DE FALSU CREDITU
Lizzy Air
Magic is the name
BigFish ed., Pag. 100 Pounds 23,00
13 affabulazioni, un omaggio alla visionaria science fiction di P.K.Dick, che inventò il genere più di sessant'anni or sono. Lizzy Air, insegnante di Newcastle, è autrice ormai consolidata della Big Fish e di Sole, l'editore pescarese che ne ha commissionato la traduzione italiana, in uscita ad ottobre.
Con 13 limpidi esemplari dell'assimilata lezione dickiana, la scrittrice propone uno stile filiale, sincero, che va oltre la semplicistica operazione di recupero estetico.
Lizzy Air attenta alla digestione perfetta degli elementi narrativi tipici del pioniere degli universi paralleli e delle verità astrocerebrali infradimensionali, ricrea in maniera precisa la forma letteraria del Maestro. Questa ha l'effetto, benchè sardonico, di un grido di dolore contro la modernità arcaica, noiosa, dell'attivismo e dei cambiamenti tutti in una volta, che disorientano, donandoci la percezione sgradevole di essere soli, in balia di stupidi dogmi e nulla possono, la telepatia e le profezie. Dall'intervento vintage ben riuscito, ecco estratta la chicca in anteprima, 'The start in the end', a cura della traduttrice, Polly Dickens.
Quando si rese conto che il viaggio non era frutto della sua mente, pensò di essere su di un altro pianeta. Restava l'interrogativo di come avesse raggiunto quel luogo senza accorgersi dei preparativi, dunque, degli spostamenti. Si trattava di una missione? Dov'era finita l'astronave? Il vago ricordo del Private Stellar Enterprise and Plans Institute, dove con ogni probabilità lavorava in veste di Tecnico Superiore, gli suggeriva che fosse stato teletrasportato, sputato in brevi frammenti di tempo, lontano da casa. Aveva una moglie? Dei nauseanti, saccenti marmocchi della buona borghesia bianca targata Usa? La nuova frontiera della sperimentazione nel campo dei teletrasporti era stata toccata con l'invenzione di un marchingegno dal nome suggestivo, quasi primitivo, per una diavoleria tanto all'avanguardia. Dick si sentì preso in giro. L'avevano trasferito, meglio dire stampato e ricopiato, in una regione dell'Oltre System, con il cosiddetto alveare molecolare, senza preavviso! Tenuto all'oscuro dei progetti sul suo conto come un robotaparia, un subclassificato! Incredibile! L'avevano usato. Quale lo scopo? Ricerca sulla resistenza degli organismi umani in ambienti ostili a seguito della scomposizione subita a causa del teletrasporto? Era stato buggerato dai quei mascalzoni dei suoi collaboratori più stretti; ordivano una congiura, mentre a lui facevano credere di essere il capo. Dick si sentì ridacchiare come un fesso. Ormai era sicuro di essere molto distante dalla Terra. Infatti, non vedeva intorno gli orpelli delle religioni e i monumenti a cui gli uomini attribuivano un'importanza esagerata. In alto, al posto del Sole, splendevano due astri d'argento, due minuscole masse di gas incandescente che striava il cielo di grigio e marroncino, con sprazzi, qua e là, di giallo paglierino. Non era nuovo a incarichi speciali ed esplorazioni interstellari, ma le scorse volte era stato diverso e la memoria era rimasta vivida. Ora faceva cilecca; Dick non potè fare a meno di sentirsi frastornato e quel che era peggio, un fallito, disperso in ambiente scialbo e desertico. Fine di una decente relazione che immaginava di tenere davanti al Congresso a stelle e strisce, che gli aveva giocato il brutto scherzo, con la complicità sleale dei colleghi, puah! In nome del Servizio Governativo, in che cosa si era trasmutato il valore dell'amicizia per quei vermi, se non in creditchip per ogni sorta di acquisti? Gli sembrava peraltro, di svegliarsi da un sogno mediocre, tappezzato di simboli lugubri che come se stessero in fila, l'uno dietro all'altro, erano pronti per uscire da un trip depressivo, che, con i suoi interminabili tunnel, sfociava in interni soffocanti. Quanto tempo era occorso all'alveare molecolare affinché ripristinasse il corpo del povero pellegrino senza reminiscenze, se non le più torpide e insulse? Dick avvertiva però che l'angustia in fondo, era solo una questione terrestre e gli interrogativi posti risultavano anch'essi, i modesti superstiti di una precedente condizione, prima di quella che invece si prefigurava come la grande amnesia totale. La situazione insomma, prospettava dei vantaggi: una quasi mancanza di sofferenza, grazie alla labile rimembranza e l'acquisizione di una facoltà, pressochè olfattiva, che lo caricava di sensazioni inedite di fresco e di straniamento dalle problematiche e dalle preoccupazioni mondane. Il pianetino prometteva bene e con ogni probabilità, Dick non avrebbe dovuto avere a che fare con i rompiballe a cui era purtroppo assuefatto nella città, ormai priva di nome e di geografia, in cui aveva abitato dalla nascita. Era ora di fare un giro di perlustrazione, di camminare e inalare quella buon'aria nei polmoni. Dopo aver trascorso quanti anni luce...? Rinunciò a chiedersi cose che restavano senza risposta; per istinto si guardò in basso, volendo prendere in esame le gambe e considerarne le residue capacità deambulatorie dopo tanta assenza e di sicuro, mancanza di movimento. Non rimase colpito dall'osservazione di possedere un solo arto inferiore. Chissà dov'era finita la destra nel caos della ricomposizione cellulare! Intanto non era affatto atrofizzato. Fu come fu, Dick comprese che si sarebbe dovuto arrangiare da subito e da solo. Aveva subodorato che il pianetino fosse disabitato, sprovvisto di alberi e vegetazione varia. Annullata l'eventualità di procurarsi dei bastoni, ricavare delle stampelle da rami o liane, l'uomo non si dette per vinto. " C'è nessuno? C'è qualcuno? Taaaarzaaaan? " Ululò divertito, conscio che nessuna replica, neppure l'eco, sarebbe sortita dal vuoto circostante. Dapprima, Dick strisciò su quella specie di nastro d'asfalto che a tratti si rivelava soffice. Poi azzardò la posizione eretta su un piede. Meraviglia! Stava piantato su quello strano suolo semifluido e scivoloso e riuscì a procedere, manco fosse dotato di roller, a passo di danza, a saltelli, a strasciconi. Era possibile eseguire qualsiasi tipo di azione e di acrobazie, addirittura, non provava alcuna forma di stanchezza. Ad ogni modo, a un certo punto si sdraiò sul pavimento che sembrava dotato di vita propria, dava l'impressione di essere animato. Un animale che avrebbe mostrato il volto? A quell'idea grossolana di fantascienza, Dick singhiozzò dal troppo ridere. E torcendosi, conficcò la faccia nell'essenza del pianetino. Ristette. Così adagiato, leccò il terreno, quella cosa morbida e dolce, che ripetutamente tastò, annusò e prese a morsi tanto era buona... e... viva! Il terrestre si alzava e veniva sostenuto dalla superficie; se decideva di mangiare, quella infinita strada mossa diventava cibo. Il bello era che quella roba commestibile lo nutriva e senza che la bevesse, Dick ne era dissetato! Era una gran ottima porcheria, magico fast food, per il viandante. Chi non sarebbe stato straniero lassù? Bando alla malinconia, si disse e prese a studiare la sostanza che riusciva ad addentare e deglutire e che assomigliava a un gigantesco tiramisù, ma si trattava di manna dai poteri taumaturgici! Non era forse guarito pur trottando su una sola gamba; non era guarigione sentirsi carico di energie vergini? Aveva letto qualcosa sull'argomento in una biblioteca della scuola e la mitologia gli ridonava la certezza del miracolo! Era stato depositato come un uovo abbandonato di dinosauro e all'improvviso non era spossato, si sentiva fiducioso, per niente stanco e pensò, convinto, che doveva aver meritato un premio per essere là. Uggiolò di gioia e riprese a chiedere gridando: "Uhu! Uhuò! Dove siete finiti razza di furbastri? A me non la date a bere! Dove siete nascosti?" Dick zompettava felice come una pasqua e ogni volta che mangiava un pezzetto di pianetino, commentava: "Uau! Bacon!! Doppio arf! Uhum! Questo lo riconosco al volo! tacchino con una tonnellata di maionese!! Ehi, non ditemi che è il 4 luglio!!?" Ormai se ne andava a zonzo, leccandosi i baffi di gusto. Sarebbe ingrassato se quella di ingozzarsi fosse rimasta l'unica attività da svolgere in un siffatto posto. Ahimè! Era troppo in gamba, Dick, per non essere assalito dal tetro dubbio che non avrebbe fatto incontri: niente umanità, zero donne, condanna assoluta a non fare del sesso. Era dunque finito in una prigione speciale? Di quali crimini era stato accusato? No, le cose non potevano essere andate in un verso così spiacevole e grave! Ora se lo ricordava benissimo di essere stato un Responsabile, uno dei migliori soggetti del System, cavoli! E poi, perché dargli tanto ben di dio per rimpinzare la pancia, affamarlo tuttavia di amore e tenerlo a digiuno nella mente, che cercava, disperata, di divorare, a quattro palmenti, la verità, carpirla a quel luogo segreto?! Dick non ne veniva a capo. Si consolò ingollando un frammento di materia al sapor gelato di panna e amarena. Stuzzicato a penetrare i fenomeni a cui assisteva, in stato di febbrile curiosità, Dick, il Tecnico Superiore, il Responsabile, fu colto da vertigine. Tra le sue mansioni non ricordava di aver ricoperto il ruolo di mastro telepatico, ma ne era sicuro al cento per cento, qualcuno lo stava contattando. Fulminato dall'intuizione, ed essendogli purtroppo, ormai noto di non poter pretendere di comunicare con la Terra, accostò l'orecchio al tiramisù e con sua profonda sorpresa, dal sublime bitume captò una vibrazione somigliante alla parola. Un gorgoglio di persona dalla mole possente. Persino in quello storico istante che segnava un'epoca, l'illuminazione non era cresciuta, né scemata. Il panorama era statico, fermo al frame dell'arrivo in quell'universo demotivato, con i due soli, o se si preferisce le due lune, collocati a stupida, fredda, e armoniosa distanza. Cosa c'era di razionale in quella ragione di esistere nell'assurdità? L'atmosfera profumava di pulito e un'autentica forma di vita respirava ed elargiva leccornie. Non era facile stabilire cosa quel qualcuno stesse biascicando. In Dick si fece strada il concetto che il luogo si prestasse a feste e gozzoviglie, che fosse adatto ai bagordi: niente lavoro, nessun bisogno di fondare civiltà, nessuna necessità di costruire e coltivare, per via della eccezionale natura del pianetino. Autosufficienza e monotonia si potevano stravolgere, pensò l'ex uomo del System, con l'industria del divertimento e dello spettacolo. A ciò, avrebbe mirato il Responsabile in tempi in cui la produzione e il profitto erano le singolari mete dell'economia sulla Terra. Invece, allarmato dai borborigmi del pianetino, Dick meditava non più sulla sua sorte di dirigente, bensì sulla neo dimora immersa nell'obiettività più piatta e uniforme. A quale specie animale appartenevano i mugugni del tiramisù stellare? "Eppur si muove!" Dick rifletteva e tratteneva il fiato per captare i messaggi. Il murmure forse era stordito dalla novità quanto lui e si tratteneva dal formulare frasi comprensibili. Confidando nella sua smania di conoscenza, Dick giunse alla determinazione che sarebbe stato il caso di rivolgere una domanda diretta al nastro, alla creatura, che calpestava. Strinse gli occhi e i pugni per concentrarsi e pensò, visto che non era utile il verbo orale, ma quello telepatico: "Chi sei?" La risposta non si fece attendere e il Tecnico Superiore impallidì. Sembrava sterco di cammello sbiancato al sole. Ripeté l'esperimento e il messaggio tuonò forte e chiaro in una località presso il cuore. Fu un tonfo d'apocalisse. Dick si fece coraggio: " Tu qui? Tu sei... Insomma, tutto qua?" Balbettò perplesso e confuso. "Mio dio!" Fece incredulo dinanzi alla perfezione di una tale solitudine. Indietreggiava, non avrebbe potuto, data la dimensione degli accadimenti, tornare a casa, ma lo desiderava ardentemente. "Sei un mostro!" asserì con veemenza, in un impeto infantile di rifiuto degli eventi. Indistintamente avvertiva il pericolo; una mano era sparita, toccò subito appresso all'altra e agli occhi. Stava scappando - direzione Terra - sperava, in realtà, si stava sciogliendo e per ultima sparì la gamba alla quale si era affezionato, come a un carciofo a cui mancava soltanto la parola. L'incremento telepatico era all'apice. La scomparsa del Responsabile era stata completamente integrata nella tenera matrice che spiegava il vuoto, il dolce, la manna vivificante... Dick, attraverso un canale bizzarro, ma tutto sommato normale di comunicazione, aveva udito, come liberate in una specie di eco di quella landa desolata, le ultime cose comprensibili per un umano: "Occasioni? Nessun'altra occasione, baby!"
Con 13 limpidi esemplari dell'assimilata lezione dickiana, la scrittrice propone uno stile filiale, sincero, che va oltre la semplicistica operazione di recupero estetico.
Lizzy Air attenta alla digestione perfetta degli elementi narrativi tipici del pioniere degli universi paralleli e delle verità astrocerebrali infradimensionali, ricrea in maniera precisa la forma letteraria del Maestro. Questa ha l'effetto, benchè sardonico, di un grido di dolore contro la modernità arcaica, noiosa, dell'attivismo e dei cambiamenti tutti in una volta, che disorientano, donandoci la percezione sgradevole di essere soli, in balia di stupidi dogmi e nulla possono, la telepatia e le profezie. Dall'intervento vintage ben riuscito, ecco estratta la chicca in anteprima, 'The start in the end', a cura della traduttrice, Polly Dickens.
Quando si rese conto che il viaggio non era frutto della sua mente, pensò di essere su di un altro pianeta. Restava l'interrogativo di come avesse raggiunto quel luogo senza accorgersi dei preparativi, dunque, degli spostamenti. Si trattava di una missione? Dov'era finita l'astronave? Il vago ricordo del Private Stellar Enterprise and Plans Institute, dove con ogni probabilità lavorava in veste di Tecnico Superiore, gli suggeriva che fosse stato teletrasportato, sputato in brevi frammenti di tempo, lontano da casa. Aveva una moglie? Dei nauseanti, saccenti marmocchi della buona borghesia bianca targata Usa? La nuova frontiera della sperimentazione nel campo dei teletrasporti era stata toccata con l'invenzione di un marchingegno dal nome suggestivo, quasi primitivo, per una diavoleria tanto all'avanguardia. Dick si sentì preso in giro. L'avevano trasferito, meglio dire stampato e ricopiato, in una regione dell'Oltre System, con il cosiddetto alveare molecolare, senza preavviso! Tenuto all'oscuro dei progetti sul suo conto come un robotaparia, un subclassificato! Incredibile! L'avevano usato. Quale lo scopo? Ricerca sulla resistenza degli organismi umani in ambienti ostili a seguito della scomposizione subita a causa del teletrasporto? Era stato buggerato dai quei mascalzoni dei suoi collaboratori più stretti; ordivano una congiura, mentre a lui facevano credere di essere il capo. Dick si sentì ridacchiare come un fesso. Ormai era sicuro di essere molto distante dalla Terra. Infatti, non vedeva intorno gli orpelli delle religioni e i monumenti a cui gli uomini attribuivano un'importanza esagerata. In alto, al posto del Sole, splendevano due astri d'argento, due minuscole masse di gas incandescente che striava il cielo di grigio e marroncino, con sprazzi, qua e là, di giallo paglierino. Non era nuovo a incarichi speciali ed esplorazioni interstellari, ma le scorse volte era stato diverso e la memoria era rimasta vivida. Ora faceva cilecca; Dick non potè fare a meno di sentirsi frastornato e quel che era peggio, un fallito, disperso in ambiente scialbo e desertico. Fine di una decente relazione che immaginava di tenere davanti al Congresso a stelle e strisce, che gli aveva giocato il brutto scherzo, con la complicità sleale dei colleghi, puah! In nome del Servizio Governativo, in che cosa si era trasmutato il valore dell'amicizia per quei vermi, se non in creditchip per ogni sorta di acquisti? Gli sembrava peraltro, di svegliarsi da un sogno mediocre, tappezzato di simboli lugubri che come se stessero in fila, l'uno dietro all'altro, erano pronti per uscire da un trip depressivo, che, con i suoi interminabili tunnel, sfociava in interni soffocanti. Quanto tempo era occorso all'alveare molecolare affinché ripristinasse il corpo del povero pellegrino senza reminiscenze, se non le più torpide e insulse? Dick avvertiva però che l'angustia in fondo, era solo una questione terrestre e gli interrogativi posti risultavano anch'essi, i modesti superstiti di una precedente condizione, prima di quella che invece si prefigurava come la grande amnesia totale. La situazione insomma, prospettava dei vantaggi: una quasi mancanza di sofferenza, grazie alla labile rimembranza e l'acquisizione di una facoltà, pressochè olfattiva, che lo caricava di sensazioni inedite di fresco e di straniamento dalle problematiche e dalle preoccupazioni mondane. Il pianetino prometteva bene e con ogni probabilità, Dick non avrebbe dovuto avere a che fare con i rompiballe a cui era purtroppo assuefatto nella città, ormai priva di nome e di geografia, in cui aveva abitato dalla nascita. Era ora di fare un giro di perlustrazione, di camminare e inalare quella buon'aria nei polmoni. Dopo aver trascorso quanti anni luce...? Rinunciò a chiedersi cose che restavano senza risposta; per istinto si guardò in basso, volendo prendere in esame le gambe e considerarne le residue capacità deambulatorie dopo tanta assenza e di sicuro, mancanza di movimento. Non rimase colpito dall'osservazione di possedere un solo arto inferiore. Chissà dov'era finita la destra nel caos della ricomposizione cellulare! Intanto non era affatto atrofizzato. Fu come fu, Dick comprese che si sarebbe dovuto arrangiare da subito e da solo. Aveva subodorato che il pianetino fosse disabitato, sprovvisto di alberi e vegetazione varia. Annullata l'eventualità di procurarsi dei bastoni, ricavare delle stampelle da rami o liane, l'uomo non si dette per vinto. " C'è nessuno? C'è qualcuno? Taaaarzaaaan? " Ululò divertito, conscio che nessuna replica, neppure l'eco, sarebbe sortita dal vuoto circostante. Dapprima, Dick strisciò su quella specie di nastro d'asfalto che a tratti si rivelava soffice. Poi azzardò la posizione eretta su un piede. Meraviglia! Stava piantato su quello strano suolo semifluido e scivoloso e riuscì a procedere, manco fosse dotato di roller, a passo di danza, a saltelli, a strasciconi. Era possibile eseguire qualsiasi tipo di azione e di acrobazie, addirittura, non provava alcuna forma di stanchezza. Ad ogni modo, a un certo punto si sdraiò sul pavimento che sembrava dotato di vita propria, dava l'impressione di essere animato. Un animale che avrebbe mostrato il volto? A quell'idea grossolana di fantascienza, Dick singhiozzò dal troppo ridere. E torcendosi, conficcò la faccia nell'essenza del pianetino. Ristette. Così adagiato, leccò il terreno, quella cosa morbida e dolce, che ripetutamente tastò, annusò e prese a morsi tanto era buona... e... viva! Il terrestre si alzava e veniva sostenuto dalla superficie; se decideva di mangiare, quella infinita strada mossa diventava cibo. Il bello era che quella roba commestibile lo nutriva e senza che la bevesse, Dick ne era dissetato! Era una gran ottima porcheria, magico fast food, per il viandante. Chi non sarebbe stato straniero lassù? Bando alla malinconia, si disse e prese a studiare la sostanza che riusciva ad addentare e deglutire e che assomigliava a un gigantesco tiramisù, ma si trattava di manna dai poteri taumaturgici! Non era forse guarito pur trottando su una sola gamba; non era guarigione sentirsi carico di energie vergini? Aveva letto qualcosa sull'argomento in una biblioteca della scuola e la mitologia gli ridonava la certezza del miracolo! Era stato depositato come un uovo abbandonato di dinosauro e all'improvviso non era spossato, si sentiva fiducioso, per niente stanco e pensò, convinto, che doveva aver meritato un premio per essere là. Uggiolò di gioia e riprese a chiedere gridando: "Uhu! Uhuò! Dove siete finiti razza di furbastri? A me non la date a bere! Dove siete nascosti?" Dick zompettava felice come una pasqua e ogni volta che mangiava un pezzetto di pianetino, commentava: "Uau! Bacon!! Doppio arf! Uhum! Questo lo riconosco al volo! tacchino con una tonnellata di maionese!! Ehi, non ditemi che è il 4 luglio!!?" Ormai se ne andava a zonzo, leccandosi i baffi di gusto. Sarebbe ingrassato se quella di ingozzarsi fosse rimasta l'unica attività da svolgere in un siffatto posto. Ahimè! Era troppo in gamba, Dick, per non essere assalito dal tetro dubbio che non avrebbe fatto incontri: niente umanità, zero donne, condanna assoluta a non fare del sesso. Era dunque finito in una prigione speciale? Di quali crimini era stato accusato? No, le cose non potevano essere andate in un verso così spiacevole e grave! Ora se lo ricordava benissimo di essere stato un Responsabile, uno dei migliori soggetti del System, cavoli! E poi, perché dargli tanto ben di dio per rimpinzare la pancia, affamarlo tuttavia di amore e tenerlo a digiuno nella mente, che cercava, disperata, di divorare, a quattro palmenti, la verità, carpirla a quel luogo segreto?! Dick non ne veniva a capo. Si consolò ingollando un frammento di materia al sapor gelato di panna e amarena. Stuzzicato a penetrare i fenomeni a cui assisteva, in stato di febbrile curiosità, Dick, il Tecnico Superiore, il Responsabile, fu colto da vertigine. Tra le sue mansioni non ricordava di aver ricoperto il ruolo di mastro telepatico, ma ne era sicuro al cento per cento, qualcuno lo stava contattando. Fulminato dall'intuizione, ed essendogli purtroppo, ormai noto di non poter pretendere di comunicare con la Terra, accostò l'orecchio al tiramisù e con sua profonda sorpresa, dal sublime bitume captò una vibrazione somigliante alla parola. Un gorgoglio di persona dalla mole possente. Persino in quello storico istante che segnava un'epoca, l'illuminazione non era cresciuta, né scemata. Il panorama era statico, fermo al frame dell'arrivo in quell'universo demotivato, con i due soli, o se si preferisce le due lune, collocati a stupida, fredda, e armoniosa distanza. Cosa c'era di razionale in quella ragione di esistere nell'assurdità? L'atmosfera profumava di pulito e un'autentica forma di vita respirava ed elargiva leccornie. Non era facile stabilire cosa quel qualcuno stesse biascicando. In Dick si fece strada il concetto che il luogo si prestasse a feste e gozzoviglie, che fosse adatto ai bagordi: niente lavoro, nessun bisogno di fondare civiltà, nessuna necessità di costruire e coltivare, per via della eccezionale natura del pianetino. Autosufficienza e monotonia si potevano stravolgere, pensò l'ex uomo del System, con l'industria del divertimento e dello spettacolo. A ciò, avrebbe mirato il Responsabile in tempi in cui la produzione e il profitto erano le singolari mete dell'economia sulla Terra. Invece, allarmato dai borborigmi del pianetino, Dick meditava non più sulla sua sorte di dirigente, bensì sulla neo dimora immersa nell'obiettività più piatta e uniforme. A quale specie animale appartenevano i mugugni del tiramisù stellare? "Eppur si muove!" Dick rifletteva e tratteneva il fiato per captare i messaggi. Il murmure forse era stordito dalla novità quanto lui e si tratteneva dal formulare frasi comprensibili. Confidando nella sua smania di conoscenza, Dick giunse alla determinazione che sarebbe stato il caso di rivolgere una domanda diretta al nastro, alla creatura, che calpestava. Strinse gli occhi e i pugni per concentrarsi e pensò, visto che non era utile il verbo orale, ma quello telepatico: "Chi sei?" La risposta non si fece attendere e il Tecnico Superiore impallidì. Sembrava sterco di cammello sbiancato al sole. Ripeté l'esperimento e il messaggio tuonò forte e chiaro in una località presso il cuore. Fu un tonfo d'apocalisse. Dick si fece coraggio: " Tu qui? Tu sei... Insomma, tutto qua?" Balbettò perplesso e confuso. "Mio dio!" Fece incredulo dinanzi alla perfezione di una tale solitudine. Indietreggiava, non avrebbe potuto, data la dimensione degli accadimenti, tornare a casa, ma lo desiderava ardentemente. "Sei un mostro!" asserì con veemenza, in un impeto infantile di rifiuto degli eventi. Indistintamente avvertiva il pericolo; una mano era sparita, toccò subito appresso all'altra e agli occhi. Stava scappando - direzione Terra - sperava, in realtà, si stava sciogliendo e per ultima sparì la gamba alla quale si era affezionato, come a un carciofo a cui mancava soltanto la parola. L'incremento telepatico era all'apice. La scomparsa del Responsabile era stata completamente integrata nella tenera matrice che spiegava il vuoto, il dolce, la manna vivificante... Dick, attraverso un canale bizzarro, ma tutto sommato normale di comunicazione, aveva udito, come liberate in una specie di eco di quella landa desolata, le ultime cose comprensibili per un umano: "Occasioni? Nessun'altra occasione, baby!"
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