DE FALSU CREDITU
Settimio Severini
Sugli sugli bane bane...
Pompili Editore, Pag.187 Euro 14,00
Chi non ricorda l'hit sanremese "Sugli sugli bane bane" de Le Figlie del Vento, anno di grazia 1973? Improvvisamente, per una sorta di revanscismo cultural-canzonettaro, un giovane scrittore di Sassuolo, appropriandosi del ritornello-tormentone (sì è spesso parlato dell'uso del verbo "tu miscugli" nella strofa che poi segue, "tu miscugli le banane, le miscugli in salsa verde, chi le mangia nulla perde"; può prefigurare un allaccio al latino volgare misculare, o addirittura un neologismo legato più che al consueto "miscelare", al desueto termine, perché utilizzato soprattutto in chimica, miscibilità) e sconfinando in una sorta di limbo ultraterreno, ha ottenuto il colpo editoriale dell'anno.
Un milione di copie dopo appena tre mesi dall'uscita, tanto da "costringere" il critico letterario Filippo Chiudilaporta ad una sorta di peana celebrativo: Severini, con un stile assolutamente rivoluzionario, vicino, per toni ed assonanze, allo psicodislessismo in ambito clinico, traccia un segno nell'immaginario giovanilistico, eguagliando, se non addirittura, superando, le vette già ardite di Harry Porto con Seminario sulla Juventùs (A-busi editore) e quelle ancora più astratte di Tommasino del Vecchio con Bali e il pisano matto(Edizioni maiala-deh).
Ecco in breve la storia: Spondilo, ragazzino di 13 anni, di famiglia agrigentina più che benestante, colto da un improvviso rifiuto del lusso e delle agiatezze, fugge di casa per raggiungere il Circo di Brema (a Severini piace la provocazione tout court e sfila, dal suo sacco di informazioni e reminiscenze canore, il De Gregori di Atlantide – RCA 1976 – cantautore in vena di finezze sociologiche, in contrapposizione alla degenerazione "testuale" del titolo del suo libro). Qui incontra la giovanissima ninfetta Tramazolina, provocante undicenne dal labbro leporino che in un impeto di audace trasporto si fa mettere incinta partorendo nove mesi dopo un maschietto di cinque chili.
"Spondilo, tu, tu, tu sei una malattia-tia-tia, ti amo-ti, amo, ti – dice la bambina nel momento in cui riceve il seme di Spondilo (fa notare il Chiudilaporta: in una semplice frase è racchiuso il senso ultimo del libro e la rivoluzionaria intuizione lessicale. Spondilo è una malattia – la spondilite no? – che può distruggere il fisico, ma anche la palilalia ossessiva della protagonista può essere d'ostacolo se non arginata da un amore intenso e retto dalla metrica. L'urlo del 'ti amo-ti amo, ti', oltre ad un ulteriore, arguto addentellato canzonettistico, è il grido di amore di una fanciulla in fiore.
Ma Sugli sugli bane bane... non è una storia d'amore, è un coacervo di nefandezze e vendette: a tre mesi, il figlio di Tramazolina, Veleno (e noi tutti che si credeva figlio della passione!), sarà ucciso dal padre, convinto che la "fimmina nun pozzi allattari si devi scupari" (al di là dell'ardito vernacolo, ci piace il riferimento all'etologia e allo studio, in particolare, del comportamento delle razze feline che uccidono la prole perché la femmina possa andare di nuovo in calore). La ragazza, sfiancata dal dolore, assolderà un killer per eliminare lo sposo, ma ròsa dal rimorso, ancor prima che il misfatto possa compiersi, in una sorta di reductio della pena da infliggere, si fa trombare dal "prezzolato" e confesserà, subito dopo, la circostanza.
Fermiamoci qui,oltre faremmo torto ai lettori (quei pochi che ancora non hanno letto il libro) che volessero cimentarsi con le avventure della coppia più intrigante del nuovo millennio.
Incredibile a dirsi ma Spondilo e Tramazolina fanno ormai parte dell'immaginario del nostro paese. Da una parte il ragazzo coraggioso, quasi francescano nella rinuncia dei suoi averi, che sposa invece, in un impeto che mai avremmo pensato, la violenza più invereconda. Dall'altra, un'eroina dei nostri giorni, giovane, ma decisa, che pur di fronte ad un lutto terrificante, affila le armi, più che della vendetta, della rappresaglia erotica.
Dice ancora il professore Chiudilaporta nell'introduzione alla seconda edizione: Nulla è lasciato al caso. Severini controlla, cum labor limae , la trama fino alle estreme conseguenze. Lavorando di fino asseconda il suo istrionismo lessicale regalandoci un romanzo attuale e contemporaneo, fitto di rimandi ed agganci. Siamo di fronte ad un vero caso – e azzarderei il neologismo - di "prognatismo letterario", cioè dell'essere avanti a tutti.
Dice la canzone de Le Figlie del Vento: Sugli sugli è un piatto prelibato, lo mangia volentieri anche chi ha già mangiato. Mai parole così' profetiche. L'omonimo romanzo sfida chiunque lettore alla resistenza e alla rilettura.
Un milione di copie dopo appena tre mesi dall'uscita, tanto da "costringere" il critico letterario Filippo Chiudilaporta ad una sorta di peana celebrativo: Severini, con un stile assolutamente rivoluzionario, vicino, per toni ed assonanze, allo psicodislessismo in ambito clinico, traccia un segno nell'immaginario giovanilistico, eguagliando, se non addirittura, superando, le vette già ardite di Harry Porto con Seminario sulla Juventùs (A-busi editore) e quelle ancora più astratte di Tommasino del Vecchio con Bali e il pisano matto(Edizioni maiala-deh).
Ecco in breve la storia: Spondilo, ragazzino di 13 anni, di famiglia agrigentina più che benestante, colto da un improvviso rifiuto del lusso e delle agiatezze, fugge di casa per raggiungere il Circo di Brema (a Severini piace la provocazione tout court e sfila, dal suo sacco di informazioni e reminiscenze canore, il De Gregori di Atlantide – RCA 1976 – cantautore in vena di finezze sociologiche, in contrapposizione alla degenerazione "testuale" del titolo del suo libro). Qui incontra la giovanissima ninfetta Tramazolina, provocante undicenne dal labbro leporino che in un impeto di audace trasporto si fa mettere incinta partorendo nove mesi dopo un maschietto di cinque chili.
"Spondilo, tu, tu, tu sei una malattia-tia-tia, ti amo-ti, amo, ti – dice la bambina nel momento in cui riceve il seme di Spondilo (fa notare il Chiudilaporta: in una semplice frase è racchiuso il senso ultimo del libro e la rivoluzionaria intuizione lessicale. Spondilo è una malattia – la spondilite no? – che può distruggere il fisico, ma anche la palilalia ossessiva della protagonista può essere d'ostacolo se non arginata da un amore intenso e retto dalla metrica. L'urlo del 'ti amo-ti amo, ti', oltre ad un ulteriore, arguto addentellato canzonettistico, è il grido di amore di una fanciulla in fiore.
Ma Sugli sugli bane bane... non è una storia d'amore, è un coacervo di nefandezze e vendette: a tre mesi, il figlio di Tramazolina, Veleno (e noi tutti che si credeva figlio della passione!), sarà ucciso dal padre, convinto che la "fimmina nun pozzi allattari si devi scupari" (al di là dell'ardito vernacolo, ci piace il riferimento all'etologia e allo studio, in particolare, del comportamento delle razze feline che uccidono la prole perché la femmina possa andare di nuovo in calore). La ragazza, sfiancata dal dolore, assolderà un killer per eliminare lo sposo, ma ròsa dal rimorso, ancor prima che il misfatto possa compiersi, in una sorta di reductio della pena da infliggere, si fa trombare dal "prezzolato" e confesserà, subito dopo, la circostanza.
Fermiamoci qui,oltre faremmo torto ai lettori (quei pochi che ancora non hanno letto il libro) che volessero cimentarsi con le avventure della coppia più intrigante del nuovo millennio.
Incredibile a dirsi ma Spondilo e Tramazolina fanno ormai parte dell'immaginario del nostro paese. Da una parte il ragazzo coraggioso, quasi francescano nella rinuncia dei suoi averi, che sposa invece, in un impeto che mai avremmo pensato, la violenza più invereconda. Dall'altra, un'eroina dei nostri giorni, giovane, ma decisa, che pur di fronte ad un lutto terrificante, affila le armi, più che della vendetta, della rappresaglia erotica.
Dice ancora il professore Chiudilaporta nell'introduzione alla seconda edizione: Nulla è lasciato al caso. Severini controlla, cum labor limae , la trama fino alle estreme conseguenze. Lavorando di fino asseconda il suo istrionismo lessicale regalandoci un romanzo attuale e contemporaneo, fitto di rimandi ed agganci. Siamo di fronte ad un vero caso – e azzarderei il neologismo - di "prognatismo letterario", cioè dell'essere avanti a tutti.
Dice la canzone de Le Figlie del Vento: Sugli sugli è un piatto prelibato, lo mangia volentieri anche chi ha già mangiato. Mai parole così' profetiche. L'omonimo romanzo sfida chiunque lettore alla resistenza e alla rilettura.
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