I Classici
L’arte della semplicità ‘impegnata’: “I beati anni del castigo” di Fleur Jaeggy.
L’uscita, nel 1989 per Adelphi, di questo libro mi procurò dei sommovimenti che solo anni più tardi, anzi abbastanza recentemente, sono riuscito a risolvere.
L’uomo della ‘ministerialità’ (con un appunto): “Un capitano a riposo” di Augusto Frassineti.
Seguo con particolare attenzione, e districandomi, almeno spero, tra quanto i critici del passato (passato relativo) hanno detto, o fantasticato, sui nomi che hanno fatto grande la nostra letteratura, ma confesso che non riesco a uscir fuori da quella tentazione di reductio ad unum a cui spesso i più ascoltati si lasciano andare.
Un emerito “buffone”: “Fantozzi” di Paolo Villaggio.
Scriveva, introducendo l’ultimo capitolo del suo personaggio, su Fantozzi totale, l’ormai “senescente” Paolo Villaggio: Sono il ragionier Ugo Fantozzi, che i miei superiori
Un bel giallista: ‘Il mistero di Cinecittà” di Augusto De Angelis.
Nel 1963 avvenne la riscoperta italiana di De Angelis da parte di Oreste Del Buono, che fra le altre cose ci disse come terminò la sua esistenza
Un ‘giallista’ anomalo: “Uno, due, tre” di Tito A.Spagnol.
Vale la pena parlare di uno scrittore che, nonostante tutto, cioè nonostante le ristrettezze del regime fascista, seppe in qualche modo portare avanti un discorso letterario,
Ma sono davvero dei ragazzi?: “I ragazzi della spiaggia” di Rolando Viani.
Lorenzo Viani. Chi era costui? A volte (in realtà quasi sempre), nelle Enciclopedie della letteratura italiana, non viene nemmeno preso in considerazione.
Il triste “umanesimo” di un siciliano: “Giovannino” di Ercole Patti.
La quarta di copertina del libro in oggetto parla di “una educazione sentimentale”. Forse è un po’ troppo
E cosa ti fa un nuovo scrittore?: “La parte difficile” di Oreste Del Buono.
Un romanzo che è al tempo stesso di azione e di stranite atmosfere, una storia di terso e spietato vigore, un libro che non vi lascierà dormire. Queste poche righe sono state prese dal libro di Raymond Queneau Esercizi di stile
Uno scrittore che si è voluto censurare: “I superflui” di Dante Arfelli.
Arfelli dice d’averlo scritto in dieci giorni e che in mente aveva, anche se parzialmente, i nomi di Hemingway, di Tennessee Williams e del nostro Giuseppe Berto,
Uno scrittore fuori da ogni moda: “Traditori di tutti” di Giorgio Scerbanenco.
Giorgio Scerbanenco ha avuto una vita tutt’altro che felice. Un passato burrascoso, col padre, Valeriano che, insegnante in una scuola di Kiev, fu fucilato
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