RECENSIONI
Rachid Djaïdani
Viscerale
Giulio Perrone editore, Pag. 160 Euro 10,00
Tutto un po' troppo scontato.
Il pugile bello e atletico che è mal visto, pur se sfruttato in un mondo di sfruttati; che può tentare il riscatto nel cinema e che si trova al centro dell'invidia e delle incomprensioni degli altri. E che parla un po' come Gianni Minà: Ammirate – conferma – è questa la nobile arte, tutto è nello sguardo e nella rapidità dell'esecuzione, l'energia è così pura che potrebbe far girare una centrale nucleare per mille anni. Vedete, quei pugili erano ragazzi come voi e come me... venivano dal ghetto. Lasciati in disparte in un paese in cui i neri non valevano più dei cani. La boxe li ha sublimati e trasformati in profeti. Perciò credete nei vostri sogni, al diecimila per cento, perché quando li realizzerete, il mondo si fermerà ad ascoltare quello che avete da dire. La boxe è essere forti nella mente e credere nei propri sogni.
Tutto un po' troppo scontato.
Con le banlieuses che 'bruciano' e che se non bruciano letteralmente ardono di qualcos'altro: rivalità, ghettizzazione, incubi periferici.
Rachid Djaïdani, algerino/sudanese non ha colpa se il suo romanzo non conquista: lui il mestiere lo fa, al meglio, ma cade nel luogo comune del terzomondismo, dell'emarginazione divenuta copertina patinata di giornali inutili. Non conquista nemmeno il linguaggio usato, portato all'eccesso perché in una situazione d'emergenza può essere più consono. L'iperbole della necessità e per contraltare la volontà comparitiva di 'grandeur': La panca per gonfiare i pettorali di un peso leggero libera espirazioni alla James Brown. Il sangue cola e s'incrosta. I corpi si contorcono. Davanti allo specchio il peso paglia invia degli swing più veloci dell'archetto di uno Stradivari. L'endorfina emessa nella sala è talmente pura che farebbe volare Dumbo.
E basta, che diamine!
Tutto un po' troppo scontato.
Anche la storia d'amore tra Lies (il pugile bello che cerca riscatto nella boxe e nel cinema) e Shéhérazade (ma dai!), sorella di un delinquentello di quartiere con istanze anti-islamiche (Non ho voglia di stare con uno che passa le giornate a fumare erba davanti alla Play Station e che mi parla di Islam quando gli fa comodo per impedirmi di farmi una vita... E' questo il problema con quelli del quartiere, non sono aperti al mondo), ha il sapore del deja vu (già cotto, più che visto). Persino la fine che spetta ai due amanti (ma non diciamo quale) è cinematograficamente scontata.
Infatti Viscerale potrebbe essere benissimo un film dell'occidente coi sensi di colpa. L'occidente crasso e sprecone che raccoglie nel proprio seno le vittime del sistema che lui stesso ha creato, per offrir loro non il riscatto, ma la possibilità, soltanto, di contestarlo.
A me sembra un cane che si morde la coda. E la coda, come il cane, sono di chi ha sempre perso.
Tutto un po' troppo scontato.
di Alfredo Ronci
Il pugile bello e atletico che è mal visto, pur se sfruttato in un mondo di sfruttati; che può tentare il riscatto nel cinema e che si trova al centro dell'invidia e delle incomprensioni degli altri. E che parla un po' come Gianni Minà: Ammirate – conferma – è questa la nobile arte, tutto è nello sguardo e nella rapidità dell'esecuzione, l'energia è così pura che potrebbe far girare una centrale nucleare per mille anni. Vedete, quei pugili erano ragazzi come voi e come me... venivano dal ghetto. Lasciati in disparte in un paese in cui i neri non valevano più dei cani. La boxe li ha sublimati e trasformati in profeti. Perciò credete nei vostri sogni, al diecimila per cento, perché quando li realizzerete, il mondo si fermerà ad ascoltare quello che avete da dire. La boxe è essere forti nella mente e credere nei propri sogni.
Tutto un po' troppo scontato.
Con le banlieuses che 'bruciano' e che se non bruciano letteralmente ardono di qualcos'altro: rivalità, ghettizzazione, incubi periferici.
Rachid Djaïdani, algerino/sudanese non ha colpa se il suo romanzo non conquista: lui il mestiere lo fa, al meglio, ma cade nel luogo comune del terzomondismo, dell'emarginazione divenuta copertina patinata di giornali inutili. Non conquista nemmeno il linguaggio usato, portato all'eccesso perché in una situazione d'emergenza può essere più consono. L'iperbole della necessità e per contraltare la volontà comparitiva di 'grandeur': La panca per gonfiare i pettorali di un peso leggero libera espirazioni alla James Brown. Il sangue cola e s'incrosta. I corpi si contorcono. Davanti allo specchio il peso paglia invia degli swing più veloci dell'archetto di uno Stradivari. L'endorfina emessa nella sala è talmente pura che farebbe volare Dumbo.
E basta, che diamine!
Tutto un po' troppo scontato.
Anche la storia d'amore tra Lies (il pugile bello che cerca riscatto nella boxe e nel cinema) e Shéhérazade (ma dai!), sorella di un delinquentello di quartiere con istanze anti-islamiche (Non ho voglia di stare con uno che passa le giornate a fumare erba davanti alla Play Station e che mi parla di Islam quando gli fa comodo per impedirmi di farmi una vita... E' questo il problema con quelli del quartiere, non sono aperti al mondo), ha il sapore del deja vu (già cotto, più che visto). Persino la fine che spetta ai due amanti (ma non diciamo quale) è cinematograficamente scontata.
Infatti Viscerale potrebbe essere benissimo un film dell'occidente coi sensi di colpa. L'occidente crasso e sprecone che raccoglie nel proprio seno le vittime del sistema che lui stesso ha creato, per offrir loro non il riscatto, ma la possibilità, soltanto, di contestarlo.
A me sembra un cane che si morde la coda. E la coda, come il cane, sono di chi ha sempre perso.
Tutto un po' troppo scontato.
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Ritratto di un ragazzo da buttare alle ortiche
Perrone editore, Pag. 101 Euro 10.00Un cento pagine come nei migliori tempi einaudiani sotto la direzione di Calvino?
Seeeee...
Un libretto svelto e smaliziato eppure irriverente?
Seeeee...
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Vorrei iniziare da una citazione: A parte due o tre battute di Totò non sono tanto divertente e purtroppo non ho il fisico di uno stallone. Per una principessa come quella, potrei tingermi di biondo se me lo chiedesse, diventare l'ombra della sua mano, l'ombra del suo cane...
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