Cinema e Musica
Goliardica, ma divertente: Nina Zilli 'L'amore è femmina'.
L'hanno persino chiamata Mina Zilli.
A Sanremo l'acconciatura a nido di cicogna ha contribuito ad alimentare la diceria, anche se in fondo già nel precedente disco del 2010 i riferimenti alla tigre di Cremona c'erano tutti. Ma vanno fatti i distinguo: la Nina non ha la voce della Mina, né l'estensione, né la duttilità, né la drammaturgia. Tanto per dire: potrebbe mai la Maria Chiara (il suo vero nome) cantare chessò un Astor Piazzola d'annata e rendere il brano leggendario?
L'ultimo terrestre
Per chi se lo fosse perso, vale la pena segnalare l'uscita in dvd di un film insolito, non del tutto riuscito, ma certo interessante e non privo di una sua periclitante grazia – parliamo de L'ultimo terrestre, opera prima di Gipi, nome d'arte del fumettista Gianni Alfonso Pacinotti.
Tutto comincia con uno sfondo di cielo stellato e la messa in onda di una nota trasmissione radiofonica.
Roger Daltrey a Roma: il rock è morto, o forse no...
I Hope I die before I get old', canta Roger Daltrey in 'My Generation', ma la notizia è che la voce del frontman londinese è ancora viva e potente, in grado di sostenere un tour e regalare ancora emozioni per un concerto di oltre due ore.
La prima parte dello spettacolo è dedicata a Tommy, l'opera rock scritta da Pete Townshead (ormai quasi del tutto sordo), da cui Ken Russel ha tratto un film. Daltrey parte piano, facendo pensare che prima o poi tutti invecchiano, e che non è più il rocker di una volta.
Tingvall Trio
Il jazz nordico ci ha regalato diverse formazioni interessanti, come quella del compianto Esbjorn Svensson Trio. Proprio dal trio svedese prende corpo il Tingvall Trio che a differenza dell'E.S.T. però è tutto acustico e si muove attraverso diverse sonorità, dal pop alla musica classica, dal jazz al folk. Il trio composto da Martin Tingvall al pianoforte, da Omar Rodriguez Calvo al contrabbasso e da Jurgen Spiegel alla batteria si sta piano piano imponendo sul panorama jazz europeo come una delle formazioni più interessanti. Abbiamo intervistato Martin Tingvall.
Gesummio che luce che fa: 'Maraqopa' di Damien Jurado.
Lo confesso: Damien Jurado fa dischi dal 1997, ma questo è il primo che ascolto, anche se il suo nome già 'vorticava' nei meandri dei miei desideri.
Averlo deciso prima. Perché Maraqopa finora è il mio disco preferito per il 2012. E lui un altro nome di eccellenza da affiancare a Jonathan Wilson.
E credo anche che la bellezza del disco (e la mia preferenza) dipenda da una sorta di appartenenza personale ad un sentire musicale, nient'affatto nostalgico, ma di chiara derivazione 60/70.
"Given To the Wild" dei Maccabees è l'album dell'anno, lo dico a marzo.
La prima volta che ho ascoltato "Feel to follow", il singolo estratto dall'ultimo album di questo straordinario gruppo di Brighton, i Maccabees, non solo sono rimasto folgorato ma mi sono detto che eravamo in presenza di uno di quei capolavori che fiuti subito. Bastano poche note. Un pezzo che sembra ispirato da una divinità delle ballate elettriche. Con quel finale incalzante e allucinato. Solo che per parlare di Given to the Wild, il nuovo incredibile album dei Maccabees (il terzo in studio dal 2005) mi ci vorrebbe uno spazio illimitato.
Sfizio o no, ha qualcosa da dire: 'O Devotion' di Liz Green.
E ' una vecchia storia, ce la siamo detta anche con Bertoncelli durante un'intervista: sfruculiar tra le migliaia di proposte nel mondo, è peccato di presunzione, è andar dietro lo sfizio (musicofilia esasperata?) o è semplicemente un modo come un altro per reggere i tempi?
Lascerei la risposta ai posteri: io intanto, m'imbarco a raccontar di questa ventiseienne inglese che sembra uscita da un vecchio racconto.
Il Macca si fa crooner: 'Kisses on the bottom' di Paul Mc Cartney.
Il Macca è come Paperone. Nel senso dei soldi. Ma siccome non passa la giornata, come il famoso papero, a lucidar monete (al massimo le carte di credito), qualcosa deve pur fare per occupare le ore.
Ed ecco l'idea: vestirsi da crooner, modulare un po' languidamente la voce, riascoltare qualche classico jazz e pensare d'incidere un album un po' svenevolo.
Non contento chiama al cellulare la madama Pompadour del jazz vocale, Diana Krall, chiedendole di curargli gli arrangiamenti,
Esordio col botto per i Friction Machine. L'elettronica che sa stupire.
Sono un gruppo di Southampton di cui si possono reperire info soltanto sul loro my space (http://www.myspace.com/frictionmachinemusic). Li ho conosciuti perché nella mia pagina di facebook è apparsa un'inserzione sponsorizzata, e siccome venivano paragonati ai Boards of Canada mi hanno incuriosito. Alla fine ho comprato l'album, Soul of a New Machine, un'auto produzione semplicemente sublime. Undici pezzi. Un'elettronica che deve molto, in effetti, al più grande gruppo di musica elettronica degli ultimi anni, i canadesi Boards of Canada, appunto, ma che trova la sua dignitosissima individualità man mano che le sonorità si dipanano, lente, incantevoli, esondanti.
Dr. Grant e Ms. Ray
La strana storia di Lana del Rey, la star che ha riscritto il suo passato. O meglio, la seduttiva venticinquenne di Lake Placid NY, ci sta provando a cancellare dalla rete le sue tracce. Ma scomparire è quasi impossibile, e sul web appare ancora in un video: maglietta verde e sguardo stralunato sul palco al 'The Variety Box' nel 2009. Lizzy Grant inseguiva il successo come centinaia di altri artisti, ma l'appuntamento non è mai arrivato.
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