RECENSIONI
Arnaldur Indridason
La voce
Guanda, Pag. 316 Euro 16,00
La terra di Bjork produce, pare, delitti alla catena di montaggio. E soffre pure di complessi di inferiorità: In questo paese si solleva sempre un gran polverone per niente, e adesso perfino più di qualche tempo fa; è una nostra caratteristica, soffriamo di un senso di inferiorità. (Pag. 136).
Ma davvero, non sembrerebbe: quello che accade in terra islandese, fatte le debite condizioni climatiche, pare succeda nel resto del mondo. Anzi, ve l'immaginate Rejkiavik, la capitale, che è centro di smistamento della prostituzione perché negli alberghi a 5 stelle si offrono donne di caratura per allietare le notti solitarie di imprenditori e ricconi? E che la droga circola abbastanza liberamente e che, parafrasando un vecchio film, si uccidono così anche i cavalli?
Questo è quello che offre La voce. Terza avventura, tradotta in italiano, dell'agente Erlendur, che molti hanno tentato di accostare ad altre figure del seriale poliziesco.
Proviamoci pure noi.
Wallander? Forse: potrebbe esserci, dalla nostra, il fatto che l'ambientazione è sempre nordica, anche se ancor più nordica di così si muore (e infatti, altro che se si muore!), ma la liaison è fin troppo scontata.
Maigret? Forse, ma si è capito che quando le investigazione non hanno il ritmo paranoico e frenetico dell'hard-boiled americano, o comunque lo si voglia chiamare, la chiotta e paziente lucidità della creatura di Simenon ri affaccia sistematicamente. Anche qui, liaison fin troppo prevedibile.
Il commissario Van Veeteren di Hakan Nesser? Qui c'è quasi la latitudine, ma la differenza di età comincia a farsi sentire. Oddio, la propensione alla malinconia è quella (figuriamoci, Erlendur pur di evitare la voglia, la pazzia, l'incoscienza e l'allegria – album storico della Vanoni 1987 – del Natale si rinchiude in una stanza dello stesso albergo dove è avvenuto il misfatto), ma la pensione è ancora di là da venire.
Il commissario Bordelli di Marco Vichi? Li unisce una certa propensione all'intimità, se mi è concesso il termine, dell'indagine. Ma le situazioni sono diverse, a cominciare dagli anni: e la terra dei cachi (oggi sono in vena di richiami canzonettistici) è ben lontana dall'assomigliare a quella dei geyser.
Insomma, non ci impastoiamo in diatribe che poi sono inutili: se apprezziamo il poliziesco abituamoci a considerare ogni autore staccato dagli altri. Ci basti pensare che l'Islanda dipinta da Indridason non è come la potremmo pensare (come la Svezia di Larsson non è certamente la terra delle strafighe o strafighi e del prosciutto di renna o dei mobili Ikea) e che ... moglie e buoi dei paesi tuoi.
Che razza di finale!
di Alfredo Ronci
Ma davvero, non sembrerebbe: quello che accade in terra islandese, fatte le debite condizioni climatiche, pare succeda nel resto del mondo. Anzi, ve l'immaginate Rejkiavik, la capitale, che è centro di smistamento della prostituzione perché negli alberghi a 5 stelle si offrono donne di caratura per allietare le notti solitarie di imprenditori e ricconi? E che la droga circola abbastanza liberamente e che, parafrasando un vecchio film, si uccidono così anche i cavalli?
Questo è quello che offre La voce. Terza avventura, tradotta in italiano, dell'agente Erlendur, che molti hanno tentato di accostare ad altre figure del seriale poliziesco.
Proviamoci pure noi.
Wallander? Forse: potrebbe esserci, dalla nostra, il fatto che l'ambientazione è sempre nordica, anche se ancor più nordica di così si muore (e infatti, altro che se si muore!), ma la liaison è fin troppo scontata.
Maigret? Forse, ma si è capito che quando le investigazione non hanno il ritmo paranoico e frenetico dell'hard-boiled americano, o comunque lo si voglia chiamare, la chiotta e paziente lucidità della creatura di Simenon ri affaccia sistematicamente. Anche qui, liaison fin troppo prevedibile.
Il commissario Van Veeteren di Hakan Nesser? Qui c'è quasi la latitudine, ma la differenza di età comincia a farsi sentire. Oddio, la propensione alla malinconia è quella (figuriamoci, Erlendur pur di evitare la voglia, la pazzia, l'incoscienza e l'allegria – album storico della Vanoni 1987 – del Natale si rinchiude in una stanza dello stesso albergo dove è avvenuto il misfatto), ma la pensione è ancora di là da venire.
Il commissario Bordelli di Marco Vichi? Li unisce una certa propensione all'intimità, se mi è concesso il termine, dell'indagine. Ma le situazioni sono diverse, a cominciare dagli anni: e la terra dei cachi (oggi sono in vena di richiami canzonettistici) è ben lontana dall'assomigliare a quella dei geyser.
Insomma, non ci impastoiamo in diatribe che poi sono inutili: se apprezziamo il poliziesco abituamoci a considerare ogni autore staccato dagli altri. Ci basti pensare che l'Islanda dipinta da Indridason non è come la potremmo pensare (come la Svezia di Larsson non è certamente la terra delle strafighe o strafighi e del prosciutto di renna o dei mobili Ikea) e che ... moglie e buoi dei paesi tuoi.
Che razza di finale!
di Alfredo Ronci
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