RECENSIONI
Adriano Angelini Sut
Jackie
Gaffi, Pag. 414 Euro 20,00
Con il film nelle sale, questo libro è di attualità. Confesso che avevo qualche perplessità riguardo all’impianto narrativo. L’espediente di parlare in prima persona, cominciando nelle vesti del fratellastro che raccoglie le memorie di Jacqueline prossima a morire, e poi nelle vesti di Jacqueline stessa che racconta, embricando e alternando le due voci in un sistema di scatole cinesi, mi sembrava una forzatura difficile da accettare. Dopo aver iniziato a leggere con diffidenza, ho però dovuto riconoscere la naturalezza e la penetrazione psicologica con cui l’Autore entra nel personaggio e lo fa muovere e pensare coerentemente. Con particolare accuratezza è ricostruita la storia della famiglia d’origine e gli anni di formazione di una ragazza intelligente, dinamica, avida di conoscenza. Il rapporto con la madre critica e arrivista. Il legame con il padre separato, donnaiolo e forse inadatto alla vita di famiglia, che è tuttavia per lei un punto di riferimento importante. La solidarietà della sorellastra. La dimora sontuosa del patrigno blasonato, la voglia di lavorare ed essere indipendente, le esperienze nel mondo del giornalismo, i viaggi in Europa che le spalancano la mente e le educano il gusto. L’incontro con Bruce Berenson, un intellettuale che rimarrà per lei una sorta di maestro, anche a distanza.
Poi il rapporto con John Kennedy, la sfida di fare da moglie a un uomo di cui già conosce la fama di dongiovanni e che intuisce di non poter cambiare ma che non riesce mai ad accettare del tutto. E l’altra sfida, quella di essere una first lady perfetta, vincente, realizzando un difficile equilibrio fra le convenzioni legate al suo ruolo e uno stile personale a cui per nulla al mondo vuole rinunciare. È così che diventa un’icona.
Angelini ha avuto il merito di non trascurare un aspetto niente affatto secondario che è quello dell’abbigliamento. Descrive minuziosamente il look adottato nelle varie occasioni, tenendo ben presente come fosse importante per Jacqueline la cura dell’immagine, sia per la consapevolezza di essere un modello per le donne di tutto il mondo, sia per i messaggi che il suo aspetto poteva veicolare sottolineando il senso di rinnovamento che la giovane coppia voleva portare nella politica americana. La questione non era per niente facile, perché doveva conciliare la sua predilezione per gli stilisti europei con le critiche di chi l’avrebbe voluta più fedele alle manifatture americane. La sua creatività l’aveva infine portata a cercare una soddisfacente soluzione di compromesso.
Intanto la Storia fa il suo corso. L’episodio della Baia dei Porci, con il fallito tentativo di invadere Cuba, è una delle prove più tremende. Poi il muro di Berlino, la guerra fredda, i missili sovietici nella seconda crisi di Cuba, il Vietnam. Sempre più la sua figura riveste, oltre al ruolo di rappresentanza, una valenza diplomatica. Carta vincente in sede di battaglie elettorali, esporta la potenza del suo carisma nelle relazioni internazionali, riscuotendo insperati successi nei casi più delicati. Capi di stato e statisti la stimano e talvolta diventano per lei veri e propri amici, come Macmillan con cui resterà in relazione epistolare per un tempo che va ben oltre i rispettivi incarichi pubblici.
Viene poi messa in rilievo l’aspirazione di Jackie a essere una sorta di mecenate della cultura, a trasformare la Casa Bianca in una moderna Versailles, se non addirittura in un piccolo Louvre. L’impresa più riuscita è quella di organizzare una mostra facendo arrivare da Parigi la Gioconda nonostante l’opposizione e le proteste di molti, ma potendo contare sull’appoggio di De Gaulle e sull’amicizia dello scrittore Malraux, allora ministro degli esteri francese.
A me era stato assegnato il compito di togliere il velo dal quadro. Curai particolarmente l’abito che decisi di sfoggiare. (…) Per me e per tutta l’America era una giornata di festa. Una splendida gratificazione. Mi sentivo orgogliosa di quanto stava avvenendo. Sentivo che le luci della ribalta mi allontanavano dall’orrore della solitudine che avevo provato a fasi alterne, in particolare l’ultima estate; l’orrore di quando mi rendevo conto che Jack non riusciva a completarmi…
Successi pubblici e dolori privati in un matrimonio in cui il suo grande amore per Jack si scontra con le sue grandi infedeltà. L’episodio più eclatante sarà la morte di Marylin Monroe che getterà ombre inquietanti sulla reputazione dei fratelli Kennedy.
Seguono le tragedie immani dell’assassinio di John e poi di Robert. E una tormentosa ricerca di serenità nella continua fuga da maldicenze, intrighi e intrusioni di paparazzi, che la spingerà fra le braccia dell’armatore greco Aristide Onassis. Un porto apparentemente sicuro ma non esente dalle tempeste.
La lettura delle oltre quattrocento pagine è supportata da una grande scorrevolezza. Un notevole pregio del libro è il perfetto equilibrio fra aspetti personali, familiari, storici e politici, che tracciano, insieme al ritratto di una donna oggettivamente eccezionale, un grande affresco d’epoca.
di Giovanna Repetto
Poi il rapporto con John Kennedy, la sfida di fare da moglie a un uomo di cui già conosce la fama di dongiovanni e che intuisce di non poter cambiare ma che non riesce mai ad accettare del tutto. E l’altra sfida, quella di essere una first lady perfetta, vincente, realizzando un difficile equilibrio fra le convenzioni legate al suo ruolo e uno stile personale a cui per nulla al mondo vuole rinunciare. È così che diventa un’icona.
Angelini ha avuto il merito di non trascurare un aspetto niente affatto secondario che è quello dell’abbigliamento. Descrive minuziosamente il look adottato nelle varie occasioni, tenendo ben presente come fosse importante per Jacqueline la cura dell’immagine, sia per la consapevolezza di essere un modello per le donne di tutto il mondo, sia per i messaggi che il suo aspetto poteva veicolare sottolineando il senso di rinnovamento che la giovane coppia voleva portare nella politica americana. La questione non era per niente facile, perché doveva conciliare la sua predilezione per gli stilisti europei con le critiche di chi l’avrebbe voluta più fedele alle manifatture americane. La sua creatività l’aveva infine portata a cercare una soddisfacente soluzione di compromesso.
Intanto la Storia fa il suo corso. L’episodio della Baia dei Porci, con il fallito tentativo di invadere Cuba, è una delle prove più tremende. Poi il muro di Berlino, la guerra fredda, i missili sovietici nella seconda crisi di Cuba, il Vietnam. Sempre più la sua figura riveste, oltre al ruolo di rappresentanza, una valenza diplomatica. Carta vincente in sede di battaglie elettorali, esporta la potenza del suo carisma nelle relazioni internazionali, riscuotendo insperati successi nei casi più delicati. Capi di stato e statisti la stimano e talvolta diventano per lei veri e propri amici, come Macmillan con cui resterà in relazione epistolare per un tempo che va ben oltre i rispettivi incarichi pubblici.
Viene poi messa in rilievo l’aspirazione di Jackie a essere una sorta di mecenate della cultura, a trasformare la Casa Bianca in una moderna Versailles, se non addirittura in un piccolo Louvre. L’impresa più riuscita è quella di organizzare una mostra facendo arrivare da Parigi la Gioconda nonostante l’opposizione e le proteste di molti, ma potendo contare sull’appoggio di De Gaulle e sull’amicizia dello scrittore Malraux, allora ministro degli esteri francese.
A me era stato assegnato il compito di togliere il velo dal quadro. Curai particolarmente l’abito che decisi di sfoggiare. (…) Per me e per tutta l’America era una giornata di festa. Una splendida gratificazione. Mi sentivo orgogliosa di quanto stava avvenendo. Sentivo che le luci della ribalta mi allontanavano dall’orrore della solitudine che avevo provato a fasi alterne, in particolare l’ultima estate; l’orrore di quando mi rendevo conto che Jack non riusciva a completarmi…
Successi pubblici e dolori privati in un matrimonio in cui il suo grande amore per Jack si scontra con le sue grandi infedeltà. L’episodio più eclatante sarà la morte di Marylin Monroe che getterà ombre inquietanti sulla reputazione dei fratelli Kennedy.
Seguono le tragedie immani dell’assassinio di John e poi di Robert. E una tormentosa ricerca di serenità nella continua fuga da maldicenze, intrighi e intrusioni di paparazzi, che la spingerà fra le braccia dell’armatore greco Aristide Onassis. Un porto apparentemente sicuro ma non esente dalle tempeste.
La lettura delle oltre quattrocento pagine è supportata da una grande scorrevolezza. Un notevole pregio del libro è il perfetto equilibrio fra aspetti personali, familiari, storici e politici, che tracciano, insieme al ritratto di una donna oggettivamente eccezionale, un grande affresco d’epoca.
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