),analizza tutto il possibile: ragioni del tradimento, senso del tradimento, significato mistico del tradimento; quantità del denaro ricevuto (in sicli o sesterzi), destinazione di quel denaro (restituzione o acquisto terreno), epilogo della sua esistenza (suicidio o omicidio?), appartenenza politica (zelota e quindi integralista "resistente" antiromano?); anno di nascita del Cristo, comparando le notizie di Matteo a quelle relative al censimento di Quirino in Siria (e siccome non coincidono, ne inventa un altro precedente: massì).
Ora. Non ho nessuna intenzione di mettermi a confutare i testi sacri: sappiamo tutti che basterebbe applicare rigorosamente criteri filologici per evidenziare non solo clamorose o ridicole contraddizioni figlie di letture "letterali" e per stravolgere dalle basi la ragione di esistenza in vita della Romana Chiesa, e dei suoi assurdi privilegi e dei grotteschi suoi dogmi tutt'altro che annunciati nei Vangeli. Non mi interessa e non sum dignus, chiaramente. Né riesco ad accettare l'idea che si dubiti della bontà delle tradizioni dei frammentari e sempre almeno parzialmente ricostruiti testi greci e latini, ma non della bibbia; sono questioni che osservo con il rispetto di chi sa che qualcuno si rapporta a quelle parole considerandole "parola di Dio". Voglio credere che tutto quel che abbiamo letto sia un mistero e che non esista una soluzione, né una lettura principe.
Mi interessa molto, tuttavia, e proprio per una questione di Zeitgeist, il rinnovato interesse sulla figura di Giuda. Cosa ci stiamo dimostrando? Che andiamo a cercare la verità e la menzogna, proprio laddove un maestro non ha risposto a domanda "Quid est veritas", in una figura che non accettiamo sia l'incarnazione del male assoluto. Interessante.
Si direbbe che abbiamo compreso, infine, che bene e male assoluto non esistono. E che questo "tradimento" poteva essere parte di una volontà (divina), di una strategia (del Cristo, o d'un partito politico: zeloti), di un complesso di inferiorità (io, Giuda, cassiere del figlio di Dio e non figlio di Dio), di un gioco politico (Roma aveva interesse ad accontentare un popolo ribelle: e ad eliminarne un leader) e via dicendo. Non è detto, nel 2008, che Giuda fosse amico del demonio e grande traditore della razza umana: adesso ci diciamo che probabilmente qualcosa di buono esisteva anche in lui, e che forse Cristo ne era consapevole al punto che ha deciso di averlo con sé perché si compisse un disegno, e non perché lui era malvagio. Forse non lo era affatto. Dubitava come tutti gli apostoli, e come tutti loro era fragile (Simone detto Pietro, il primo, non era forse quello della triplice apostasia in una manciata d'ore?); a differenza loro, non era pescatore galileo ma cittadino: probabilmente era più preparato. Non suona, considerando la vulgata, incredibilmente blasfemo? Ma certo.
Però tutto questo ci suggerisce che davvero abbiamo imparato a dubitare e a criticare: a ragionare, e a non dare niente per scontato. Stiamo cercando il segreto dell'essenza dell'anima umana, e dei suoi contrasti e delle sue contraddizioni; se crediamo, d'altra parte, nel Messia che in punto di morte chiama Dio e piange per essere stato abbandonato, sappiamo benissimo da che parte stare. Da quella di chi sa che non c'è niente di Vero e di Assoluto, se non il Mistero. E che la fede soltanto potrà liberarci dalla menzogna del linguaggio, e che lo spirito solo potrà rispondere alle anime, un giorno, delle tante domande che ogni giorno ci poniamo sul senso della vita, delle ingiustizie, delle menzogne, delle violenze, degli omicidi, dei furti, dei ladri seduti in Parlamento e dei briganti delle vaticane banche, e della necessità di mantenere il loro potere quasi fosse. prerogativa divina.
Centini sta cercando la verità, come ognuno di noi: e come ognuno di noi sogna, probabilmente, che il Cristo sia sceso e sia stato uomo tra gli uomini, predicando un Vangelo trascritto alla lettera dai suoi seguaci. Interpretare il mito di Giuda come fosse un giallo trasforma questo libello in un romanzo: un romanzo fantastorico, o se la cosa v'offende "fantateologico". Ho letto, ho meditato, ho preso appunti; mi sono chiesto cosa diavolo c'entrasse lo studio di Alvarez Il Dio selvaggio in bibliografia, considerando oltretutto che è irreperibile - mi risulta, ma certo sbaglio - dal 1975 e non dal 1995 come indicato: a quel punto, caro Centini, le suggerirei di inserire piuttosto Durkheim. Tanto per intenderci.
Risultato? Una gran voglia di tornare a emozionarci leggendo Giuseppe Berto, Sebastiano Vassalli, Borges e Saramago. Se uno dei quattro vi manca (cfr. paragrafo iniziale), partite pure da Centini: vi preparerà a dovere.
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