Cinema e Musica
L'eleganza e l'evocazione nel nuovo splendido album dei Two Moons, “Cognitive Dissonance”
Dei Two Moons abbiamo già parlato in occasione del loro terzo album, Colors. Una graditissima sorpresa nel panorama musicale italiano che a me personalmente, per qualità del sound, per arrangiamento, per l'originalità della voce e per l'azzardo stilistico, aveva lasciato di stucco. Soprattutto in un paese, il nostro, in cui l'Underground non riesce più a far emergere un gruppo decente ormai da anni.
Comunicare significa cambiare: Arrival
Una gioia per gli occhi e per le orecchie gli effetti studiati per dare il senso di alienità. Non parlo degli ectapodi, creature che rientrano nella migliore tradizione polipoide, pertanto ampiamente scontate. Mi riferisco, per l’aspetto visivo, alle panoramiche delle astronavi sospese sul paesaggio terrestre.
L'amore al tempo delle spie: Allied
Pessima idea quella di avvicinarsi a questo film come se fosse un remake di Casablanca. Eppure molti si sono fatti suggestionare dal vago riferimento. Col rischio di uscirne delusi o confusi. Invece si deve stare tranquilli: nessuno ha tentato di turbare la quiete dell’illustre icona, nessuna profanazione dell’oggetto di culto è in agguato.
L’insostenibile logica del martirio: Silence
Nello scenario di un Giappone dal paesaggio lussureggiante e selvaggio, spesso avvolto dalle nebbie (Kurosawa non è passato invano) due giovani missionari portoghesi del XVII secolo abbracciano l’impresa impossibile di rintracciare padre Ferreira, loro maestro e mentore, di cui si dice, ma la notizia appare inverosimile, che abbia abiurato la fede cristiana per sfuggire al martirio.
Quando l’incubo è il risveglio: Passengers
Un giovane meccanico intenzionato a trasferirsi come colono su un lontano pianeta e imbarcato su un’astronave in stato di ibernazione, si risveglia convinto di essere ormai prossimo all’atterraggio, ma scopre con orrore che un malfunzionamento del sistema ha determinato il suo risveglio con un anticipo di novant’anni.
Il settantenne che cerca la serenità: This Path Tonight di Graham Nash.
Tempo fa parlammo di David Crosby e del suo bellissimo, ultimo, album. E’ tempo ormai che non parliamo di Young, ma solo perché si sta ormai spulciando l’impossibile del suo passato.
L’isteria non paga: “Amici non ne ho…ma amiche sì” della Bertè.
Della serie L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente. Eh sì, la Bertè in questo lavoro urla, sbraita, s’impenna e grida. Perché? Perché crede che il mondo intero ce l’abbia con lei e che qualcuno vorrebbe non averla tra i piedi. Dunque lei urla e sbraita.
Ad ognuno il suo. You and I di Jeff Buckley.
Anche questo ci voleva. Che il disco fosse privo di armonia. Perché è precedente al suo grande successo (Grace) e perché si portava dietro la grande figura del padre. Testuali parole (da un critico di cui non faccio nome)… non corrisponde un’armonia d’insieme che dia al lavoro la consistenza necessaria.
Chi la fa l’aspetti. Malia di Massimo Ranieri.
Non tutti sanno che il Massimo nazionale ha realizzato negli ultimi anni alcuni dei più gioviali e sentiti album di sempre. Non li cito tutti e nemmeno riporto dei brani significativi, ma non per difetto o perché sono un bullo di periferia, ma solo perché l’insieme dell’operazione andava presa in toto… e su questo si era d’accordo tutti.
Signora si nasce: “Renaissance” della Connie Lush band.
Lontana dalle scene per colpa di un piede rotto, Connie Lush torna alla ribalta con una nuova band preceduta, sicuramente, da una più nuova voglia di rigenerarsi.
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